Sono scelte determinanti per il futuro del gioco d’azzardo lecito in Italia quelle che la politica – nazionale e locale – è chiamata ad assumere nel corso delle prossime settimane.

La legge di Bilancio per il 2020 e la conversione in legge del Decreto Fiscale contengono al loro interno numerosi provvedimenti sul tema, in grado di incidere profondamente sul gioco d’azzardo e sulle ricadute economico-sociali che lo accompagnano da anni.

All’ordine del giorno vi è anche il tema dell’Intesa sulla legge di riordino nazionale del settore, raggiunta nel settembre del 2017 tra Stato e Regioni in sede di Conferenza Unificata e rimasta sulla carta in quanto non sono stati emanati i decreti conseguenti. Come Avviso Pubblico sollevammo alcune perplessità su quell’accordo. Proprio i suoi punti più critici sono oggi utilizzati, talvolta in maniera strumentale, per “disarticolare” i provvedimenti emanati dagli Enti locali per limitare il gioco d’azzardo patologico sui territori.

Il terzo fronte è quello regionale. È fortissima la pressione che viene esercitata sulle Giunte e i Consigli regionali allo scopo di indirizzare le scelte politiche verso soluzioni “al ribasso”, agitando l’arma della perdita dei posti di lavoro. Un tema reale quello dell’impiego nel settore ma che nella contrapposizione con un altro diritto fondamentale garantito dalla Costituzione, quello della salute di centinaia di migliaia di persone, finisce per passare in secondo piano.

Di seguito proviamo ad illustrare alcuni degli snodi principali relativamente alle decisioni che verranno prese in queste settimane.

  • L’OFFERTA DI GIOCO D’AZZARDO E IL NUOVO BANDO PER SLOT MACHINE E VIDELOTTERY

Nel rigettare l’accusa di proibizionismo che viene talvolta indirizzata alle Associazioni che operano sul tema, ribadiamo che la posizione assunta anni fa da Avviso Pubblico non prevede un salto indietro nel tempo, agli anni dell’azzardo illegale.

Ciò di cui siamo profondamente convinti è che tra il proibizionismo e la liberalizzazione finalizzata a ‘far cassa’ a cui abbiamo assistito dai primi anni Duemila in avanti – i cui danni sono stati e vengono affrontati, con estrema fatica, da Regioni ed Enti locali – vi sia ampio margine di manovra. Ciò che auspichiamo e richiediamo allo Stato è una rimodulazione ragionata e graduale dell’offerta di gioco d’azzardo.

Per questo ci preoccupa l’articolo 92 della Legge di Bilancio che tratta il tema del nuovo bando degli apparecchi da intrattenimento – vale a dire Slot machine e VLT -, tipologie di gioco che da sole rappresentano il 45% del totale del giocato in Italia. Bando le cui gare sarebbero da indire entro il 31 dicembre 2020.

A fronte di un poco significativo calo (5%) del numero di Slot machine (AWP o AWPR) – che passerebbero dalle attuali 263mila a 250mila – è previsto un incremento del 2% di licenze per VLT (VideoLottery), che passerebbero dalle attuali 57mila a 58mila.

Chiunque conosca il mondo del gioco d’azzardo comprende la superiore invasività delle VLT rispetto alle slot machine, testimoniata dai numeri: nonostante un rapporto di presenza pari a circa 4 slot machine per ogni VLT sul territorio nazionale, il numero di giocate sulle due tipologie di gioco è pressoché identico.

Riteniamo che tale provvedimento non vada nella direzione di una reale diminuzione dell’offerta di gioco. Auspichiamo che in fase di approvazione della Legge di Bilancio si possa intervenire con più coraggio, diminuendo ulteriormente il numero di licenze per le AWPR – le slot machine di nuova generazione a controllo remoto che dovrebbero essere introdotte a partire dal 2021 – e invertendo la rotta sulle VLT, agendo in senso gradualmente anche su questa tipologia di gioco.

  • L’AUMENTO DELLA TASSAZIONE SULLA RACCOLTA DI GIOCO

Ancora una volta un Governo chiede al gioco d’azzardo di finanziare le casse dello Stato, infatti nel Decreto Fiscale è previsto un ulteriore aumento del Prelievo Erariale Unico (PREU) su AWP e VLT.

I numeri ci dicono che questa scelta produce, come unico effetto, quello di aumentare la dipendenza dei conti dello Stato dalle entrate fiscali derivanti dall’azzardo. Il flusso di gettito è costantemente aumentato nel corso degli ultimi anni, proprio in linea con gli aumenti del PREU.

D’altro canto – se si analizzano i numeri – non ha avuto nessun effetto reale sulla quantità della Raccolta. Se è vero che l’insieme delle giocate su slot machine e VLT dal 2016 al 2018 è diminuito del 2% (da 49,5 a 48,6 miliardi), non possiamo dimenticare che nello stesso lasso di tempo il numero delle slot machine sul territorio nazionale è diminuito del 35% (passando da 407mila a 263mila).

In parole povere: l’aumento del PREU non ha effetto sulla scelta di giocare. Lo ha la diminuzione dell’offerta.

  • L’INTESA STATO-REGIONI

Nel settembre 2017, dopo mesi di lavoro, la Conferenza Unificata Stato-Regioni ha raggiunto un accordo per arrivare all’auspicata e auspicabile legge di riordino del comparto gioco d’azzardo. Una possibilità di fare ordine in una situazione oggettivamente complessa: da una parte lo Stato che per circa due decadi ha legiferato in maniera emergenziale, rivolgendosi all’azzardo per fare cassa nei momenti più difficili; dall’altra, Regioni ed Enti locali che da poco meno di un decennio hanno affinato strumenti legislativi – regolamenti e ordinanze su tutti – per arginarne le ricadute sociali.

L’Intesa non è mai stata tradotta in legge dello Stato, l’unico importante provvedimento che ha visto la luce è stata la già citata riduzione del 35% delle slot machine (AWP).

Quell’accordo, a nostro giudizio, era ed è migliorabile. A partire da uno dei punti più critici, relativo alla possibilità dei Comuni di limitare gli orari di accesso al gioco tramite ordinanze. Oggi la giurisprudenza di TAR e Consiglio di Stato è pressoché concorde nell’affermare che le 8 ore massime di apertura rappresentano un buon compromesso tra produttività del comparto e tutela della salute dei cittadini. L’Intesa su questo tema ribalta tale ragionamento e prevede che i Comuni possano limitare il gioco per un massimo di sei ore (garantendo dunque 18 ore di apertura).

Una sentenza del TAR Lazio – in contrapposizione ad altre e più numerose sentenze di altri Tribunali Amministrativi Regionali – ha stabilito la valenza di “norma di indirizzo” degli orari di funzionamento degli apparecchi da gioco stabiliti dall’Intesa. Tale sentenza è stata recentemente ripresa dal Ministero dell’Interno in una circolare inviata alle Prefetture e alle Questure del Paese. L’Intesa in questa circolare viene indicata come norma di indirizzo per l’azione degli Enti locali, costituendo un parametro di legittimità dei provvedimenti adottati.

È chiaro come tale scelta del Viminale possa creare agitazione e smarrimento sui territori, considerando che la quasi totalità delle ordinanze oggi applicate dagli Enti locali prevede una fascia oraria di limitazione del gioco superiore alle sei ore indicate dall’Intesa.

È assolutamente auspicabile che venga fatta chiarezza sul punto nelle sedi opportune, sottolineando una volta di più come non vi sia ad oggi né una legge nazionale né un decreto ministeriale che renda effettivi e vincolanti questo ed altri punti dell’Intesa raggiunta nel settembre 2017.

  • LE LEGGI REGIONALI

Negli ultimi mesi si sono moltiplicate sui territori le manifestazioni e le proteste dei sindacati di categoria direttamente coinvolti nel settore del gioco d’azzardo, soprattutto in quelle regioni che hanno applicato normative più restrittive.

La confusione sull’applicazione dell’Intesa non fa che aumentare le pressioni sugli organi di governo locale per soluzioni di compromesso, più orientate verso la tutela dei lavoratori del settore.

Lungi da noi il voler indirizzare scelte politiche di questa o quella Regione – vi sono rappresentanti democraticamente scelti dai cittadini che devono prendere tali decisioni – ma non possiamo esimerci dal chiedere a tutti gli organi di governo locale di prendere tali decisioni avendo a disposizione e analizzando tutte le informazioni e i dati.

Infatti, numeri alla mano – che non dicono tutto, ma sono indicatori fondamentali soprattutto quando si parla di gioco d’azzardo – vi sono esperienze che hanno ottenuto lo scopo che regolamenti e ordinanze si erano prefissate. Uno scopo che non poteva essere certamente quello di risolvere il problema del gioco d’azzardo patologico, ma che mirava a limitarne la diffusione e a sollevare la questione delle ricadute sociali sui territori.

Obiettivi che alcuni territori possono dire di aver centrato. L’avanzata del gioco su rete fisica si è arrestata. Non solo: laddove l’impegno è stato ragionato, condiviso su più livelli istituzionali (Regioni, Comuni, ASL, associazioni), si è verificata una diminuzione del numero di giocate.  Tutto ciò rappresenta un bagaglio di esperienze che va analizzato e se possibile condiviso. Non certamente ignorato.

  • CONCLUSIONI

Come Avviso Pubblico riteniamo da un lato che lo Stato debba fare una scelta difficile, ma non più procrastinabile: iniziare un percorso che lo porti gradualmente ma inesorabilmente a staccarsi dalla mentalità che lo vede utilizzare il gettito da gioco d’azzardo come “riserva” per far quadrare i conti e finanziare provvedimenti una tantum. È una visione di cortissimo respiro e che non considera i danni – occulti, ma assolutamente reali – che l’indiscriminata offerta di gioco d’azzardo ha prodotto e continua a produrre. A livello sociale, culturale, di sicurezza ed economico.

Gli oltre 10 miliardi di gettito incassati annualmente dal gioco d’azzardo, possono essere sostituiti dall’emersione dell’economia non osservata, dal recupero dell’evasione ed elusione fiscale, dal contrasto a mafie e corruzione. Non solo attraverso strumenti legislativi, ma con l’informazione e la formazione a tutti livelli, a partire dalla cittadinanza.

Dall’altro lato auspichiamo che l’accordo raggiunto oltre due anni fa in Conferenza Unificata Stato – Regioni venga ripreso, aggiornato, migliorato e se possibile ampliato. Lo si può fare attraverso un dialogo costruttivo, che può e deve coinvolgere anche le associazioni di categoria disposte a confrontarsi.

E’ un tema complesso e come tale richiede soluzioni ragionate, senza dimenticare che è necessario stabilire un ordine delle priorità ma che queste priorità – la salute dei cittadini, la tutela dei lavoratori, i conti dello Stato – non sono necessariamente contrapposte.

Ciò che è imprescindibile è una decisa e chiara volontà politica di indirizzo.

(4 dicembre 2019)