«Hanno dato fuoco alla sala parto di mia figlia». Questo ha esclamato, nel giugno del 2017, Pierpaolo d’Arienzo, Sindaco del Comune di Monte Sant’Angelo (FG), di fronte alla sua auto incenerita da un rogo di natura dolosa.
«Hanno festeggiato la mia elezione con un bel fuoco e mi sono arrabbiato di brutto perché in quell’auto ci era nata mia figlia. Sono perennemente in ritardo e pure quel giorno ero in ritardo, così non siamo arrivati in tempo all’ospedale e mia figlia è nata lì, sul sedile reclinato».
LA CAMPAGNA ELETTORALE
In campagna elettorale d’Arienzo, che si era candidato con la lista “CambiaMonte” ad amministrare un comune considerato la culla delle mafie foggiane era stato chiaro: «Di una cosa sono certo: punteremo a rendere il Comune di Monte Sant’Angelo una casa di vetro trasparente. Non arretreremo di un millimetro nel contrasto alla criminalità».
Monte Sant’Angelo è una terra di mafia. Piccolo paesino di poco meno di 12mila abitanti, è stato il primo di quattro comuni foggiani ad essere sciolto per condizionamenti mafiosi nel luglio del 2015. A seguire anche le amministrazioni comunali di Mattinata, Cerignola e Manfredonia sono cadute per infiltrazioni da parte della criminalità organizzata.
Le sentenze dei tribunali considerano la mafia di Monte Sant’Angelo la più antica di quelle foggiane, più conosciuta come la mafia garganica quella che ha il controllo della costa e dei traffici, un tempo quello di sigarette di contrabbando, oggi quello degli stupefacenti e della marijuana proveniente dall’Albania.
«Consapevoli del contesto del nostro territorio non appena eletti abbiamo adottato due provvedimenti importanti: il primo l’adesione ad Avviso Pubblico, la rete degli enti locali antimafia di cui poi sono diventato Coordinatore regionale; il secondo, nel 2019, il rinnovo dell’adesione alla Stazione unica appaltante (Sua) della Provincia gestita con la Prefettura, delegando così la gestione degli appalti fuori dal nostro Comune e assicurando, proprio come indicato dalla Legge 136, “la trasparenza, la regolarità e l’economicità della gestione dei contratti pubblici e la prevenzione sul rischio di infiltrazioni mafiose”. Abbiamo scardinato monopoli che resistevano da anni. Questo è stato un segnale chiaro per chi sa leggere questi messaggi».
LE MINACCE
E forse è anche per questo che l’auto incendiata al sindaco Pierpaolo d’Arienzo non è stato né il primo né l’ultimo di una serie di atti intimidatori che l’amministrazione di Monte Sant’Angelo ha subito in questi anni, sino a qualche giorno fa.
Pochi giorni prima dell’incendio della macchina di d’Arienzo, ignoti avevano tentato di incendiare l’automobile del responsabile comunale del settore Affari Generali, Domenico Rignanese.