“Raccontiamoci le mafie”, seconda giornata di incontri a Gazoldo (MN): testimoni di giustizia e uomini soli

Seconda giornata di “Raccontiamoci le mafie” a Gazoldo degli Ippoliti (Mantova), rassegna di autori e libri su mafie, legalità e giustizia, organizzata dal Comune in collaborazione con Avviso Pubblico.

dsc_0208Gli eventi del 26 settembre sono partiti già dalla mattina. Alle 11.00 presso la Villa comunale di Gazoldo degli Ippoliti, Matilde Montinaro, sorella di Antonio, capocorda di Giovanni Falcone, e Gianpaolo Trevisi, Direttore della scuola Allievi Agenti di Polizia di Peschiera del Garda (Verona), hanno incontrato un centinaio di bambini delle scuole della provincia di Mantova. Con loro il Sindaco di Gazoldo degli Ippoliti, Nicola Leoni e il Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico, Pierpaolo Romani.

Gianpaolo Trevisi, nel ricordare le figure dei colleghi Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, spiega ai bambini il significato della teca presente nella piazza del Comune di Gazoldo, con i resti della “Quarto Savona 15”, l’auto su cui viaggiavano gli agenti della scorta di Giovanni Falcone il 23 maggio 1992. Chiede alla piccola Anna: “Rispondimi sinceramente: sapendo che la maestra ti interrogherebbe, ma oggi non hai potuto studiare, domani vorresti andare a scuola?”. E con sincerità Anna risponde “No”. “Ecco, se domani rischio di prendere 2, io a scuola non ci vado – sottolinea Trevisi – Antonio, Rocco e Vito sapevano di poter incontrare la morte, conoscevano i rischi di proteggere un uomo nel mirino come Giovanni Falcone. Ma giorno dopo giorno sono andati al lavoro, compreso quel 23 maggio”.

dsb_2491Nel pomeriggio si raccontano le mafie attraverso i libri. Benny Calasanzio Borsellino è l’autore di “Abbiamo vinto noi. Storia di Ignazio Cutrò”. Cutrò è un imprenditore di Bivona (Agrigento), a pochi chilometri da Corleone, che lavora sodo e si sta espandendo. Il clan della zona inizia a lanciare i suoi messaggi: Cutrò se vuole lavorare deve “mettersi a posto”, pagare, perché lì comandano loro. Cutrò non ha esitazioni e dal primo momento sceglie lo Stato, denunciando ogni singola intimidazione che riceve. Darà un contributo fondamentale alle indagini, farà condannare i suoi taglieggiatori. La sua è la storia di un testimone di giustizia che ha sconfitto la mafia, ma che oggi non è più un imprenditore. “Cutrò ha pagato un prezzo altissimo – spiega l’autore – Si è trovato a sentirsi un peso, ha rotto i rapporti con buona parte della famiglia che non accettava la sua scelta. Credo che esistano figure speciali in questo Paese, Ignazio è una di queste. Con un fortissimo senso dello Stato e delle Istituzioni”.

dsc_0312In serata spazio ad Attilio Bolzoni, giornalista de La Repubblica, grande conoscitore della Cosa nostra guidata dai Corleonesi di Riina e Provenzano. Bolzoni ha scritto “Uomini soli”, in cui ripercorre le vicende umane e professionali di Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pio La Torre, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. “La solitudine che accomuna questi uomini non è tanto politica o sociale, la loro è la ‘solitudine della porta accanto’, sul luogo di lavoro, che precede l’isolamento istituzionale e politico – sottolinea Bolzoni – La Torre è stato isolato nel suo partito, considerato un ossessivo perché ‘aveva sempre la mafia in testa’. Dalla Chiesa è probabilmente il Generale più amato nella storia dell’Arma dei Carabinieri, ma dalle truppe non dagli alti comandi, che mal lo sopportavano. I primi ad isolare Falcone e Borsellino furono gli stessi magistrati del loro Palazzo di Giustizia, poi toccò al CSM”.

 

 

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