MAFIE, TRAFFICO E SPACCIO DI DROGA. QUALE PREVENZIONE E CONTRASTO? IL RESOCONTO DEL SEMINARIO DI FORMAZIONE APERTA PROMOSSO DA REGIONE DEL VENETO E AVVISO PUBBLICO

Si è svolto questa mattina, martedì 30 novembre, dalle ore 10 alle ore 13, in modalità online, il sesto appuntamento di formazione, del progetto “Mafie e Coronavirus, strumenti di prevenzione e contrasto”, promosso dalla Regione del Veneto insieme all’Associazione Avviso Pubblico.

Ad aprire l’incontro, dal titolo “Mafie, traffico e spaccio di droga. Quale prevenzione e contrasto?”, è stato l’intervento di Cosimo Mancini della Direzione Investigativa Antimafia che ha approfondito il fenomeno del narcotraffico, inquadrandolo come crimine transnazionale, in cui il passaggio degli stupefacenti tra diverse nazioni è connaturato al crimine stesso. «Le reti del narcotraffico, infatti, coinvolgono strutturalmente almeno due o tre continenti – ha dichiarato Mancini – e, per la loro sicurezza, necessitano di organizzazioni stabili e solide. Per le mafie si tratta di un settore importantissimo: si occupano di narcotraffico perché i margini di profitto sono amplissimi e costituisce, dunque, la principale forma di autofinanziamento per i clan. Questa straordinaria quantità di denaro proveniente dai traffici di droga deve, poi, essere reinvestita nell’economia legale attraverso operazioni di riciclaggio, per dare valore alla ricchezza stessa, che altrimenti sarebbe inservibile».

Il Dott. Mancini ha poi ricostruito le differenti strategie delle organizzazioni mafiose italiane nel narcotraffico. In questo contesto ha ricordato che, mentre Cosa Nostra negli anni ’70 e ’80 aveva il monopolio del mercato dell’eroina, oggi agisce soprattutto attraverso collaborazioni con altre organizzazioni. La Camorra, invece, è specializzata nello spaccio al dettaglio (in un quadro caratterizzato da alta competitività interna). Il ruolo indiscusso di egemonia e predominio nel narcotraffico a livello globale è, però, quello della ’Ndrangheta, che contratta direttamente con il produttore e compie operazioni di grande complessità con eccezionale precisione (trasporto, stoccaggio, distribuzione ecc).

Oltre alle organizzazioni di origine italiana, sono pienamente coinvolte anche quelle straniere (mafia nigeriana, albanese, balcaniche, turca, bulgara, sudamericana, cinese). Infine, ha ricordato il Dott. Mancini, la frontiera attuale del commercio di stupefacenti è il dark web, un fenomeno in crescita anche nel periodo del lockdown.

A seguire Vincenzo Spagnolo, giornalista di Avvenire e scrittore, ha ricostruito, a partire da alcune parole chiave, le dinamiche complesse del narcotraffico, sia a livello nazionale sia a livello globale. «Il fenomeno, infatti, per poter essere analizzato, necessita di un approfondimento delle relazioni che si sono instaurate a livello internazionale – ha dichiarato Spagnolo –. Con il termine narcotraffico, anzitutto, si intende una filiera di attività criminali (produzione, stoccaggio, trasporto, raffinazione e taglio, compravendita, distribuzione al dettaglio): una serie di operazioni estremamente complesse che le reti criminali sono in grado di gestire fin nei minimi dettagli, con traffici a ragnatela (le rotte della droga passano da diversi paesi), costituzione di cartelli e suddivisione dei compiti estremamente gerarchizzata».

L’industria del narcotraffico, infatti, assomiglia ad una piramide alla cui base si trova la manovalanza (campesinos, guardine armate, chimici) e i pusher; al centro gli intermediari (corrieri, prestanome); al vertice i manager (tra cui spiccano i broker, che collegano offerta e domanda) e, sulla punta, i cd. imperatori delle multinazionali della droga (veri e propri monarchi assoluti).

«Si tratta di un mercato talmente esteso che è anche difficile stimarne le cifre esatte – ha concluso lo scrittore e giornalista Vincenzo Spagnolo –. Questa montagna di soldi provenienti dal narcotraffico è destinata a finanziare attività anche diversissime tra loro, dal terrorismo alla corruzione, fino al grande tema del riciclaggio del denaro per reintrodurlo nei circuiti legali».

Il fenomeno è presente in molteplici forme. Spagnolo ha ricordato che la provincia di Padova è in testa (a livello nazionale) per numero di denunce relative a reati di droga: questo dato può essere interpretato sia come una maggiore presenza criminale, sia come segno della capacità investigativa. È fondamentale alzare lo sguardo per poter cogliere la complessità del fenomeno e, al contempo, essere attenti ai singoli segnali di questi traffici che si manifestano sul territorio.

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