TRA LEGALE E ILLEGALE. LE MAFIE NEL GIOCO D’AZZARDO

ANTICIPIAMO QUI ALCUNI RISULTATI DI UNA RICERCA SULLA PRESENZA DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO NEI MERCATI DEL GIOCO D’AZZARDO. LO STUDIO, COMMISSIONATO DALL’ASL 3 DI TORINO E COFINANZIATO DAL CENTRO PER LA RICERCA SOCIALE PUBBLICA E APPLICATA ‘LUIGI BOBBIO’ DELL’UNIVERSITÀ DI TORINO, HA APPROFONDITO IL RAPPORTO TRA SISTEMI DI REGOLAMENTAZIONE DEL GIOCO E ATTIVITÀ DELLE MAFIE.
Il contributo di Federico Esposito*, Lorenzo Picarella*, Rocco Sciarrone**

Il lavoro si è concentrato non soltanto sugli attori criminali, ma anche e soprattutto sui processi di regolazione che interessano il gioco pubblico. È stata pertanto seguita una duplice prospettiva: una focalizzata sullo studio delle filiere di mercato alla ricerca dei fattori di contesto intorno ai quali si schiudono varchi per la penetrazione criminale; l’altra centrata sull’operatività delle mafie in alcuni settori di gioco specifici.

L’indagine si è basata sull’analisi sistematica e approfondita di trenta inchieste giudiziarie che hanno interessato diverse regioni italiane in riferimento sia al gioco su rete fisica, sia a quello a distanza, in grande espansione negli ultimi anni (nel 2021 ha registrato un aumento del 36% rispetto all’anno precedente, superando per la seconda volta consecutiva i volumi raccolti su rete fisica). A questa analisi è stata affiancata una campagna di interviste a testimoni qualificati.

Com’è noto, il mercato italiano del gioco pubblico presenta rilevanti dimensioni industriali ed economiche e risulta tra i più estesi e in crescita in Europa. Questo sviluppo è ascrivibile a scelte politiche che nell’ultimo trentennio hanno favorito l’allargamento dell’offerta di giochi per ragioni di bilancio pubblico, rimpinguato con i proventi dell’imposizione fiscale sugli ingenti volumi di gioco.

Vale la pena ricordare a tal fine che la regolazione statale è affidata in regime monopolistico all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm), ente che autorizza alcuni soggetti privati all’esercizio pubblico del gioco mediante il rilascio di concessioni. I concessionari operano quindi in mercati a concorrenza controllata che, a seconda dei vari tipi di gioco, disegnano articolazioni di filiera differenziate e con forti interessi organizzati, spesso confliggenti con quelli pubblici.

La permeabilità criminale

La riserva statale è perciò oggetto di numerose critiche, relative soprattutto alla produzione di esternalità negative quali la diffusione di disturbi derivanti dal consumo di giochi. Tra le tante questioni discusse, troviamo anche quella che riguarda la tradizionale fragilità del settore rispetto a infiltrazioni e interessi criminali. Un tema controverso, sul quale si è generato un dibattito polarizzato.

Da un lato, l’estensione dell’offerta di gioco legale viene concepita come argine alla diffusione di quello illegale; dall’altro, si sottolinea il crescente ruolo delle organizzazioni mafiose in questo tipo di attività, evidenziando un rapporto direttamente proporzionale tra l’allargamento dell’offerta legale e la crescita degli illeciti. A queste posizioni conseguono orientamenti più o meno restrittivi circa le forme di regolamentazione a cui sottoporre il mercato.

In realtà, i risultati della nostra indagine suggeriscono di ricondurre la questione della permeabilità criminale agli assetti istituzionali e regolativi, superando al tempo stesso la visione dicotomica del rapporto tra legale e illegale, che a sua volta sfocia in una fuorviante visione idraulica della relazione tra offerta e domanda di giochi leciti e illeciti.

I mercati del gioco d’azzardo sono infatti attraversati da elevati livelli di opacità e dalla presenza di diversi profili di illegalità che costituiscono fattori di vulnerabilità alla penetrazione delle mafie. Esse vi operano in modo variabile. Tra le forme più elementari di azione troviamo l’organizzazione di mercati clandestini. È il caso di fenomeni tradizionali come le bische, il totonero o le corse e scommesse ippiche illegali, che risultano tuttavia un ambito residuale di attività al quale le mafie affiancano una più complessa strategia di affermazione imprenditoriale.

Quattro tipi di infiltrazione

Le modalità maggiormente utilizzate dai mafiosi per infiltrarsi nell’economia legale dei giochi sono soprattutto di quattro tipi: il riciclaggio, l’acquisizione di società, la distribuzione di prodotti illeciti e il controllo violento del mercato. Le prime due attività sono trasversali e si manifestano, ad esempio, con l’acquisizione e gestione di sale in cui viene offerto gioco d’azzardo. Sulla distribuzione e imposizione – anche violenta – di prodotti leciti e illeciti si rivelano centrali invece gli apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro – le cosiddette slot machines – e il comparto del gioco online.

La differente operatività mafiosa è rintracciabile nelle diverse caratteristiche dei mercati e delle relative configurazioni di filiera. Gli ultimi due settori si distinguono infatti per la presenza di figure imprenditoriali intermedie, che agiscono con ampi margini di autonomia e rivelano un forte rapporto con il territorio, ma a cui non sono richieste particolari competenze manageriali né conoscenze specialistiche.

Per la penetrazione mafiosa nel comparto delle slot machines è rilevante il segmento di filiera dei gestori, soggetti che distribuiscono le macchine presso una molteplicità di esercizi commerciali come bar e tabaccherie. Con riferimento al gioco online risultano invece centrali i master, ossia gli agenti di vendita territoriali dei concessionari, il cui ruolo evidenzia la significativa dimensione fisica di un canale che teoricamente sarebbe immateriale.

Autonomia, bassa specializzazione e legame col territorio si configurano come fattori di debolezza di questi segmenti intermedi perché consentono ai mafiosi di far fruttare le principali competenze di cui dispongono. Essi investono in capitale sociale, risorsa per costruire alleanze con imprenditori del settore e con altri attori dell’area grigia come tecnici e professionisti, e ricorrono alla violenza quale strumento di regolazione del mercato al fine di eliminare la concorrenza e favorire i soggetti economici collusi, anche tramite l’imposizione dei prodotti di gioco leciti.

Attenzione ai Pvr e ai Ctd!

Accanto a questi ultimi le mafie gestiscono apparecchi e siti non conformi alle disposizioni di legge. È il caso delle slot modificate in modo da alterare i reali flussi di gioco per sottrarre denaro all’erario. Sull’elusione fiscale si basa anche la distribuzione di prodotti totalmente illegali come i videopoker o i totem, collocati solitamente negli stessi locali in cui sono presenti quelli legali.

Un meccanismo analogo a quanto si verifica per i cosiddetti siti “.com”, anch’essi privi delle autorizzazioni statali. L’accesso a queste piattaforme online è possibile sia in luoghi formalmente legali, come le agenzie di scommesse e i punti di vendita e ricarica (Pvr), sia nelle sedi territoriali di concessionari esteri, i cosiddetti Centri di trasmissione dati (Ctd). Su questi ultimi profili è opportuno soffermarsi.

I Pvr non sono infatti luoghi in cui si può fruire di gioco online ma semplici terminali che prevedono servizi collaterali per i consumatori. Essi tuttavia vengono utilizzati per coprire l’attività clandestina di somministrazione di siti illegali. I Ctd sono invece luoghi fisici simili alle agenzie di scommesse, ma che permettono il collegamento a siti di gioco riconducibili a operatori stranieri. La legittimità di questi ultimi a esercitare in Italia non è ben definita ed è motivo di controversie giurisprudenziali, dovute a irrisolte asimmetrie normative tra il diritto europeo e quello nazionale in materia di libertà di impresa.

Gli alti guadagni

Insieme a questi fattori regolativi, a spiegare la presenza mafiosa nel settore ci sono anche le ingenti possibilità di guadagno, investimento e reinvestimento per i clan in mercati estremamente remunerativi. Un altro elemento di forte attrattività è la debolezza dei controlli e il difficile accertamento degli illeciti da parte delle agenzie di contrasto, riscontrato nelle testimonianze raccolte durante la ricerca.

Al netto degli elementi comuni è comunque possibile rilevare differenze tra i settori maggiormente infiltrati. Se nel caso dell’online le mafie fanno ricorso prevalentemente a metodi fraudolenti, basati sulla sistematica evasione fiscale, l’aggiramento delle norme, la promiscuità tra attività legali e illegali, nel comparto delle slot è più frequente l’utilizzo dell’intimidazione, finalizzata all’imposizione dei prodotti presso gli esercizi commerciali. Il ricorso a metodi violenti è comunque circoscritto alle zone di tradizionale radicamento mafioso, dove i clan attingono alla consolidata reputazione criminale. Al contrario, nelle aree non tradizionali più frequente è l’adozione di metodi collusivi.

Reti transnazionali per l’online

Per quanto riguarda l’online appare infine decisivo il quadro di confusione normativa, che rende particolarmente vulnerabile il settore a pratiche che si muovono a cavallo tra legale e illegale, crinale lungo il quale i mafiosi sembrano trovare particolare agibilità. Le reti criminali che si sviluppano in questo settore tendono ad assumere una configurazione transnazionale, elemento che complica ulteriormente il quadro.

Giocano un ruolo infatti anche attori economici indipendenti, che operano in paesi stranieri in cui basse sono le barriere di ingresso al mercato dei giochi. Tale aspetto produce una proliferazione di figure, attive in un contesto opaco non soltanto dal punto di vista normativo ma anche in relazione alla circolazione del denaro.

Si rileva fondamentale così il ricorso ai paradisi fiscali e a sistemi tributari che agevolano l’occultamento di proventi illeciti. In tal senso, commercialisti e avvocati detengono il capitale umano indispensabile per agire in scenari complessi, dove risultano importanti anche le carriere di alcuni imprenditori specializzati a cui i mafiosi chiedono collaborazione.

Non solo mafiosi

Ad ogni modo, nel mercato dei giochi sono presenti molteplici forme di criminalità organizzata. Ciò suggerisce di rifuggire da uno sguardo focalizzato esclusivamente sui mafiosi e quindi di allargare il campo di osservazione alle reti di relazioni e di affari in cui sono inseriti.

Di fondamentale importanza risultano, come si è detto, i meccanismi di funzionamento delle filiere di mercato, come pure i fattori di contesto e i vincoli istituzionali. Alla luce di quanto emerso nell’indagine, anche il problema delle mafie – al pari delle altre questioni che interessano l’universo del gioco d’azzardo – richiede di essere affrontato attraverso un ripensamento complessivo della regolazione del comparto.

* Assegnisti di ricerca presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino

** Professore di Sociologia economica presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino

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