Negli ultimi anni, diverse inchieste della magistratura hanno scoperchiato il vaso di Pandora sulla presenza, invasiva e radicata, delle mafie al Nord. Più di un amministratore locale, anziché continuare a negare o a sottovalutare il fenomeno, ha compreso l’importanza di dotare il proprio ente di strumenti e competenze che gli consentano di mettere in atto azioni di prevenzione.
Si spiega così il percorso che ha portato il Comune di Castelfranco Emilia (Modena) a dotarsi di un Osservatorio Permanente sulla Sicurezza Urbana e Legalità. Per capire meglio quali sono le finalità e come funziona questo strumento, Avviso Pubblico ha intervistato Giovanni Gargano, Assessore alla Legalità.
Assessore, ci descriva la realtà di Castelfranco Emilia
E’ una città di circa 34mila abitanti, la quarta per ordine di importanza della provincia di Modena. Il tessuto economico si basa molto sulla filiera agroalimentare, ma esistono anche eccellenze legate alla meccanica di precisione e un settore terziario di piccole e medie imprese, basato su numerosi laboratori che operano come supporto alle grandi aziende.
Castelfranco occupa un territorio molto ampio e si trova in una posizione strategica, a ridosso della provincia di Bologna. L’ampiezza del territorio e la posizione rappresentano un punto di forza, ma possono trasformarsi anche in punto di debolezza se ragioniamo in termini di controllo del territorio e se, com’è accaduto, si viene attaccati dalla criminalità organizzata. Abbiamo una Tenenza dei Carabinieri e un presidio di Polizia Municipale: si parla di 45 agenti per tutto il territorio.
Nella storia recente di Castelfranco c’è anche un agguato mafioso, nel 2007. E’ stato un punto di svolta per prendere coscienza della gravità della situazione?
Racconto un aneddoto, per far capire da dove siamo partiti. Qualche anno fa, quando ancora non esistevano le targhe europee, la città era piena di macchine targate CE (Caserta, ndr). Tanto che si faceva una battuta: “Da quando Castelfranco Emilia è diventata provincia?”…. Non si può parlare di infiltrazioni della Camorra, ma di un radicamento sul territorio, in cui i clan fanno i loro loschi e lucrosi affari. Lei citava l’agguato del 2007, ma gli esempi successivi sono numerosi, come l’Operazione Vulcano condotta dalle forze dell’ordine tra il 2012 e il 2013, che ha coinvolto anche Castelfranco con alcuni arresti.
Cosa ha reso possibile prima l’infiltrazione e poi il radicamento di certi soggetti legati alla Camorra?
Il tutto è avvenuto per una serie di congiunture particolari. Innanzitutto, quando arrivarono al confino degli esponenti del clan dei Casalesi, la gente non era preparata né sapeva davvero chi fossero. Le amministrazioni, inoltre, non hanno fatto da argine e questi personaggi hanno trovato un terreno fertile per iniziare a spostare i propri affari in questa zona.
“Follow the money” diceva Giovanni Falcone e declino questo insegnamento sotto due aspetti: segui come le mafie spendono i loro soldi e vigila sulla permeabilità dei territori in cui i soldi girano. In Emilia-Romagna, e in questa zona in particolare, avevano e hanno possibilità di sviluppare interessi e affari. Affari che oggi si chiamano edilizia, movimentazione terra, gioco d’azzardo, traffico di stupefacenti e riciclaggio di denaro sporco.
Castelfranco, seppur marginalmente, è stata investita dal terremoto del 2012. La Camorra ha provato a inserirsi negli appalti della ricostruzione?
Abbiamo registrato dei danni importanti alle strutture scolastiche. La nostra attenzione, tanto su possibili tentativi di infiltrazione che sulle ditte vincitrici degli appalti, è stata maniacale, molto approfondita e con la piena collaborazione dei diversi attori coinvolti nei controlli.
Un territorio esteso, un’economia vivace, l’infiltrazione e il radicamento della camorra. E’ da queste considerazioni che nasce l’idea di dotarsi di un Osservatorio Permanente sulla Legalità?
Assolutamente sì. Nella provincia di Modena, Castelfranco è uno dei pochi Comuni ad aver previsto la figura dell’Assessore alla Legalità, altre amministrazioni hanno ritenuto di lasciare la delega al Sindaco. Noi abbiamo fatto una scelta diversa proprio per dare un segnale, uno dei tanti.
Ci fa qualche esempio?
Uno dei primi atti all’insediamento è stato il 19 luglio del 2014. Abbiamo piantato un albero della legalità. Durante la cerimonia la Camorra era ben presente e visibile, dall’altra parte della strada. Un gesto di sfida, come a dire “poveretti, cosa vogliono fare con quell’albero?”.
Abbiamo scelto una piccola pianta, rappresentativa di una crescita, l’inizio di un percorso di legalità e soprattutto di attenzione. Qui sono mancati gli anticorpi, è mancata l’abitudine a considerare che esista una realtà mafiosa e la consapevolezza che certi meccanismi non sono un’esclusiva della Campania o della Sicilia.
Per questo, abbiamo portato avanti progetti di legalità nelle scuole, iniziato un percorso chiamato Fai la cosa giusta, in cui sono i testimoni, i protagonisti a raccontare la propria storia alla gente, senza filtri.
Che risposta ha ottenuto dalla cittadinanza?
A dire il vero inizialmente ero titubante sulla riuscita del progetto, ma dopo un avvio un po’ stentato la risposta dei cittadini è stata ottima, le sale sono sempre piene e c’è grande attenzione rispetto alla tematica della legalità, in tutte le sue sfaccettature.
Torniamo all’Osservatorio. Quali obiettivi si pone?
Dopo l’approvazione del regolamento, il progetto ha mosso ufficialmente i suoi primi passi. E’ uno strumento a disposizione di cittadini che punta a rispondere a due esigenze. La prima è rompere il muro dell’omertà, perché ho capito che troppo spesso il sistema non aiuta le persone, ma dà ragione a chi pensa semplicemente “mi faccio i fatti miei”. L’obiettivo è fornire alla popolazione un punto di riferimento neutro e tutelante, all’interno del Comune. Un tramite più diretto tra i cittadini, che intendono segnalare situazioni, eventuali abusi o illegalità, e le forze dell’ordine.
La seconda è coordinare le attività interne ed esterne all’Amministrazione che si rifanno al tema della Legalità, allo scopo di promuoverne la cultura. Per questo motivo, coinvolgiamo anche gli stakeholder sul territorio e le varie associazioni di categoria. Non solo analisi dei fenomeni legati alla criminalità, ma prevenzione e progettazione di percorsi alternativi.
Non un ‘classico’ Osservatorio, ma uno strumento di dialogo con i cittadini quindi …
Abbiamo cercato di coinvolgere il più possibile la comunità, perché più la rete è stretta più informazioni riusciamo a raccogliere, più tempestivamente si riesce a intervenire laddove c’è bisogno di farlo. Preventivamente, non ex post. L’Osservatorio è uno strumento ulteriore a disposizione delle forze dell’ordine che, prima di eventuali indagini o interventi diretti, possono capire in tempo reale cosa si ‘respira’ sul territorio.
Avendone la possibilità, che strumento chiederebbe al legislatore per migliorare la prevenzione e il contrasto a mafie e corruzione?
Maggiore giustizia sociale. Mi spiego: se i cittadini trovano le risposte che cercano dallo Stato, se il ‘sistema’ funziona meglio, non cercheranno scorciatoie. In questo modo si elimina ogni opportunità per mafiosi e corrotti.
Cosa ha significato per Castelfranco aderire ad Avviso Pubblico?
Avviso Pubblico è una risposta concreta alla domanda “Come contrastare l’illegalità?”. Nel momento in cui svolgi la tua funzione di amministratore ma rimani solo, diventi un obiettivo. Non significa solo finire nel mirino di minacce o intimidazioni, quanto subire tutti gli effetti dell’isolamento. Far parte di Avviso Pubblico ci consente di non rimanere da soli di fronte a determinate sfide, di fare rete con altri amministratori, di essere più forti.
(a cura di Claudio Forleo, giornalista)