Premessa. La Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo ha presentato nel luglio 2018 la Relazione annuale sulle attività svolte dal Procuratore nazionale e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso nel periodo luglio 2016 – giugno 2017.

La Relazione si apre con i dati statistici relativi alle principali attività svolte dalla D.N.A. nel periodo di riferimento, tra i quali si segnalano i 756 pareri espressi sulla protezione dei collaboratori e testimoni di giustizia.

Si sofferma quindi sulle principali forme di criminalità mafiosa di origine italiana e di terrorismo:

  • Ndrangheta (di cui si segnala la diffusione e il radicamento anche nelle Regioni del centro-nord);
  • Cosa Nostra (di cui si analizza il radicamento nel territorio siciliano);
  • Camorra (con la distinzione tra una Camorra Propria, che affonda le sue radici nel passato, e una distinta e diversa tipologia di associazione di stampo mafioso, presente nel Distretto di Napoli, che si impone ed intimidisce con una violenza sfacciata, spesso gratuita e comunque esibizionista, che lungi dal volere agire sottotraccia, vuole, invece, sempre agire sopra le righe, che è sregolata e scollegata dal mondo degli affari e della politica e che, più che volersi fare establishment, vuole essere anti-establishment);
  • Sacra Corona Unita e criminalità organizzata pugliese e lucana (si evidenzia in proposito l’evoluzione della Sacra Corona Unita verso una struttura criminale di tipo “federativo”, analoga a quella operante nel distretto della Direzione distrettuale di Bari).

Con riguardo al terrorismo, si sottolinea che la progressiva sconfitta militare del c.d. stato islamico sul territorio controllato apre scenari in parte imprevedibili, o comunque in corso, ma non attenua il livello della minaccia terroristica nei paesi occidentali ed anche nel nostro Paese.

Il capitolo sulla criminalità organizzata di origine straniera incrocia i dati sui delitti commessi dagli stranieri con quelli sui flussi migratori, segnalando – in base a dati Istat – che, mentre la percentuale di stranieri presenti in carcere è superiore a quella degli italiani per condanne fino a cinque anni, per le condanne superiori a cinque anni il rapporto s’inverte. Con specifico riguardo al catalogo dei reati di criminalità organizzata, la partecipazione ad associazioni finalizzate alla commissione di delitti in materia di sostanze stupefacenti resta la condotta delinquenziale più ricorrente, cui segue la fattispecie di riduzione o mantenimento in schiavitù e di sequestro di persona a scopo di estorsione.

Il capitolo sul Servizio risorse tecnologiche, gestione flussi e sicurezza presenta un quadro sintetico dei risultati raggiunti nell’ambito del progetto di informatizzazione delle Direzioni Distrettuali Antimafia e della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.

Il capitolo sul Servizio cooperazione internazionale mette in luce il crescente ricorso a forme di cooperazione più snelle ed informali quali sono gli “scambi informativi” diretti o effettuati tramite i magistrati e gli ufficiali di collegamento rispetto a strumenti più formali, come le rogatorie internazionali. In particolare con Francia e Olanda, ma anche in maniera minore con la Germania, vi è un continuo scambio di notizie ed informazioni utili allo svolgimento di indagini e al supporto reciproco in materia di contrasto al crimine organizzato.

Nel capitolo sul Servizio misure di prevenzione risalta l’obiettivo primario perseguito dalla DNA, che consiste nel diretto esercizio dell’azione di prevenzione. A tal fine, è stato avviato un rapporto di collaborazione con gli uffici giudiziari di volta in volta interessati, per un massiccio ricorso alla prevenzione, anche in materia di terrorismo, individuando i casi di intervento diretto, in aggiunta ad eventuali misure cautelari personali già applicate o richieste, ovvero i casi per i quali le investigazioni svolte non hanno portato a risultati idonei per l’esercizio dell’azione penale e/o non è stata raggiunta la gravità indiziaria sufficiente per l’adozione di una misura cautelare. Al 30 giugno 2017, risultavano iscritti 16 procedimenti di prevenzione, 14 in materia di terrorismo e 2 antimafia; in tre casi il Procuratore Nazionale Antimafia ha esercitato direttamente il potere di proposta chiedendo l’applicazione della misura di prevenzione personale (terrorismo), trovando accoglimento da parte dei tribunali rispettivamente competenti.

Al Servizio studi e documentazione è dedicato un breve capitolo che dà conto delle attività di documentazione e formative a supporto dell’Ufficio.

L’ottavo capitolo della relazione tratta i poli di interesse della DNA:

  • Corruzione, con particolare riguardo alle infiltrazioni delle mafie negli appalti pubblici e alle infiltrazioni della criminalità organizzata nel gioco (anche) lecito.
  • criminalità ambientale, a proposito della quale si evidenzia il trend individuato già negli anni precedenti, ovverosia quello della degenerazione delle imprese, o che si occupano della gestione e trattamento dei rifiuti, o che per il loro tipo di attività producono un rilevante quantitativo di rifiuti della cui gestione si occupano direttamente, verso dinamiche criminali che danno corpo ai reati previsti dal Testo Unico Ambientale o dal Codice Penale (artt. 452 bis e segg. C.P.).  È un fenomeno che non risparmia nessuna parte d’Italia e che vede quali soggetti attivi, alcune volte, veri e propri colossi imprenditoriali di rilevanza nazionale;
  • criminalità transnazionale (narcotraffico; tratta di essere umani; contraffazione; contrabbando);
  • sistema penitenziario e detenuti ex art. 51, co. 3-bis, cpp;
  • contrasto patrimoniale alla criminalità organizzata. In questo ambito si ricorda che la DNA, nel corso del 2015 ha effettuato uno scambio di lettere con la Unità di Informazione Finanziaria incardinata presso la Banca di Italia; ha siglato un protocollo di intesa con la Guardia di Finanza in materia di prevenzione e contrasto dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di finanziamento del terrorismo; ha siglato un protocollo di intesa con la Direzione Investigativa Antimafia in materia di prevenzione e contrasto dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose.

La sperimentazione effettuata ha consentito di pervenire ad importanti risultati, che sono stati consolidati anche sul piano normativo con il recepimento della IV Direttiva UE antiriciclaggio, attraverso il decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 90. L’articolo 8 del decreto ha infatti disciplinato i raccordi della DNA con la UIF e l’Agenzia delle dogane e dei monopoli. L’obiettivo perseguito è quello di intervenire nella primissima fase della analisi delle operazioni sospette confrontandole con le informazioni contenute nella banca dati SIDDA-SIDNA allo scopo di migliorare la qualità degli approfondimenti investigativi.

La parte più corposa della relazione analizza infine le attività di collegamento investigativo con riferimento ai distretti delle Corti di appello.

 

(a cura di Valerio Di PortoAntonio Piana)