Premessa. Il Comune di Vicenza ha adottato negli anni 2011-2012 una variante urbanistica al piano regolatore e un regolamento comunale per l’apertura e la gestione delle sale giochi, in base ai quali era stata disposta la chiusura di alcune sale giochi e scommesse.
Il primo grado di giudizio di fronte al Tar. In primo grado il Tar Veneto aveva accolto il ricorso di alcuni esercenti, affermando che gli strumenti pianificatori di contrasto alla ludopatia devono essere decisi a livello nazionale o comunque essere inseriti nel sistema della pianificazione nazionale; i sindaci potrebbero intervenire solo in caso di situazioni di effettiva emergenza attraverso ordinanze contingibili e urgenti.
La decisione definitiva del Consiglio di stato. Il Consiglio di stato (sentenze nn. 4199, 4200 e 4201 del 2018) ha riformato le sentenze del Tar, affermando la piena legittimità dell’operato dell’Amministrazione locale. Richiamando le pronunce della Corte costituzionale (sentenze n. 300 del 2011, 220 del 2014 e n. 108 del 2017), nonché le precedenti pronunce dello stesso Consiglio di stato (in particolare la sentenza n. 2710 del 2012) il massimo organo della giustizia amministrativa ribadisce la legittimità degli interventi di contrasto della ludopatia di Regioni ed Amministrazioni locali con riferimento sia alla collocazione delle sale da gioco che alla limitazione degli orari. In particolare, il potere di pianificazione dell’Ente locale può essere utilizzato anche a fini di tutela della salute e quindi della vita salubre degli abitanti. Osserva inoltre il Consiglio di stato che le disposizioni comunali restrittive possono legittimamente applicarsi anche agli esercizi già in possesso di licenza.