#Nonsonounodivoi: il progetto di antimafia sociale del comune di Bitonto insieme ad Avviso Pubblico, Città metropolitana di Bari e altre 14 realtà. L’intervista al sindaco Michele Abbaticchio

È stato finanziato con quasi 425mila euro dalla Regione Puglia, nell’ambito dell’Avviso “Cantieri innovativi di Antimafia sociale: educazione alla cittadinanza attiva e miglioramento del tessuto urbano”, il progetto #NONSONOUNODIVOI, frutto di un partenariato pubblico-privato, che ha per capofila il Comune di Bitonto e coinvolge la Città Metropolitana di Bari, Avviso Pubblico e altre realtà del Terzo Settore operanti sul territorio (Cooperativa sociale Amaranto, Associazione l’Anatroccolo Onlus, Equal Time s.c.s, Società cooperativa sociale Eughenia Onlus, Fondazione Opera Santi Medici Cosma e Damiano Bitonto Onlus, Associazione Kronos, Soc. coop. soc. La rosa blu, Ops! società cooperativa sociale a responsabilità limitata, Consorzio Social Lab s.c.s., Cooperativa Tasha scs, Ulixes società cooperativa sociale). Un progetto che mira ad integrare iniziative per minori già attive sul territorio coinvolgendo ancora più ragazzi a rischio con l’obiettivo di recuperare un patrimonio culturale ed umano fondamentale per il contrasto alle organizzazioni di tipo criminale. L’intervista al Sindaco della città di Bitonto, Michele Abbaticchio, Vicepresidente di Avviso Pubblico.

Quando e come nasce l’idea di realizzare il progetto #Nonsonounodivoi?
L’idea nasce dopo aver preso visione dei questionari sottoposti ai ragazzi delle scuole in occasione del Piano di Antimafia Sociale. Molti ragazzi hanno dichiarato che loro amici e compagni fanno uso di droghe perché non hanno nulla da fare o non hanno uno scopo nella loro vita o per mettersi in luce con i loro amici. Input che si unisce ai numerosi atti criminali avvenuti nel territorio comunale.

Il nome del progetto, estremamente esemplificativo, da dove viene fuori?
Il nome prende spunto proprio dalle risposte date dai ragazzi nei questionari, che non vuole essere solo uno slogan ma anche una risposta alle numerose vicende di mafia che hanno caratterizzato questo territorio, come l’uccisione in pieno centro storico nel 2017 di Anna Rosa Tarantino di 84 anni. È un progetto che vuole far capire che è possibile un cambiamento, che permette ai ragazzi di dire “non sono uno di voi”, perché come diceva Antonino Caponnetto“la mafia teme la scuola più della stessa giustizia”.

Quali difficoltà ci sono state nel creare il partenariato tra i diversi enti-associazioni?
Le difficoltà riscontrate vertono sulla creazione del partenariato pubblico-privato ma sono state facilmente risolte grazie alla capacità di sintesi e aggregazione dimostrata dai vari attori coinvolti.

 Quali sono gli obiettivi?
L’obiettivo è di recuperare un patrimonio umano, formando i ragazzi a rischio criminalità ed inserirli nel tessuto sociale prima e lavorativo poi. Questi ragazzi spesso nascono in famiglie che hanno declinato il ruolo di educatori a favore della legge della strada e del più forte, che poi costituiscono il vero e proprio esercito sul quale possono contare le organizzazioni di stampo criminale. La prospettiva auspicata è che in futuro si possa giungere a realizzare un laboratorio permanente dell’antimafia sociale.

A chi è rivolto il progetto?
Destinatari del progetto sono 80 minori tra i 14 e i 18 anni a rischio in quanto appartenenti a famiglie in condizioni socio-economiche disagiate con genitori non in grado di garantire lo svolgimento dei propri compiti educativi verso i figli.

Come si articolerà il progetto?
Il progetto che avrà una durata di 36 mesi prevede per i ragazzi coinvolti specifici percorsi formativi in aula in campo artistico e creativo con attività a prevalente carattere laboratoriale e una serie di iniziative in ambito sportivo: ex calciatori professionisti affiancheranno i ragazzi con lezioni di sport e di vita favorendone l’accesso alle attività sportiva nelle principali strutture comunali. Si tratta della riproposizione su più ampia scala della positiva esperienza vissuta da alcuni nostri ragazzi nell’ambito dell’iniziativa Io Gioco Legale organizzata insieme ad Avviso Pubblico con la partecipazione prestigiosa dell’ex azzurro Simone Perrotta.

Si tratta quindi di un’integrazione dei servizi sociali con altri progetti per minori già attivi sul vostro territorio. È corretto?
Si, il progetto andrà ad implementare quello che è già l’attuale lavoro con i minori che i 14 enti partner del progetto fanno quotidianamente nel nostro territorio. Questi enti lavorano già con minori che sono entrati nel sistema penale minorile. Ci sarà quindi una vera e propria integrazione con gli altri progetti attivi, ampliando in particolare la copertura oraria dei servizi offerti nel tempo dopo la scuola, a partire dal consolidato progetto “Lo scrigno dei talenti”.

Quale sarà il ruolo di una associazione come Avviso Pubblico?
Avviso Pubblico avrà il ruolo di coordinatore degli enti partner e dell’intero percorso che mira ad integrare l’efficacia degli interventi già in atto, che ad oggi coinvolgono circa 140 minori a rischio in tutto il territorio comunale con progetti comunali specifici. L’associazione avrà inoltre il ruolo di formare i ragazzi alla legalità e al rispetto delle regole, attraverso dei progetti che potranno integrare quei percorsi arrivando ad occupare questi ragazzi fino a sera, fascia temporale molto vulnerabile. In questa parte della giornata spesso i ragazzi trascorrono il loro tempo in strada, dove imparano che il loro talento non serve a nulla e che serve fidarsi di chi non rispetta le leggi e lo Stato italiano.


Per maggiori informazioni sul sito di Avviso Pubblico nella sezione dedicata alle
Buone prassi, sottosezione Antimafia è possibile scaricare la scheda del progetto.

 

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