Premessa. L’11 luglio 2019, il Direttore dell’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (UIF), Claudio Clemente, ha presentato il Rapporto annuale sull’attività svolta nel corso del 2018, del quale sono qui sintetizzati gli aspetti più rilevanti dei capitoli inerenti all’analisi operativa e alle aree di rischio (qui il video della presentazione).

Si rammenta che l’UIF è l’unità centrale nazionale con funzioni di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, istituita presso la Banca d’Italia dal d.lgs. n. 231/2007, in conformità con regole e criteri internazionali che prevedono la presenza in ciascuno Stato di una Financial Intelligence Unit (FIU), dotata di piena autonomia operativa e gestionale.

Segnalazioni di operazioni sospette nuovamente in crescita. Nel corso del 2018 la UIF ha ricevuto 98.030 segnalazioni di operazione sospette (SOS), un dato in aumento del 4,5% rispetto al 2017, quando furono poco meno di 94.000. Si inverte pertanto la tendenza registrata nei 12 mesi precedenti quando, per effetto del progressivo esaurimento della cd. voluntary disclosure (la regolarizzazione dei capitali detenuti all’estero), le SOS erano diminuite rispetto al 2016 del 7,2%.

Ad incidere maggiormente in questo nuovo segno positivo è il contributo proveniente dagli operatori nel comparto dei giochi (+94.9%), degli intermediari e di altri operatori finanziari (+20,9%). Le SOS pervenute hanno riguardato operazioni eseguite per un valore di 71 miliardi di euro (69 nel 2017). La percentuale delle segnalazioni analizzate e ritenute prive di evidenti profili di rischio è stata pari al 16,3%.

Anche i primi dati del 2019 confermano – in generale – un trend in aumento: “Nel primo trimestre la UIF ha ricevuto 25.446 segnalazioni di operazioni sospette, con un incremento di 339 unità rispetto allo stesso periodo del 2018”

Chi segnala. Operatori bancari e Poste si confermano i soggetti che inoltrano il maggior numero di segnalazioni (72,5% del totale), mentre rimane limitata l’incidenza sul totale derivante dalla categoria dei professionisti (4,9%). All’interno di questa categoria l’aumento registrato fra i notai (+2,9%) viene attutito completamente dal calo nell’apporto registrato fra gli avvocati (-62,4%). “Le comunicazioni trasmesse dalla Pubblica amministrazione, già numericamente esigue lo scorso anno, si ridimensionano ulteriormente nel 2018” (appena 43, contro le 70 del 2017). Tale esiguità, viene evidenziato nel Rapporto, suggerirebbe “una consapevolezza ancora ridotta del contributo che il comparto può dare all’azione di prevenzione”.

In netto aumento, come si diceva, le segnalazioni provenienti dai “prestatori di servizi di gioco” (oltre 5mila nel 2018). A contribuire in maniera più significativa sono stati gli operatori dei giochi online (4.552 le SOS). Le segnalazioni riconducibili alla collaborazione volontaria si riducono di un terzo, attestandosi nel 2018 a 2.154 (il 2,2% del totale).

I “nuovi segnalanti”. “La crescita delle segnalazioni ricevute dalla UIF è stata accompagnata da un progressivo arricchimento della platea di soggetti segnalanti che, con 424 nuovi iscritti (646 nel 2017), ha raggiunto 6.205 soggetti obbligati. Nel 2018 il 24% dei soggetti neo iscritti ha inviato almeno una segnalazione nel corso del primo anno, rispetto al 18% dell’anno precedente; inoltre il contributo dei nuovi iscritti è stato superiore a quello rilevato nel 2017, con 1.047 SOS pervenute (427 un anno prima). Le tipologie dei nuovi iscritti evidenziano il conseguimento di un sempre più capillare livello di coinvolgimento e sensibilizzazione di settori diversi da quello già maturo degli intermediari finanziari”.

La Pubblica Amministrazione, quale consapevolezza?. Nel Rapporto vengono segnalati una positività e una criticità in tema di consapevolezza sull’apporto che tali segnalazioni possano dare in termini di prevenzione. Da un lato sono aumentate “le richieste di formazione” da parte delle amministrazioni locali, con incontri promossi soprattutto nelle regioni del Centro-Nord, che hanno rafforzato la percezione che le rivelazioni antiriciclaggio non sono un semplice onere di carattere burocratico. Vi è inoltre un aumento delle istanze di adesione alla piattaforma Infostat della UIF.

Dall’altra si rileva “l’erronea e diffusa convinzione che la normativa antiriciclaggio sia appannaggio esclusivo del mondo bancario e finanziario e che il sistema segnaletico possa recepire ed elaborare soltanto informazioni legate a operazioni con un risvolto economico”. Inoltre, sottolinea la UIF, vi è l’idea che le rilevazioni antiriciclaggio rappresentino un rallentamento, quando non un ostacolo allo svolgimento delle procedure amministrative di evidenza pubblica. “Tale convincimento può essere tuttavia confutato considerando che le analisi antiriciclaggio, funzionali a valutare l’operatività dei soggetti che si interfacciano con le Pubbliche amministrazioni, ben possano giovarsi del vasto corredo informativo richiesto e raccolto all’interno della sequenza di attività finalizzate all’emanazione di provvedimenti amministrativi”.

In conclusione, il Rapporto sottolinea come “investire in formazione e nella diffusione della conoscenza dell’antiriciclaggio sono i due elementi che consentiranno di portare il flusso segnaletico del comparto a una dimensione più fisiologica”.

Distribuzione territoriale. Rispetto agli anni passati, non si registrano particolari novità in tema di distribuzione territoriale. La Lombardia si conferma prima regione per incidenza (19,8%), seguita da Campania (12,4%) e Lazio (9,7%). Il maggior incremento si concentra nelle Marche (+17,8%), in Sicilia (17,1%), Toscana, Molise e Valle d’Aosta. A livello provinciale svetta Prato seguita da Milano, Mentre si confermano nella fascia alta le province di Imperia, Napoli e Crotone.

Tipologie di operazioni segnalate. Anche in questo campo, dati in continuità rispetto al 2017, con una prevalenza di bonifici nazionali (29,6%) “Rimangono pressoché costanti le operazioni in contante e le rimesse di pagamento. Dopo la flessione dello scorso anno, si è stabilizzata anche la componente di bonifici esteri”.

Le principali aree di rischio. Evasione fiscale, corruzione, criminalità organizzata sono, anche nel 2018, le principali aree di rischio evidenziate dal Rapporto UIF. Circa il 20% delle SOS sono riconducibili a possibili violazioni della normativa fiscale. Schemi fraudolenti che, il più delle volte, sono posti in atto per nascondere l’origine illecita del denaro. “Circa il 72% dei casi emersi in tale area di rischio è stato ricondotto a schemi operativi consolidati caratterizzati da giri di fondi tra persone fisiche e giuridiche collegate, possibili false fatturazioni, transiti su rapporti personali di operatività apparentemente di natura commerciale, prelevamenti di denaro contante da rapporti aziendali. L’analisi integrata delle informazioni disponibili ha confermato frequenti connessioni con contesti di criminalità organizzata ovvero con fenomeni di usura, estorsione, corruzione”.

La UIF ha condotto una rilevazione sulle segnalazioni da cui emerge l’operatività di società cartiere, utilizzate per frodi fiscali basati su false fatturazioni che presentano caratteristiche comuni e consolidate: struttura produttiva sottodimensionata o nulla a fronte di un ingente fatturato, capitale minimo di legge, assenza di affidamenti bancari, redditività marginale. Tale rilevazione ha dato esiti definiti “interessanti” dalla UIF poiché “non solo sono stati confermati gli esiti delle analisi finanziarie delle segnalazioni sospette ma sono state anche individuate, nelle reti più complesse, ulteriori cartiere”.

In tema di corruzione, l’analisi del Rapporto si concentra su taluni investimenti degli enti previdenziali (“sovente condizionate da situazioni di potenziale conflitto di interesse”), sul condizionamento dell’attività giudiziaria (è emersa “un’organizzazione, formata da imprenditori e avvocati attivi su tutto il territorio nazionale, con collegamenti con persone politicamente esposte, in grado di influenzare importanti sentenze emanate da diversi Consigli di Giustizia amministrativa regionali e dal Consiglio di Stato”) e sull’intestazione fittizia di beni (soprattutto in “contesti fortemente permeati dalla criminalità organizzata di stampo mafioso”). Inoltre la UIF ha avviato “la sperimentazione di una metodica volta a valorizzare l’esistenza di connessioni delle società segnalate con persone politicamente esposte (PEP)”.

In tema di criminalità organizzata, nel corso del 2018 le operazioni riconducibili a probabili interessi delle mafie hanno fatto segnare un aumento, ascrivibile – sottolinea il Rapporto – “al miglioramento della capacità di valorizzare le variabili già presenti negli archivi della UIF, all’avvio, nella seconda parte dell’anno passato, dello scambio informativo sistematico con la DNA, nonché alla crescita dei confronti informativi intervenuti nel corso dell’anno, nell’ambito della collaborazione istituzionale definita dal quadro normativo”.

Sempre in tema di criminalità organizzata “si osserva la gestione di flussi canalizzati verso hub finanziari esteri (conti di prima o seconda destinazione) a valle di rilevanti movimentazioni domestiche (spesso volte a occultare risorse in danno dell’erario, ma che altrettanto spesso vedono confluire anche flussi apparentemente leciti) che rendono particolarmente difficile distinguere la natura e l’origine dei movimenti finanziari…Gli approfondimenti condotti evidenziano anche un incremento dei flussi di ritorno verso l’Italia attraverso l’utilizzo di carte di credito emesse all’estero per il prelievo su ATM nazionali, finanziamenti per iniziative imprenditoriali e/o immobiliari nonché pagamenti per forniture e/o servizi erogati dall’estero… I settori economici e imprenditoriali sono quelli tradizionalmente di interesse delle consorterie mafiose: tra i principali, il commercio (tabaccherie e altri generi di monopolio, prodotti petroliferi e lubrificanti, autoveicoli, elettronica, grande distribuzione) e le costruzioni (ivi compresi i servizi immobiliari) ma sono ben rappresentati (sia pure con percentuali inferiori) anche altri rami di attività come ad esempio manifattura, ristorazione, comunicazione, attività professionali di supporto alle imprese nonché trasporto e magazzinaggio”.

(a cura di Claudio Forleo, giornalista)