Premessa. Il Ministro dell’Interno ha trasmesso alle Camere, il 20 dicembre 2018, la relazione sull’attività delle Forze di polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata relativa all’anno 2017 (Doc. XXXVIII, n. 1). Si offre di seguito una sintesi degli aspetti principali toccati dal documento, con specifico riguardo ai gruppi criminali operanti in Italia (precedenti relazioni).

La Relazione, costituita come compendio di alcuni rapporti prodotti annualmente dal Ministero, contiene per la prima volta uno specifico capitolo sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali.

I risultati dell’azione di contrasto alle mafie. L’attività di contrasto posta in essere dalla magistratura e dalle Forze di polizia nel 2017 ha consentito di portare a termine numerose operazioni contro la criminalità organizzata di tipo mafioso: tra queste, 169 particolarmente rilevanti, con l’arresto di 1.645 persone. Sono stati inoltre catturati 48 latitanti di notevole caratura, dei quali: 2 di massima pericolosità rientranti nel Programma Speciale di Ricerca, 3 pericolosi e 43 di rilievo. Nello stesso periodo, l’attività volta all’adozione delle misure di prevenzione patrimoniale ha fatto complessivamente registrare il sequestro di 14.072 beni, per un valore di oltre 3,3miliardi di euro, e la confisca di 6.723 beni, per un valore di circa 2miliardi di euro. A livello provinciale è poi proseguito, presso le Prefetture-Uffici Territoriali del Governo, il monitoraggio degli appalti da parte dei Gruppi interforze antimafia che, operando in collegamento con la Direzione Investigativa Antimafia, hanno condotto un’importante opera di prevenzione (cinque quelli operativi nel 2017: GICER, per la ricostruzione in Abruzzo; GITAV, per l’Alta Velocità Torino-Lyon; GIRER, per la ricostruzione in Emilia-Romagna; GICERIC, per la ricostruzione post-sisma 2016 dell’Italia Centrale; GIMBAI, per le bonifiche delle aree inquinate). Nel corso dell’anno cui si riferisce la relazione sono stati effettuati 61 accessi ispettivi che hanno interessato 559 imprese, permettendo il controllo di 1.974 persone e di 1.660 mezzi.

Cosa nostra. L’organizzazione risulta notevolmente ridimensionata dall’intervento repressivo dello Stato. Ciononostante, essa riesce ancora a distinguersi quanto a radicamento territoriale e potenziale offensivo. Pur permanendo l’assenza di una struttura unitaria di vertice (la “cupola”), continuano a segnalarsi accordi e relazioni tra i capi dei vari mandamenti finalizzate al perseguimento di interessi comuni, in un quadro segnato dalla «persistente ricerca di un assetto in grado di restituire piena operatività alla storica organizzazione strutturale» (pag. 22), anche alla luce della morte di Salvatore Riina, il “capo dei capi”, avvenuta il 17 novembre 2017. Sembra infine ancora in atto la politica di “mimetizzazione” tendente ad eludere l’attenzione delle Forze dell’ordine evitando il ricorso ad eclatanti episodi di violenza.

‘Ndrangheta. La grande capacità di diffusione ed infiltrazione nel circuito economico propria di questa matrice criminale, anche a fronte di un sempre più intenso attivismo degli organi di repressione statali, si mantiene intatta. «La storica architettura dell’organizzazione – in cui ogni cosca mantiene la propria autonomia operativa, pur essendo disposta a strutturare forme di cooperazione con altre ‘ndrine – rappresenta un elemento forte di resilienza e di adattamento alla mutevolezza del contesto ambientale. I vuoti temporaneamente lasciati dalle cosche colpite dall’attività investigativa vengono, infatti, prontamente colmati da altre compagini ‘ndranghetiste» (pag. 27). Degna di nota appare, inoltre, la progressiva espansione delle collaborazioni «intermatrice» – soprattutto con Cosa nostra – in aggiunta all’impiego di manovalanza criminale non calabrese.

Camorra. In Campania rimane decisamente preminente il ruolo della camorra napoletana, benché in uno scenario contraddistinto da mutamenti perpetui, ove si fronteggiano sodalizi emergenti formati da ragazzi, anche giovanissimi, «particolarmente agguerriti ma privi di una strategia unitaria», e famiglie di più risalente tradizione. Maggiormente definita la situazione nel contesto casertano, in cui vige un «rigido sistema oligarchico» (pag. 31).

Criminalità organizzata pugliese. Le consorterie criminali pugliesi operano su piani eterogenei relativamente a pericolosità e strutturazione, «espressione talvolta di forme mafiose arcaiche e poco evolute ma in altri casi anche di modelli più moderni, organizzati ed adattivi, come nel caso di taluni clan salentini e di alcune compagini baresi e tarantine» (pag. 35).

Le principali organizzazioni straniere. Sono di matrice albanese, romena, cinese, nigeriana e nordafricana le organizzazioni criminali straniere distintesi in Italia per l’ampiezza dello spettro operativo.

Le organizzazioni albanesi sono caratterizzate da «dinamiche associative tipiche dei sodalizi criminali di tipo mafioso e mostrano una spiccata propensione alla transnazionalità» (pag. 45). In alcuni specifici ambiti territoriali, si rilevano cointeressenze con la malavita autoctona – anzitutto pugliese, ma pure calabrese e siciliana – in particolar modo per la gestione del traffico internazionale di stupefacenti, ad oggi il settore illecito di primario interesse.

La criminalità di origine romena, storicamente composta da piccole bande dalle modeste doti organizzative, ha iniziato a manifestare una «capacità operativa evoluta», anche a carattere transnazionale, talvolta emulando il «modus operandi tipico delle matrici mafiose». Molte attività illecite vengono ora gestite in maniera del tutto indipendente, come nel caso del traffico e della tratta di esseri umani (pag. 46).

Le consorterie criminali cinesi conducono i loro affari «pressoché esclusivamente in ambito intraetnico», con una specializzazione nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nella tratta di persone a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo, nei traffici di prodotti contraffatti e di droga, nelle rapine, nelle estorsioni, nei sequestri di persona e nell’usura in pregiudizio di commercianti connazionali, nonché nelle frodi fiscali e nel riciclaggio. In quest’ultimo settore, analogamente a quanto avviene per la contraffazione, «le compagini criminali cinesi instaurano forme di cooperazione con soggetti o sodalizi autoctoni in grado di fornire una collaborazione qualificata» (pag. 47).

I sodalizi malavitosi nigeriani appaiono connotati, in primo luogo, «dalla multisettorialità degli affari illeciti, in considerazione della capacità di gestire, anche contemporaneamente, una molteplicità di settori illegali nonché dalla parcellizzazione delle “cellule” operative, che costituiscono non tanto un’unica consorteria di tipo verticistico, ma, piuttosto, un ampio network intercontinentale, in cui i vari gruppi locali, pur condividendo ampi disegni transnazionali, operano in sostanziale autonomia» (pag. 49). Tali gruppi hanno raggiunto un grado ragguardevole di competitività nel traffico e nello spaccio di stupefacenti, come pure nella tratta di esseri umani. Essi si distinguono per la vocazione associazionistica pseudo-assistenziale, con aspetti magico-religiosi che richiamano il modello delle confraternite “cultiste” proprie del Paese d’origine (ibid.).

In Italia continuano infine a rappresentare «un inalterato profilo di minaccia» le organizzazioni criminali provenienti dal c.d. “Gran Maghreb” (Tunisia, Algeria, Marocco, Libia, Mauritania, Sahara Occidentale). Articolate in “cellule” interconnesse ed attive in diversi Paesi, queste sono essenzialmente dedite a «lucrosi traffici illeciti quali il narcotraffico, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento sessuale e lavorativo» (pag. 51).

Traffico di stupefacenti. Si segnala nel nostro Paese una tendenza sempre più marcata «ad un ritorno esclusivo a tale traffico» da parte di tutte le principali associazioni mafiose autoctone (pagg. 52-53). Le persone deferite all’autorità giudiziaria nell’arco temporale di riferimento sono state 35.190, con un incremento del 5,82 per cento rispetto al 2016. I cittadini italiani denunciati sono stati 21.224, pari al 60,31 per cento del totale, mentre gli stranieri sono stati 13.966, pari al 39,69 per cento. L’incidenza delle donne e dei minori è stata, rispettivamente, del 6,70 per cento e del 3,79 per cento. In particolare, è stata registrata una flessione del numero delle denunce per i reati correlati all’utilizzo di hashish (-13,19 per cento), di droghe sintetiche (-10,43 per cento), di eroina (-8,2 per cento) e per la coltivazione illecita delle piante di cannabis (-7,65 per cento), mentre sono stati registrati incrementi in relazione all’uso di marijuana (+45,04 per cento) e cocaina (+5,19 per cento). Il maggior numero di segnalazioni è dovuto alla cocaina (11.686). Per la marijuana sono state deferite 9.319 persone, per l’hashish 7.375, per l’eroina 3.383 e per la cannabis 1.388. Le operazioni antidroga portate a termine dalle Forze di polizia nel 2017 sono state 25.765, con un incremento dell’8,13 per cento rispetto all’annualità precedente. Sempre nel 2017, sono stati complessivamente sequestrati 114.589 chilogrammi di droga, con un incremento del 60,31 per cento rispetto al 2016 (eroina +27,95 per cento; marijuana +117,76 per cento; droghe sintetiche +101,17 per cento). Nel corso dello stesso anno sono decedute 294 persone per abuso di sostanze stupefacenti, con un aumento del 9,70 per cento rispetto al 2016 (pagg. 53-54).

Ulteriori elementi sono rinvenibili nella prima parte del Volume III della Relazione, a cura della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga.

Atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali. Il decreto del Ministro dell’Interno n. 35 del 2018 ha stabilito una nuova composizione per l’“Osservatorio sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali”, istituito con un precedente decreto del 2015: oltre al Ministro, che lo presiede, ne fanno parte il Capo di Gabinetto di questi e vari alti dirigenti e funzionari ministeriali, oltreché i Presidenti ed alcuni rappresentanti di Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) ed Upi (Unione delle Province d’Italia). Tale organismo funge da collegamento fra lo Stato e gli Enti locali nel monitoraggio, nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno in oggetto.

Per una più dettagliata disamina della tematica, si rimanda al Rapporto “Amministratori sotto tiro” curato da Avviso Pubblico.

La contraffazione. Tale fenomeno, cui sono strettamente correlati quelli della pirateria multimediale e dell’abusivismo commerciale, «è in costante crescita a livello mondiale, con riferimento sia ai quantitativi di merce immessi in commercio che al loro valore» (pag. 60). Da recenti e qualificati studi emerge che l’Italia, dopo gli Stati Uniti d’America, è il Paese al mondo più penalizzato dalla contraffazione e dalla pirateria. Tra le associazioni di stampo mafioso, la camorra campana detiene il primato in questa tipologia di traffico illecito; tra i gruppi criminali stranieri, invece, un ruolo rilevante nel settore è giocato dai sodalizi cinesi, seguiti dalle organizzazioni delinquenziali originarie dei Balcani, dell’Europa dell’est e dell’Africa. L’analisi dei risultati ottenuti nel 2017 dalle Forze di polizia e dalle Polizie municipali nel contrasto alla contraffazione ed ai fenomeni correlati, sull’intero territorio nazionale, eseguito attraverso le prefetture, evidenzia il compimento di 52.081 operazioni, che hanno portato all’arresto di 158 soggetti, alla denuncia in stato di libertà di altri 10.293 individui e all’irrogazione di 41.956 sanzioni amministrative. Sono stati sequestrati complessivamente 133.148.406 oggetti contraffatti.

Traffico di esseri umani e immigrazione clandestina. Gli ingenti flussi migratori diretti verso l’Italia e, più in generale, verso il continente europeo hanno destato, negli anni, un crescente interesse per le organizzazioni criminali, che agiscono «attraverso network ramificati e flessibili, tanto nei Paesi di origine e transito quanto sul territorio nazionale» (pag. 73). Tra i più attivi lungo la rotta africana si distinguono quelli somali e quelli nigeriani, «in grado di gestire il trasferimento sia in autonomia che in collaborazione con altri gruppi africani, anche ricorrendo a pratiche corruttive o collusive»; sul fronte orientale del Mediterraneo un ruolo predominante è invece ricoperto dalle reti di trafficanti pachistane ed afghane, «particolarmente competitive grazie all’acquisita capacità di falsificazione e contraffazione documentale e nella gestione dei circuiti finanziari alternativi a quelli bancari» (ibid.). Altalenanti le risultanze statistiche inerenti alle segnalazioni di persone denunciate/arrestate per delitti di tratta di esseri umani relativamente al quinquennio 2013-2017. Si registra tuttavia un incremento per due specifiche fattispecie di reato, soprattutto nell’ultimo anno: la tratta di persone (art. 601 c.p.) e l’acquisto e alienazione di schiavi (art. 602 c.p.).

Ulteriori approfondimenti. Nel Volume II sono forniti dati dettagliati sull’attività delle singole Forze di polizia come pure le ultime relazioni del Comitato di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura e del Commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso.

 

(a cura di Luca Fiordelmondo, Master APC dell’Università di Pisa)