Mafie nel Lazio: presentato il 5° Rapporto dell’Osservatorio Regionale per la Sicurezza e la Legalità

Il 6 ottobre a Roma si è svolta la presentazione del V° Rapporto Mafie nel Lazio, curato dall’Osservatorio per la sicurezza e la legalità della Regione Lazio. Il Rapporto è stato presentato dal Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e dal Presidente dell’Osservatorio, Gianpiero Cioffredi, in una villa confiscata al clan dei Casamonica.

Il documento sintetizza le dinamiche e lo sviluppo delle organizzazioni criminali di stampo mafioso, provenienti da altre regioni e autoctone, che operano nel Lazio. Sono oltre un centinaio i clan attivi nella regione secondo il Rapporto. Accanto alle analisi dei vari territori provinciali, supportate dalle inchieste giudiziarie, il documento offre una serie di infografiche sulla collocazione geografica delle consorterie mafiose, sul narcotraffico e le piazze di spaccio nella Capitale e le altre attività illecite condotte.

“Non c’è dubbio che la crisi sanitaria scatenata dal Covid e le sue drammatiche conseguenze economiche e sociali abbiano già aperto nuovi spazi per la criminalità organizzata: grandi opportunità di reinvestire i capitali sporchi nell’economia legale; condizioni favorevoli per alimentare l’usura, approfittando della situazione di debolezza di imprenditori e famiglie; un generale rafforzamento del potere di ricatto criminale su una comunità impaurita e impoverita – scrive Nicola Zingaretti nella Prefazione del Rapporto – Ecco perché, oggi più che mai, dobbiamo essere uniti e fare muro, intervenendo concretamente sulle disuguaglianze sociali, sulle distanze crescenti tra centro e periferie; su tutte quelle forme di disagio che rappresentano da sempre il terreno più fertile per ogni organizzazione criminale”.

“Lo scenario descritto in questo Rapporto aiuta a confutare che il territorio romano e laziale sia immune dal radicamento delle cosche mafiose e rappresenti tutto al più solo luogo di investimento di capitali illeciti e non anche di una presenza plurima e diversificata a carattere sicuramente non monopolistico – – evidenzia Gianpiero Cioffredi nell’introduzione del Rapporto – Non c’è infatti un soggetto in posizione di forza e quindi di preminenza sugli altri ma sullo stesso territorio convivono e interagiscono diverse organizzazioni criminali, innanzitutto gruppi che costituiscono proiezioni delle mafie tradizionali. Insieme a queste proiezioni sullo stesso territorio coesistono inoltre gruppi criminali che danno vita a proprie associazioni di matrice autoctona accomunate dall’utilizzo del cosiddetto metodo mafioso, ma anche organizzazioni che non hanno nulla delle caratteristiche mafiose ma sono egualmente pericolose e trovano spazio su questo territorio. Si determina cosi un perverso scambio di utilità criminali tra gruppi mafiosi e criminali che si riconoscono e si rispettano reciprocamente”.

 
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