21 marzo a Trapani, cinquantamila buone ragioni per difendere la nostra democrazia dalle mafie

Difendere la democrazia e l’economia sana dall’attacco delle mafie, tutelando la legislazione antimafia che tanti risultati ha dato in questi anni. Riflettere sul tema dell’abuso d’ufficio e delle intercettazioni come strumenti di contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione. E poi la vicinanza agli amministratori locali che ogni diciannove ore sono vittime di intimidazione, ai cittadini che pagano le conseguenze degli scioglimenti per infiltrazione mafiosa, ma anche ai giornalisti liberi e integri che con le loro inchieste denunciano i tentativi delle organizzazioni criminali di occupare spazi di democrazia.

Sono diversi i temi abbracciati da Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico, durante il suo intervento alla 30° Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

Oltre cinquantamila cittadini, studenti, rappresentanti delle istituzioni e membri della società civile, hanno sfilato per le strade di Trapani. Tutti uniti nel commemorare coloro che hanno perso la vita a causa delle mafie. E con loro le amministratrici e amministratori locali che da Sud a Nord tessono la rete di Avviso Pubblico per rilanciare il legame sempre più stretto fra le amministrazioni locali e le reti sociali italiane.

E dopo gli auguri a Libera per il trentesimo compleanno di questo 21 marzo, «il saluto e l’abbraccio più grande lo rivolgo a nome di Avviso Pubblico a tutti i familiari delle vittime innocenti di mafia. Camminiamo con voi da tanti anni e portiamo con voi la sofferenza, il dolore, ma anche la voglia di verità e giustizia, che anima il vostro impegno sui territori per coltivare la memoria», ha detto il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà.

Guarda il video dell’intervento del Presidente Roberto Montà

Nel suo intervento ha parlato degli effetti delle mafie sul nostro paese: sull’economia legale con 25 miliardi di euro di riciclaggio; sulla democrazia con quasi 300 comuni sciolti dal 1991 ad oggi, ma anche sui tanti ragazzi e tante ragazze che lasciano il nostro paese «perché qui non ci sono le condizioni per crescere, sviluppare e trovare lavoro, perdendo una quantità rilevante di intelligenze e di competenze».

«A fronte di questo scenario non possiamo permettere che si facciano dei passi indietro nella legislazione antimafia che è in qualche modo figlia del sangue dei servitori dello Stato che l’hanno costruita con il loro sacrificio. Dobbiamo fare una riflessione seria per non rischiare di togliere strumenti che in qualche modo ci possono consentire di contrastare le mafie».

I 1101 nomi delle vittime di mafia ricordati in piazza Vittorio Emanuele a Trapani, diventano un lungo elenco di memoria, che ci deve mettere in guardia dall’accettare l’idea che con le madie e la corruzione possiamo convivere. «Fenomeni, come quello mafioso, che hanno prodotto e producono, gravi lutti e danni enormi alla nostra economia, rappresentano una minaccia reale alla nostra democrazia».

Da qui l’esigenza di stare vicino agli amministratori e alle amministratrici locali che ogni giorno lavorano sotto la pressione di minacce, intimidazioni e aggressioni. E infine un passaggio sui valori della Carta costituzionale e sul valore della partecipazione civica. Montà cita il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che nel 2017 a Locri ammonì: “La lotta alla mafia riguarda tutti noi, nessuno se ne può tirare fuori”. Facciamo nostre queste parole, non dimentichiamole, traduciamole in impegni concreti avendo sempre come faro la nostra Costituzione, a cui noi siamo chiamati ad adempiere con fedeltà disciplina e onore, come richiamato nell’art. 54».

Condividi