Premessa. La Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo ha presentato a giugno 2017 la Relazione annuale sulle attività svolte dal Procuratore nazionale e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso nel periodo luglio 2015 – giugno 2016. Di seguito viene sintetizzato il capitolo dedicato alla Camorra.
Fibrillazione criminale nell’area di Napoli. La Camorra si conferma un’organizzazione di tipo orizzontale e la cui conformazione sul territorio si mostra estremamente eterogenea. Numerosi clan, privi ormai dei capi storici, si sono ritrovati senza guida e alle prese con un vuoto di potere che non hanno ancora colmato. Questo – a differenza di Cosa nostra dove la struttura gerarchica e una “costituzione formale” ha consentito la tenuta dell’organizzazione – ha provocato una sorta di polverizzazione delle precedenti strutture e la formazione di piccoli gruppi composti da giovani generazioni di camorristi che provano a colmare senza successo questo vuoto, con metodi violenti e senza strategie di ampio respiro.
Tale situazione è emersa soprattutto sul territorio di Napoli, dove bande criminali – spesso composte da killer di giovanissima età, le cosiddette “paranze dei bambini” – si sfidano per la conquista del territorio, segnando una recrudescenza delle azioni sanguinose. “Sembra che oggi siano in corso più ampi sommovimenti negli assetti criminali camorristici, di cui gli omicidi e gli agguati costituiscono la manifestazione più eclatante”. Il numero complessivo degli omicidi e tentati omicidi di matrice camorristica è di 65 rispetto ai 45 del precedente anno.
La pressione intimidatrice. La presenza comunque stabile di famiglie malavitose sul territorio si traduce nella percezione di una forte pressione intimidatrice. Tali famiglie si dedicano alle estorsioni, all’esercizio dell’usura, “con un limitato coinvolgimento in pratiche di reinvestimento dei profitti criminosi oppure di variegate condotte volte ad organizzare il mercato degli stupefacenti o di ramificazioni ben più insidiose, sin nel cuore del mondo imprenditoriale legato al territorio o del sistema amministrativo e politico locale. Il controllo camorristico sul territorio si manifesta significativamente anche egemonizzando l’offerta di un determinato servizio e vincendo ogni resistenza attraverso il patrimonio d’intimidazione che il clan è in grado di esprimere”.
Gioco d’azzardo e stupefacenti. Tale controllo si registra soprattutto nel settore del gioco d’azzardo, in particolare nella gestione dell’agenzia di scommesse, dato l’altissimo numero di punti di vendita e la profonda ramificazione territoriale. “La gestione criminale del gioco on-line si muove nel solco tracciato dall’analoga gestione della distribuzione delle macchine utilizzate per il video-poker, l’interesse manifestato dalla camorra verso questo settore è stato ampiamente esplorato specie con riferimento al coinvolgimento della maggior parte dei clan napoletani e campani nelle attività delle medesime famiglie di imprenditori”. In merito al traffico degli stupefacenti, la DNA segnala come le classiche piazze di spaccio – Scampia e Secondigliano su tutte – stiano cedendo il passo ad altre zone di distribuzione.
Diversificazione degli affari. Come sopra citato, le attività illecite della Camorra insistono su settori già noti che garantiscono il controllo del territorio. Tuttavia la DNA traccia delle linee di evoluzione dei clan che li vedono dirigersi verso una diversificazione degli affari. In particolare punterebbero a “sempre maggiori investimenti in altre parti del Paese ed all’estero e all’apertura verso contributi soggettivi diversificati, da ricercare innanzitutto nell’imprenditoria e nel mondo delle professioni, sempre più spesso coinvolti in strategie criminali di ampio respiro”.
La Camorra casalese: il consolidamento del teorema Zagaria. Pur segnalando, come nella precedente Relazione, un calo dei crimini violenti sull’area del casertano, la DNA descrive la Camorra casalese molto attiva sottotraccia, alle prese con una scelta strategica di ampio respiro, con cui “dovremo confrontarci per anni. Sotto un profilo numerico, le associazioni di tipo mafioso operanti nell’area in esame possono contare, su di un numero di affiliati attivi sul territorio, sicuramente inferiore rispetto agli anni 80/90, ma di tutto rispetto e, comunque, stabile rispetto ad un recente passato”.
Una strategia di sommersione, simile a quella utilizzata da Cosa nostra negli anni di reggenza Provenzano, che vede comunque i clan attivi sul fronte dell’usura e delle estorsioni, ma soprattutto interessati a “curare il loro core business, e cioè gli affari nei settori economici degli appalti, dei pubblici servizi – con particolare predilezione per il trasporto/raccolta/smaltimento di rifiuti, anche se recenti investigazioni hanno evidenziato anche una preoccupante penetrazione nel settore sanitario – Affari, questi ultimi, sempre più agevolati da collegamenti stretti con la politica e l’imprenditoria”. I Casalesi inoltre sono molto attivi nella gestione delle scommesse online, attraverso sofisticate piattaforme informatiche e mediante la collaborazione di altre organizzazioni mafiose.
Tale strategia è il cuore del cosiddetto teorema Zagaria – dal nome di Michele, capo storico del clan arrestato nel 2011 – che prevede “la necessità di garantire l’esistenza di un rapporto inversamente proporzionale fra il livello della penetrazione imprenditoriale e politica raggiunto dalla camorra in un dato territorio ed il livello percepito della sua stessa presenza e, quindi, conclusivamente, il livello percepito della violenza mafiosa”. Più affari, più corruzione, più concorso esterno. Meno violenze e minor percezione della presenza mafiosa.
(a cura di Claudio Forleo, giornalista)