“Verifiche antimafia e ammissione al concordato”: il resoconto del laboratorio di formazione del progetto Officina della Legalità del Comune di Padova

Un laboratorio partecipato per dipendenti della pubblica amministrazione sui temi della criminalità organizzata. È questo l’obiettivo di Officina della legalità, il percorso di formazione in materia di anticorruzione, di promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile organizzato dal Comune di Padova in collaborazione con Avviso Pubblico.

Il progetto, che ha preso il via mercoledì 23 ottobre 2024 e che si concluderà ad aprile 2025, ora è nel vivo della sua azione. Lo scorso venerdì 14 febbraio 2025, dalle ore 10 alle ore 13, nella sala del Consiglio Comunale di Palazzo Moroni, a Padova, si è tenuto il laboratorio dal titolo “Verifiche antimafia e ammissione al concordato”. Era dedicato interamente al personale della Pubblica amministrazione che ha partecipato numeroso all’evento. 

L’obiettivo della giornata era quello di creare un vademecum utile alla PA. “Abbiamo parlato delle verifiche antimafia – ha dichiarato Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso Pubblico – , abbiamo ascoltato l’avvocato Domenico Ielo, un professionista molto in gamba sul tema degli appalti che ha esposto quali sono alcuni alert a cui le pubbliche amministrazioni devono stare attenti per capire se negli appalti si sono infiltrate delle organizzazioni criminali di tipo mafioso e ha spiegato anche le modalità, le dinamiche nuove di infiltrazione. Ma abbiamo sentito anche il vice prefetto aggiunto Fameli di Padova che ha spiegato tutti i meccanismi di verifiche antimafia che fa la prefettura, dando indicazioni concrete agli amministratori. E infine, il tenente colonnello Chietera della Guardia di Finanza di Padova, ci ha fatto uno spaccato molto attuale interessante sul rapporto fra mafia e impresa e come la criminalità economica e la criminalità organizzata abbiano creato un binomio molto forte”.

Proprio Domenico Ielo ha affrontato una serie di casi pratici, utili per mostrare sul piano operativo alcuni schemi tipici dell’infiltrazione mafiosa nell’economia. Tra gli elementi segnalati, l’Avv. Ielo ha messo in guardia sul volto apparentemente “gentile” delle organizzazioni mafiose, che spesso si presentano come se volessero fornire un aiuto alle imprese in difficoltà, e che sono perennemente alla ricerca di persone pulite con cui mostrarsi negli affari: le piccole e medie imprese sono, in questo quadro, considerate dalle mafie come un ottimo veicolo per questa strategia. “La vera attitudine si mostra successivamente – ha detto durante l’incontro l’avvocato -, ad esempio quando le imprese cercano di uscire dal sistema”.

Tra gli ambiti di maggior interesse criminale nell’economia spiccano, naturalmente, le attività di riciclaggio, che possono essere articolate in tre grandi fasi: introduzione del denaro che costituisce il provento delle attività illecite; stratificazione delle risorse economiche attraverso l’intermediazione di varie operazioni al fine di dissociare il denaro stesso dalla fonte illegale; integrazione del denaro nell’economia pulita.

A fronte di sistemi così sofisticati, l’attenzione deve restare, dunque, molto alta. È proprio sull’attenzione che Enrico Fameli, Vice Prefetto Aggiunto di Padova, ha concentrato il suo intervento. In primo luogo ha ricostruito il procedimento, che si compone di tre grandi fasi: istanza; istruttoria; provvedimento finale. L’istanza ha il punto d’avvio nella Banca Dati Nazionale Unica per la documentazione antimafia (Bdna), oppure nella consultazione delle white list per i settori interessati. Il Vice Prefetto Fameli ha poi sottolineato come sia importante, quando ci si avvale delle white list, darne informazione alla Prefettura. “La fase istruttoria è il perno di tutto il sistema – ha dichiarato Fameli -, e si articola intorno ai requisiti per il rilascio di comunicazioni e informazioni liberatorie ovvero interdittive, che costituiscono i provvedimenti finali e conclusivi del procedimento”.

Infine al laboratorio è intervenuto anche il Tenente Colonnello della Guardia di Finanza Emanuele Chietera che ha individuato alcune tipologie di imprese da attenzionare nell’ambito del contrasto all’infiltrazione mafiosa nell’economia. “Ci sono due macro-categorie – ha dichiarato il Colonnello Chietera -: le imprese born inflitrated e le imprese born clean. Nel primo caso, si tratta di imprese direttamente create dalla criminalità organizzata con lo scopo di effettuare attività delinquenziali, spesso di piccole dimensioni e localizzate nel sud Italia, con operazioni che sono, dunque, di tipo strettamente criminale. Nel secondo caso, invece, si tratta più spesso di imprese di medio grandi dimensioni che si occupano di attività legali, infiltrate dalle organizzazioni mafiose per ottenere vantaggi competitivi oppure per posizionarsi in un determinato settore e contesto economico per vari motivi ritenuto interessante da tali organizzazioni. In questo quadro, il dispiegarsi di strategie di contrasto repressive e di scambi di informazioni tra i vari soggetti istituzionali costituisce un punto di forza”.

Officine della legalità continuerà giovedì 13 marzo 2025 con il laboratorio dal titolo “L’attività antiriciclaggio ed i controlli da parte dell’Ente” che vedrà partecipare all’evento: Italo Borrello, Dirigente in staff alla Direzione del servizio normativa e collaborazioni istituzionali dell’UIF presso la Banca d’Italia; Anna Messina, Segretario generale dei Comuni di Quattro Castella, Albinea, Vezzano sul Crostolo e dell’Unione Colline Matildiche; Antonio Parbonetti, Responsabile Scientifico di CRIME – Centro di ricerca imprese, mafia ed economia, Professore di Economia Aziendale; Brunella Ponzo, ufficio programmazione e controllo strategico, Segreteria Direzione Generale della Provincia di Lucca.

QUI LE FOTO DELLA GIORNATA: https://drive.google.com/drive/folders/10UeeSf21oQw7QDHWTxYPrdyZvPLzIfOE?usp=drive_link 

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