L’osservazione attenta dei segnali, l’ascolto delle preoccupazioni dei cittadini, la denuncia agli organi competenti, la costituzione di parte civile del Comune, la partecipazione nell’aula durante le udienze. Dalla primavera del 2018 fino alla scorsa settimana nell’agenda del Sindaco di Cesenatico, Matteo Gozzoli si è inserito l’impegno nell’indagine Radici che ha portato al processo e alla condanna in primo grado da parte del Tribunale di Ravenna di alcuni rappresentanti del clan Piromalli, con il riconoscimento del metodo mafioso attraverso cui avevano cercato di infilarsi nel tessuto sociale ed economico del territorio.
Il 23 gennaio per Cesenatico è stata una giornata storica, storica e anche bella. La sentenza del processo Radici ha confermato l’impianto accusatorio, dimostrando la sussistenza della gran parte dei reati, compresa l’aggravante del metodo mafioso per alcuni degli imputati. Complessivamente sono arrivate 21 condanne sulle 22 richieste e riguardo alla nostra città, tutti i reati commessi sul nostro territorio hanno dato seguito a una condanna.
Questo ci dà coraggio perché ribadisce ancora una volta che grazie alla reattività del territorio, al lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, ci possiamo difendere dalle infiltrazioni della criminalità organizzata.
Il primo passo che questa esperienza ha confermato essere necessario per affrontare situazioni, ormai da tempo non più chiuse in confini geografici definiti, è la conoscenza del territorio, delle peculiarità che possono richiamare gli interessi delle organizzazioni criminali.
In questi anni nella nostra regione si sono svolti altri procedimenti giudiziari importanti che hanno riguardato le presenze e gli affari delle mafie, penso in particolare al processo Aemilia dal quale sono emerse vicende legate a colletti bianchi corrotti e alle attività criminali nei grandi appalti. L’indagine Radici ha scoperchiato, invece, il vaso delle infiltrazioni mafiose nel nostro tessuto turistico: nella ristorazione e nelle strutture ricettive.
Dalla primavera del 2018, prima del Covid, rappresentanti dell’organizzazione criminale, in maniera diretta o attraverso prestanome, hanno rastrellato decine di imprese con l’obiettivo di farle naufragare velocemente, sfruttando i dipendenti, minacciando i titolari, creando le condizioni per mandare a rotoli il tessuto economico sano e sostituirsi con altre modalità e scopi. A Cesenatico hanno aperto attività a distanza di pochi metri l’una dall’altra, quasi una sorta di cartello di imprese.
Come Comune siamo dal 2006 nella rete di Avviso Pubblico, abbiamo cercato di aggiornarci costantemente con percorsi formativi sul fenomeno delle infiltrazioni mafiose e della corruzione, non potevamo non dar peso a questi segnali. Conosco bene il lavoro quotidiano di ogni amministratore e amministratrice, quanto sia difficile stabilire le priorità rispetto alle questioni da affrontare: cinque locali che cambiano gestione improvvisamente potevano sembrare un tema non prioritario, ma aver intrapreso determinati corsi di formazione e allenato uno sguardo attento al fenomeno, mi ha subito fatto capire che non potessi trascurare quanto mi veniva raccontato e quanto ne deducessi.
Conoscenza e unità nell’impegno
Questo, quindi, è il momento per non far spegnere una consapevolezza che dopo la sentenza inizia ad essere maggiore: serve proseguire sulla strada della conoscenza e della formazione per richiamare ogni cittadino alle proprie responsabilità civili nella prevenzione e nel contrasto alle infiltrazioni mafiose.
Hanno riconosciuto un risarcimento al Comune, inferiore rispetto a quanto richiesto, ma non è il rimborso finanziario il nostro obiettivo, ne abbiamo due molto chiari per proseguire la sfida economica, sociale e culturale contro le mafie nel territorio.
Come amministrazione vogliamo organizzare, prima della stagione estiva, un momento di restituzione di quanto emerso da questo primo grado di giudizio, coinvolgendo le forze di polizia, il pubblico ministero della DDA di Bologna, le associazioni di categoria, la camera di commercio, Avviso Pubblico, Libera, le scuole: far conoscere quanto è accaduto e può continuare ad accadere nel nostro territorio se non siamo attenti.
Il secondo obiettivo è legato ad un bene confiscato che restituiremo a breve alla comunità: vogliamo dimostrare come si possa convertire il simbolo di un investimento illecito da parte delle mafie in un bene a disposizione del territorio. In particolare, abbiamo trasformato la proprietà confiscata in appartamenti di edilizia sociale. È la prova tangibile di cosa significhi amministrare, applicando le norme dello Stato.
Il resto del percorso lo costruiremo insieme ai cittadini. Cesenatico ha alzato la testa, e lo ha fatto grazie alla coesione del suo tessuto sociale e alle istituzioni.
Quando sono diventato Sindaco non avevo messo in conto di dovermi occupare anche di queste situazioni in prima linea, però è stato per me istintivo, proprio per il modo in cui ho deciso di interpretare il mio ruolo, decidere di reagire e impegnarmi direttamente.
Si va avanti.