Commissione d’inchiesta sugli amministratori sotto tiro: il punto sui lavori. Intervista alla Presidente, Doris Lo Moro

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Recentemente, la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, istituita nel mese di marzo a palazzo Madama, ha indetto una conferenza stampa per illustrare le iniziative e i primi risultati prodotti.

Avviso Pubblico ha intervistato la senatrice del Pd Doris Lo Moro, Presidente della Commissione, per saperne di più.

Perché istituire una Commissione d’inchiesta sugli amministratori sotto tiro?

Da alcuni anni eravamo consapevoli che c’era una grande attenzione da parte del mondo associativo su questo fenomeno, ma non da parte dalle Istituzioni, che invece hanno sottovalutato per troppo tempo il problema. Per comprendere le cause, l’ampiezza e quali misure di prevenzione poter mettere in atto per far fronte a questo aumento di intimidazioni verso gli amministratori locali abbiamo deciso di istituire una specifica Commissione d’inchiesta.

Il 21 marzo 2014, il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha provveduto alla nomina dei componenti e il 26 marzo sono stati individuati i presidenti, i segretari e i vicepresidenti.

Vogliamo che la Commissione svolga un ruolo di grande rilevanza per contrastare questo triste fenomeno che condiziona l’attività degli amministratori locali, limitandoli nell’esercizio delle loro funzioni rappresentative e di governo.

Quali sono gli obiettivi che la Commissione si è prefissa di raggiungere? Come state lavorando?

La Commissione, oltre a valutare le reali dimensioni del fenomeno, è chiamata a verificare la congruità della normativa vigente in materia e la sua applicazione. In particolare, il nostro lavoro è finalizzato a proporre soluzioni di carattere legislativo e amministrativo efficaci, che siano in grado di garantire il migliore e libero esercizio delle funzioni attribuite agli enti e agli amministratori locali.

Pertanto, abbiamo ritenuto che la prima cosa da fare fosse ascoltare tutte quelle associazioni che si erano occupate del fenomeno, in primis Avviso Pubblico, che ormai da tre anni redige un Rapporto sugli “Amministratori sotto tiro” in cui analizza in modo dettagliato la situazione a livello nazionale. Successivamente, abbiamo scritto ai prefetti italiani per avere un’idea e un censimento del fenomeno, chiedendogli anche di monitorare gli atti intimidatori che si sarebbero verificati durante la campagna elettorale, che non sono stati pochi, come ha messo in evidenza anche la vostra Associazione.

In quali tempi è previsto che si concluda il lavoro della Commissione?

Entro settembre la Commissione dovrebbe essere in grado di esprimere un progetto di legge teso essenzialmente al potenziamento dell’attuale normativa. Occorre far approvare delle leggi che vadano al di là dell’azione di denuncia, per entrare nel merito del fenomeno. Bisogna creare una banca dati per far conoscere le storie dei tantissimi amministratori minacciati che pongono la lotta alle mafie e alla corruzione al centro della loro agenda politica.

Ovviamente è ancora presto dire che risultati riusciremo ad ottenere visto che la nostra analisi è iniziata da soli due mesi. Ma i dati sinora emersi purtroppo confermano quello che avevate già ben evidenziato con il vostro Rapporto.

In quali territori, secondo la Commissione, è più urgente intervenire?

Non è più possibile fare una distinzione tra Nord e Sud. Le organizzazioni criminali sono ormai radicate ovunque. Nelle Regioni del Sud, la situazione è più delicata, perché il fenomeno è legato anche ad aspetti culturali, quindi è più difficile da sradicare. Tuttavia, è necessario agire ovunque, in maniera diffusa e rapida, prima che sia troppo tardi.

Abbiamo avuto notizia che avete anche stilato un documento sui casi di omicidi di sindaci, assessori e consiglieri negli ultimi quarant’anni. Può dirci qualcosa di specifico in merito?

Abbiamo fatto un importante lavoro sui casi di omicidio che hanno riguardato gli amministratori locali negli ultimi quarant’anni. I risultati non sono ancora definitivi, ma i dati sinora raccolti mostrano una situazione allarmante e confermano che c’è stata una forte sottovalutazione del fenomeno. Negli ultimi quarant’anni sono stati uccisi 45 amministratori locali, 23 magistrati e 8 giornalisti. Non è possibile che queste decine di uomini e donne ammazzati non abbiano ancora prodotto un’allerta, è inammissibile. Quello degli amministratori locali intimiditi è un fenomeno nazionale che rischia di rimanere confinato sempre e solo nella cronaca locale, per poi essere spesso dimenticato.

 

A cura di Giulia Migneco
Addetta stampa di Avviso Pubblico

 

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