INSIEME PER I DIRITTI. IL CONTRIBUTO DI MARCO OMIZZOLO

Nella seconda parte del video tratto dall’incontro avvenuto il 4 ottobre durante la rassegna “Raccontiamoci le mafie”, sui temi caporalato, lavoro e legalità (la prima è Cittadini non schiavi), Marco Omizzolo continua il racconto della sua testimonianza diretta, riportata attraverso le storie narrate nel libro “Per Motivi di giustizia” (People, 2022).

Riprendendo dati di studi ufficiali che attestano l’aumento del numero di lavoratori ridotti in condizioni di schiavitù, descrive un sistema che considera uomini e donne come oggetti senza identità, a disposizione per le mansioni più faticose, senza il riconoscimento di alcun diritto. Definisce la situazione una gabbia di acciaio. 

“Ma si può infrangere un orizzonte tanto cupo?” Alla domanda del giornalista della Gazzetta di Mantova, Igor Cipollina, Omizzolo, risponde, mostrando le foto dei lavoratori indiani con cui è entrato in contatto, e spiega il percorso di restituzione di una soggettività che hanno realizzato e su cui stanno continuando ad impegnarsi nelle campagne dell’agro pontino.

Riporta gli effetti positivi di una azione collettiva che è diventata una battaglia politica nel senso della visione del paese e delle persone che lo vivono. E’ un’attività di costante informazione e formazione.

I braccianti non si sentono più un gregge indefinito come vorrebbero si considerassero i padroni, hanno compreso, con l’aiuto dei mediatori, cosa è scritto nei loro contratti e cosa dovrebbero pretendere fosse specificato.

Il sistema si scardina attraverso un processo di consapevolezza. Omizzolo non nasconde le difficoltà di questa impresa civile: sono state rivolte minacce pesanti e sono chiari i rischi di quanto si porta avanti. Nella piazza della Libertà di Latina, tuttavia, sono scesi a manifestare un numero impensabile di donne e uomini: un corteo che ha mostrato il senso della portata storica nel monumento che ne ha lasciato una traccia significativa.

“Le mani del rispetto” è il nome dell’opera dell’incisore Dante Mortet, inaugurata il 28 aprile del 2021.

Non ci sono scolpite aquile che guardano verso Berlino, come nella maggior parte delle statue in città, ma il calco delle mani dei lavoratori che indicano verso chi si ferma ad osservare, come a dire “tu che ci stai guardando, ora cosa fai?”.

La risposta a questa domanda chiarisce l’orizzonte: se aumentano coloro che stanno dalla parte delle persone e dei diritti, si può rischiare, se prevale l’indifferenza che sostiene i padroni caporali, l’ombra continuerà a crescere.

Omizzolo precisa che le modalità di sfruttamento si aggiornano: chi le pratica mira a dividere il fronte dei lavoratori, di pari passo devono andare la conoscenza del fenomeno e le strategie di contrasto. La prima rimane il rispetto dell’altro che passa dalla costruzione di un rapporto di fiducia alla pari, occhi negli occhi.

QUI LA REGISTRAZIONE INTEGRALE DEL CONVEGNO:

*Marco Omizzolo, sociologo, ricercatore Eurispes e docente presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Sapienza di Roma

  

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