L’impatto del gioco d’azzardo sui territori. Oggi online un webinar promosso da Avviso Pubblico e Regione del Veneto

Si è svolto lunedì 10 febbraio il webinar “L’impatto del gioco d’azzardo sui territori: ruolo e azioni degli enti locali e delle regioni”, promosso dalla Regione del Veneto, in collaborazione con Avviso Pubblico, che ha visto la partecipazione di più di cento persone, tra amministratrici e amministratori locali, dirigenti e funzionari pubblici di enti locali, regioni e aziende sanitarie. È stata un’occasione importante per fornire informazioni, conoscenze ed esperienze utili sulla prevenzione di fenomeni illegali e criminali sui territori, in collaborazione con le forze di polizia e le altre istituzioni.

Ad introdurre l’incontro Francesca Zottis, Presidente Osservatorio regionale del Veneto per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e la promozione della trasparenza, che ha sottolineato «l’importanza di creare un sistema di comunità anche in vista dell’aumento del fenomeno in Veneto. La Regione divide il suo impegno in vari livelli: da un lato l’aspetto sociale, quindi la salute e la prevenzione in termini di formazione all’interno, per esempio, delle scuole. Dall’altro l’aspetto dell’aumento della spesa pro capite da gioco d’azzardo, che si salda spesso a quello delle infiltrazioni criminali».

«Entro il 31 maggio, quasi tutti gli operatori delle sale da gioco venete saranno obbligati a partecipare ad un percorso di formazione con l’obiettivo di acquisire strumenti diventare antenne sul territorio. Questi sono tutti indicatori – continua Zottis – che noi raccogliamo anche proprio cercando di mettere insieme l’impegno della Quinta Commissione che si occupa di sanità e di sociale con quello che è l’impegno della Commissione Legalità e dell’Osservatorio che invece si occupano più di andare a interloquire con associazioni come Avviso Pubblico. Il mio auspicio è quello che sempre di più si riesca a potenziare quella che è un’azione organica fra diversi livelli istituzionali e impegno comunitario».

Nel corso del suo intervento Claudio Forleo, Responsabile dell’Osservatorio parlamentare di Avviso Pubblico, ha analizzato la diffusione del gioco d’azzardo in Italia, a partire dai dati inerenti al consumo. Nel 2024 gli italiani hanno puntato al “tavolo da gioco” 160 miliardi di euro: circa il 7,5% del PIL, e quasi l’88% della spesa alimentare in Italia. Una cifra che supera di gran lunga la somma dei bilanci dei comuni italiani, che è di 77 miliardi di euro. Con questi numeri l’Italia risulta il primo paese in Europa per spesa in azzardo e il quarto nel mondo.

A questo vanno aggiunte le conseguenze della dipendenza da gioco d’azzardo patologico – circa un milione e mezzo di giocatori – e gli appetiti mafiosi che secondo le stime ufficiali ammonta a circa 20 miliardi di euro l’anno: tanto vale il gioco d’azzardo illegale.

«Il gioco d’azzardo è storicamente attrattivo per le organizzazioni mafiose poiché riescono a controllare sale giochi, punti scommesse e bar – spiega Claudio Forleo, autore insieme a Giulia Migneco del volume “La pandemia da azzardo – Il gioco ai tempi del Covid: rischi, pericoli e proposte di riforma” (Altreconomia, 2021) – Questo tipo di infiltrazione è congeniale alla gestione del territorio ed è uno degli obiettivi principali dei clan. In alcuni territori hanno colonizzato l’offerta fisica legale, tramite estorsioni o sfruttando la connivenza di alcuni imprenditori. Negli ultimi anni hanno realizzato una saldatura tra gestione della raccolta fisica e online, realizzando quella che è stata definita dagli investigatori “strategia di ibridazione”, nella quale i punti di raccolta fisici vengono utilizzati da reclutatori di clienti per siti online illegali, i cui server sono posti in Paesi esteri privi di concessione ad operare sul territorio italiano».

Sono stati molti i tentativi di arginare il fenomeno da parte di Comuni e Regioni che negli anni hanno prodotto regolamenti e restrizioni dell’offerta del gioco. Ma la bozza di riforma del settore proposta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, rischia di vedere un ritorno alle origini, con la cancellazione delle distanze dai luoghi sensibili, la drastica riduzione dei luoghi sensibili e limitazioni orarie.

«Nel corso di questi anni, in assenza di una disciplina compiuta a livello nazionale sul gioco d’azzardo, sono intervenuti sul tema Regioni e Comuni, adottando misure, come i limiti orari e il distanziometro, confermate nel tempo dalla giurisprudenza di TAR e Consiglio   di Stato – dice Marco De Pasquale dell’Osservatorio parlamentare di Avviso Pubblico – Decine e decine di sentenze hanno ribadito un punto centrale: esiste, per gli Enti territoriali, non solo una facoltà ma un vero e proprio obbligo di stabilire limiti alle attività di gioco, e questo alla luce dell’oggettiva pericolosità dell’azzardo sulla salute delle persone e sull’economia dei territori. Si può dire, insomma, che si è consolidato un vero e proprio patrimonio di strumenti pratici, da un lato, e di principi giurisprudenziali, dall’altro, che è importante non vadano dispersi».

Gli effetti dell’azzardo sono visibili sui territori. I dati del Veneto, che da un lato si attesta fra le regioni più virtuose nella classifica nazionale – pur tuttavia registrando oltre 8,5 miliardi di euro nel 2023 – dall’altra riportano preoccupanti eccezioni. Lo spiega Massimo Masetti, Referente di Avviso Pubblico sul tema azzardo.

«La provincia in cui si osserva il maggior incremento di giocato è quella di Verona, mentre quella con il più elevato giocato pro capite è la provincia di Rovigo con 2.207 euro ad abitante. Ma è il caso di Anguillara Veneta a saltare agli occhi. I poco più di 4.000 abitanti spendono in azzardo più di 13.000 euro pro capite l’anno, risultando maglia nera tra i piccoli comuni in Italia. Mentre il dato sul Betting Exchange – gioco online segnalato tra quelli maggiormente utilizzati per il riciclaggio di denaro dalla malavita – nel comune di Albaredo d’Adige (5.209 abitanti) raggiunge i 7.910.115 euro».

«La finanziaria 2025 abolisce l’Osservatorio Nazionale per il contrasto al gioco d’azzardo patologico ed il fondo vincolato (prima di 50 milioni di euro e poi di 44 milioni) dedicato alla prevenzione, al contrasto e alla presa in carico dei patologici inserendolo in un fondo nazionale “allargato” a tutte le dipendenze», spiega ancora Massimo Masetti. «Bisogna ragionare sul riordino del settore azzardo mettendo al centro la salute delle persone e non gli interessi dei concessionari o le entrate dello Stato, ce lo impone la Costituzione».

La proposta è di «considerare una riduzione significativa dell’offerta, anche a discapito dell’entrata erariale, e di eliminare i giochi d’azzardo più pericolosi sia in termini di dipendenza sia in termini di infiltrazione mafiosa. In questo – conclude Masetti – senso è necessario introdurre accorgimenti tecnologici per ridurre la dipendenza. Questo impianto normativo rischia di vedere vanificati tutti gli sforzi fatti da tante Regioni e tantissimi comuni per contenere questo fenomeno. Bene una nuova legge nazionale che stabilisca lo “standard” minimo, ma le legge regionali e i provvedimenti comunali devono rimanere in vigore laddove risultino maggiormente restrittivi rispetto alla legge»

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