CHI GOVERNA OGGI IL MONDO? FABIO ARMAO RACCONTA “LA SOCIETA’ AUTOIMMUNE” SU #CONTAGIAMOCIDICULTURA

In questa nuova puntata di #CONTAGIAMOCIDICULTURA proveremo a capire perché la nostra società sembra non produrre più gli anticorpi per curare le proprie malattie, ma addirittura sviluppi degli atteggiamenti che le alimentano, puntando verso una tendenza all’autodistruzione. Lo facciamo con un nuovo capitolo della rubrica di Avviso Pubblico, nataper conoscere, analizzare e approfondire come prevenire e contrastare le infiltrazioni mafiose e i fenomeni corruttivi, per tentare di impedire che mafiosi e corrotti possano ancora continuare a danneggiarci.

Fabio Armao è docente di Relazioni internazionali all’Università di Torino, città dove vive e lavora. È un profondo conoscitore delle organizzazioni criminali e collabora con la rivista “Micromega”, per la quale cura un proprio blog. È autore di numerosi saggi tra cui Il sistema mafia (2000) e Inside War (2016) e con Meltemi ha pubblicato L’età dell’oikocrazia (2020) e Le reti del potere (2020), attraverso cui ha teorizzato l’ascesa del clan come struttura sociale di riferimento contemporanea: non solo in ambito criminale, ma anche in economia, nella politica e in generale nel sistema sociale. Il clan come nuova forma di governo su cui predominano gli interessi privati su quelli pubblici. Insieme ad Armao andremo a scoprire di più attraverso il racconto de “La società autoimmune – Diario eretico di un politologo” (2022), appena pubblicato per Meltemi Editore. Il libro è un scarto ulteriore di questa presa di consapevolezza.

Fabio Armao lo definisce un viaggio in luoghi diversi, che affronta temi diversi «nel tentativo di rispondere ad una delle domande essenziali per noi politologi: chi governa oggi il mondo?». Per rispondere a questa domanda l’autore viaggia da Palermo all’Afghanistan, passando per Ciudad Juárez, in Messico, e per le strade degli Stati Uniti, e poi ancora a Delhi e Londra. In questo percorso «ricostruisce l’aggrovigliata trama del potere nel XXI secolo, là dove si è manifestata con drammatica evidenza una nuova forma di “totalitarismo neoliberale: la rinascita del clan come struttura di riferimento del sistema sociale. Ed è proprio il clan il filo conduttore che unisce vere e proprie patologie sociali come mafie, gang, neofascismo, finanza underground, capitalismo clientelare, femminicidio, ecocidio e privatizzazione della guerra».

I principali protagonisti di questa fase storica, aveva scritto Armao ne “Letà dell’oikocrazia” (Meltemi, 2020), «non sono più gli stati-nazione, ma gruppi che agiscono come clan: mafie, gang, terroristi, signori della guerra, ma anche partiti e alte sfere della finanza e delle corporation multinazionali». Ed è proprio la politica la principale responsabile di quanto accade, dice l’autore.

La politica «che ha abdicato alle propria natura e alla proprie funzioni e che si è ritirata – soprattutto la politica democratica – che ha abbandonato il welfare state e le lotte per ridurre le diseguaglianze e ha lasciato via libera ad un capitalismo sempre più predatorio, sempre più finanziario, speculativo e che non si fa scrupolo di eliminare addirittura i propri stessi consumatori, come nel traffico di droga». Ma a tutto questo c’è una soluzione, che per Fabio Armao è un ritorno ad una rinnovata politica, nel tentativo di porre qualche limite al dilagare di queste forme di violenza organizzata.

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