Premessa. La Camera di Commercio di Roma ha pubblicato il Rapporto “L’impatto del gioco d’azzardo sulla domanda di beni e servizi e sulla sicurezza urbana”, realizzato nell’ambito delle attività della Camera di Commercio dedicate alla sicurezza delle imprese. Lo studio contiene una sezione dedicata ai cosiddetti “Compro oro”, la cui diffusione sul territorio è messa in correlazione con l’espansione del gioco d’azzardo.

Consumi degli italiani, un euro ogni otto destinato al gioco d’azzardo. Nel periodo 1998-2012 il quantitativo di denaro “versato” dalle famiglie italiane ai concessionari di giochi pubblici è aumentato di sei volte: dai 15,8 miliardi di euro del 1998 agli 88,5 miliardi del 2012. Nel raffronto tra la quantità della spesa lorda destinata al consumo d’azzardo e il budget complessivo delle famiglie utilizzato per acquisti di beni e servizi, risulta che nel 1998 la prima incideva per il 2,68%, mentre nel 2012 il valore è salito di 12 punti (dati ISTAT). “Attualmente tutto il settore incamera un euro ogni 8 riservati dagli italiani per i loro consumi”.

L’originalità del mercato italiano. Il Rapporto evidenzia le condizioni particolari dell’attuale mercato italiano, regolato dalla concessione e non offerto da privati ai quali lo Stato rilascia licenza. “Il Concessionario è il soggetto strumentale del quale lo Stato si serve per esercitare la funzione di monopolio dell’azzardo, che si riserva comunque di dimensionare, per estensione e per limiti… Lo Stato fissa, così, gli ambiti tanto dei ricavi, quanto del rischio imprenditoriale, quanto ancora le mete di entrate erariali, che, pertanto, sono quantificate nelle poste del bilancio annuale. Com’è possibile parlare di ‘rischio d’impresa’? E quale profilo di responsabilità (civile, amministrativa, penale e, si vorrebbe, sociale) si presenta per le imprese che svolgono l’esercizio, su delega, di una funzione pubblica, ma pur sempre in una logica di profitto?”

Le politiche istituzionali e la loro evoluzione storica. Nel capitolo successivo il Rapporto analizza le tappe che dal finire dell’Ottocento ai giorni nostri hanno contrassegnato l’evoluzione del fenomeno in rapporto alle politiche istituzionali. Vengono individuate tre fasi: dal 1889 al 1992 (“contenimento di un rischio”), dal 1992 al 2003 (“la ricerca di entrate fiscali aggiuntive”, dal 2003 ad oggi (“creare valore aziendale per il decollo finanziario dei giochi pubblici”).

“Più risultati, meno redditi”. A seguito dell’analisi storica, il Rapporto si sofferma sul periodo successivo al 2011, anno della crisi dello spread italiano, e sui presunti vantaggi alla fiscalità generale derivanti da un aumento della spesa sul gioco d’azzardo. Riportiamo il seguente passaggio:

“Lo scorso 5 ottobre il Senato della Repubblica ha approvato, a larghissima maggioranza, una relazione predisposta dalla Commissione Parlamentare Antimafia che contiene giudizi critici e molto severi su quanto è avvenuto in un decennio. L’architettura del modello di economia del gioco pubblico d’azzardo non è stata deliberata rendendo chiaro il risultato che ne sarebbe derivato. Una esplicita e razionale enunciazione delle implicazioni per le politiche e gli aspetti (pur rilevantissimi) di natura etico-politica non è stata compiuta e né, tantomeno, sottoposta a valutazione della pubblica opinione. Né sono stati forniti i dati consuntivi sulla declamata motivazione ufficiale della deliberata crescita dell’economia dell’azzardo: alimentare la fiscalità pubblica, o contenerne la crisi. Alla prova dei numeri, essi smentiscono le valutazioni approssimative:  i dati mostrano come al crescere degli outcome (risultati del consumo di azzardo), corrisponde il decrescere degli income (benefici attesi per la fiscalità). Più risultati, meno redditi” (analisi e grafici di tale andamento a partire da pagina 27 del Rapporto).

Scenari socioeconomici e fenomeni correlati. Nella seconda parte il Rapporto dedica ampio spazio allo scenario socioeconomico e ai fenomeni ad esso correlati, con un approfondimento su Roma e il Lazio con annessa distribuzione del gioco d’azzardo sul territorio della Capitale.

Viene messo in evidenza come nei Paesi anglosassoni vi è una cultura amministrativa diversa nell’approccio agli studi previsionali sull’impatto di alcune decisioni. Questo perché, nel caso del gioco d’azzardo, “emerge l’importanza che è riconosciuta da quelle autorità governative, anche ai fini della quantificazione del livello di imposizione fiscale, che è applicata proprio a compensazione dei costi sociali riversati dal gioco d’azzardo sulle amministrazioni”.

Effetti sulla domanda di credito illegale. Un mercato come quello del gioco d’azzardo, che mantiene numeri elevati nonostante i periodi di crisi o recessione, deve mantenere i suoi “cicli” anche quando il reddito da impiegare da parte dei giocatori si riduce: “Quando vi è un delta negativo tra propensione e redditi, il ricorso al prestito è pressoché obbligato… Il meccanismo che s’ingenera tra gioco autorizzato e azzardo illegale è simmetrico a quello riguardante credito-finanziamento legale e prestito usurario. È questa la conseguenza di un modello di economia dei giochi pubblici d’azzardo in cui prevalgono modalità di consumo di facilissimo accesso (per i consumatori) e sistemi di offerta “esternalizzati” dallo Stato a concessionari che devono compiere cospicui investimenti in pubblicità e comunicazione”.

Il reddito indiretto versato al gioco d’azzardo. Il Rapporto prende in considerazione anche un altro aspetto: non c’è solo il reddito direttamente impiegato dai giocatori nella macchina dell’azzardo, ma va calcolato anche il reddito indiretto, vale a dire il tempo impiegato per giocare, il “costo di vita” e di rinuncia alla produzione di reddito. Viene quantificato in quasi 5 miliardi di euro, corrispondenti al tempo di vita (giornate lavorative) assorbito dal gioco.

I “compro oro”. La terza parte è dedicata ad un approfondimento sul tema dei “compro oro” e delle possibili correlazioni con il gioco d’azzardo. L’enorme diffusione di questi sportelli dedicati all’acquisto di metalli preziosi usati ha attirato l’attenzione tanto dell’opinione pubblica che delle amministrazioni e del Parlamento, nonché dell’autorità giudiziaria. Nel 2011 tali esercizi sul territorio italiano erano 35mila, le cui aperture si erano concentrate perlopiù nei cinque anni precedenti.

“La persona che cede l’oggetto o il metallo prezioso è spinto da difficoltà economiche o dall’urgenza di soddisfare bisogni (sia primari, che “non”, come, ad esempio, pagare debiti di gioco o alimentare la propensione all’azzardo). Si tratta di uno spazio ‘di mercato’ costituito da quanti avvertono soggettivamente la necessità di ‘incassare velocemente denaro’ e quindi sono disposti ad accettare valutazioni a prezzo inferiore al valore corrente”

Dopo una serie di analisi sull’impiego speculativo dell’oro, sui prodotti finanziari legati all’andamento del metallo prezioso e sulla diffusione degli sportelli nel territorio di Roma, il Rapporto cita le preoccupazioni espresse nel 2012 dalla Commissione Parlamentare Antimafia sul rischio di coinvolgimento della criminalità.

“Effettivamente si assiste ad un sostenuto sviluppo del settore in questione. Ciò può essere interpretato anche come sintomo della forte difficoltà economica che investe alcuni ceti sociali. Il fenomeno, tutto italiano, ha generato un mercato sommerso che non di rado finisce con l’alimentare fattispecie delittuose che rendono necessaria l’effettuazione di un monitoraggio costante, soprattutto negli ambienti criminali legati all’usura, alla ricettazione e al riciclaggio”.

La criminalità e il gioco d’azzardo. Nella quarta parte si affronta il tema del legame, storico, tra criminalità e gioco d’azzardo. Dopo un breve exscurs storico, il Rapporto descrive la “svolta” dello scorso decennio. “Il circolo vizioso tra i giochi pubblici e i giochi clandestini si manifesta in una elementare sequenza. In primo luogo, l’introduzione di nuove offerte autorizzate genera l’ampliamento della platea dei giocatori, creando delle utilità marginali per il settore illegale (inclusione delle persone espulse dal legale, offerta di vincite più remunerative, articolazione maggiore delle modalità di gioco). In secondo luogo, grazie all’aumento/diversificazione delle persone coinvolte, si crea uno spazio crescente al finanziamento usurario dei giocatori. In terzo luogo, l’illegale alimenta il legale fornendo la motivazione per giustificare l’introduzione di nuovi giochi. A sua volta il legale alimenta l’illegale ampliando la popolazione che entra in contatto con l’offerta criminale”.

Il riciclaggio. Il Rapporto individua alcune modalità in cui si esplica tale attività illegale:

  • mini casinò popolari (locali attrezzati all’interno del tessuto urbano o strade di collegamento fra le varie città)
  • sale per scommesse
  • casinò online (sia in concorrenza con chi opera in concessione che infiltrati tramite quote in società di casinò autorizzati)
  • installazione, manutenzione e manomissione dei collegamenti informatici (clonazione numeri seriali dell’apparecchio, dati fittizi al calcolatore collegato ai Monopoli di Stato)
  • contraffazione tagliandi lotterie istantanee, anche con la complicità degli esercenti

 

(a cura di Claudio Forleo, giornalista)