Contrasto al gioco d’azzardo patologico. I poteri dei Comuni: le ultime decisioni dei tribunali amministrativi

Nel corso degli ultimi anni, grazie anche a due importanti sentenze della Corte Costituzionale, si è consolidato l’orientamento giurisprudenziale che afferma la piena legittimità dei provvedimenti delle Amministrazioni locali volti a limitare l’apertura e l’attività degli esercizi dove si pratica il gioco d’azzardo e contrastare il fenomeno del Gap (per una approfondita ricostruzione della normativa e della giurisprudenza in materia clicca qui).

Di recente vi sono state due importanti decisioni con le quali sono stati respinti i ricorsi nei confronti dei provvedimenti dei comuni di Napoli e Pavia.

L’ordinanza del TAR della Campania non ha concesso la sospensiva del regolamento sulle sale da gioco approvato nel 2015 dal comune di Napoli: si tratta di una normativa molto innovativa sia per quanto concerne la collocazione degli esercizi (applicazione del distanziometro e divieto di apertura in determinate aree del contro storico anche con riferimento alle vecchie licenze) che la riduzione degli orari di apertura.

La sentenza del TAR Lombardia (n. 1467 del 2016) ha invece confermato la piena legittimità dell’ordinanza limitativa degli orari adottata dal comune di Pavia (massimo 8 ore giornaliere) giudicandola “ragionevole e adeguatamente motivata sia con riferimento allo strumento utilizzato (riduzione di orario), sia con riferimento al merito della riduzione operata”. Il Comune di Pavia ha scelto tra le opzioni a sua disposizione, con valutazione che non presta il fianco a censure di irragionevolezza, una soluzione che fosse in grado di allontanare da fenomeni di dipendenza patologica i soggetti più fragili, diminuendone oggettivamente – tramite una limitazione oraria – l’esposizione al rischio” individuando “alcune fasce orarie (primo pomeriggio, seconda serata) ritenute maggiormente pericolose per la tipologia di soggetti deboli da salvaguardare”.

La stessa sentenza sottolinea altresì l’accurata istruttoria svolta dall’amministrazione comunale, fondata sull’analisi dei preoccupanti dati sulla spesa interna pro-capite collegata al gioco d’azzardo, sul consistente numero di esercizi commerciali e apparecchiature di gioco lecito esistenti sul territorio comunale, e sulla inefficacia delle misure adottate in passato.

Le sentenze sopra citate evidenziano ancora una volta l’importanza delle misure assunte negli ultimi anni da Regioni ed Enti locali, in assenza di un piano di riordino nazionale; al contrario, proprio l’assenza di una disciplina specifica da parte della Regione Lazio e del comune di Roma ha portato ad esempio il Tar di Roma a respingere il ricorso presentato da un’associazione dei consumatori avverso l’apertura di una sala giochi in un quartiere residenziale di Roma (sentenza n. 8486 del 2016).

Le decisioni dei giudici amministrativi sopra ricordate confermano la necessità che le nuove Linee guida della Conferenza unificata recepiscano le buone prassi sperimentate a livello locale. Va segnalata, a tale riguardo, la tendenza da parte di alcuni comuni che insistono nella stessa area territoriale di adottare la medesima disciplina, al fine di evitare che una diversa regolamentazione della materia comprometta l’efficacia delle misure di riduzione degli orari: si può citare a tale riguardo l’esperienza dei comuni del Miranese, in provincia di Venezia (Scorzè, Martellago e Spinea) e di quelli della provincia di Biella (Mosso, Soprana, Trivero e Valle Mosso).

Per aver maggiori informazioni consulta la sezione Gioco d’azzardo del sito di Avviso Pubblico, che riporta, tra gli altri documenti, anche il testo dei diversi provvedimenti adottati dalle Amministrazioni regionali e locali (cfr. la rubrica Buone prassi).

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