Si è concluso questa mattina a Monza il sesto ciclo di incontri organizzati dalla Regione Lombardia in collaborazione con Avviso Pubblico nell’ambito del progetto Percorsi di formazione e conoscenza contro mafia e corruzione.
Il progetto, che prevede la realizzazione di un totale di 22 eventi formativi nelle 11 tappe provinciali, mira a sviluppare iniziative di conoscenza, formazione e scambio di buone prassi amministrative, volte a far maturare sensibilità rispetto alla prevenzione e al contrasto alle mafie e alla corruzione e di ogni altro reato connesso alle attività illecite e criminose.
A Monza si è discusso di infiltrazioni mafiose e corruzione nella sanità pubblica e privata, attraverso il racconto delle trasformazioni nei modelli corruttivi e delle infiltrazioni criminali nei circuiti sanitari, descrivendo gli strumenti volti a prevenirli e contrastarli. Due eventi – uno serale di carattere generale, e l’altro mattutino dai contenuti specialistici – che hanno visto la partecipazione di funzionari e dipendenti degli Enti locali, giornalisti e cittadini. Gli incontri sono stati moderati da Silvia Nejrotti, Dipartimento Formazione di Avviso Pubblico.
“Quando i mafiosi si sono spinti fuori dai territori di origine, non esisteva neanche la definizione di associazione mafiosa, poi declinata nel 1982 attraverso l’articolo 416bis – ha spiegato Giampiero Rossi, giornalista del Corriere della Sera – I sequestri di persona prima, il traffico degli stupefacenti in seguito, sono stati il bancomat delle organizzazioni criminali. Denaro poi reinvestito nel settore legale, grazie all’incontro con imprenditori e professionisti, anche nel settore sanitario. La pistola e la mazzetta sono due dei ferri del mestiere, si entra nel settore che si vuole infiltrare con le buone o con le cattive. Hanno riprodotto nel Settentrione anche il loro modus operandi: non si pensava che il pizzo potesse diventare una pratica abituale tra la cintura di Milano e le province circostanti, ma è quello che è accaduto”.
“Una minoranza organizzata avrà sempre la meglio su una maggioranza incapace di cooperare – ha dichiarato Piergiorgio Samaja, Capocentro operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Milano – Oggi una grande forza delle organizzazioni criminali risiede nella cosiddetta ‘area grigia’, composta da una minoranza di imprenditori, professionisti, politici e amministratori pubblici compiacenti. Ciò che non viene compreso da queste minoranze è che le mafie, nell’offrire i propri servizi, non si accontentano di rimanere ‘soci di minoranza’. Una volta che sei caduto nella loro rete, i clan sono in grado di sottrarti ogni cosa. Il settore sanitario finisce nel mirino degli appetiti mafiosi perché è il secondo capitolo di spesa, dopo quello delle costruzioni, in tema di appalti pubblici”.
“La sanità è un settore di investimento relativamente nuovo per le organizzazioni mafiose – ha evidenziato Federica Cabras, ricercatrice Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università di Milano – Rappresenta un mercato che potremmo definire sofisticato, diverso dagli altri campi tipici di infiltrazione. È un settore dalle mille risorse, in grado di garantire plurimi vantaggi: dal profitto al consenso, dai vantaggi politici all’impunità. Stanno emergendo nuove dinamiche in atto: investimenti nelle farmacie, infiltrazioni nel traffico illegale di farmaci, un crescente numero di medici e farmacisti legati da parentele con esponenti di ‘ndrangheta. Non è un caso che la concentrazione geografica dei casi di infiltrazione ricalchi le forme di distribuzione geografica della stessa organizzazione ‘ndranghetista”.
“Vi sono due tipi di corruzione in campo sanitario, che potremmo definire spicciola e strategica – ha sottolineato Massimo Brunetti, responsabile Prevenzione corruzione e trasparenza dell’AUSL di Modena – Nella corruzione spicciola sono coinvolti uno o pochi operatori e gli effetti dell’azione sono limitati: ad esempio il singolo che per favorire un paziente prende i soldi in nero. La corruzione strategica si ha quando l’interesse del cittadino viene accantonato su pressioni delle lobby di potere nel livello decisionale del sistema della salute e gli effetti si possono vedere su un numero ampio di cittadini. In questo caso i punti più esposti al rischio sono la politica, i membri delle agenzie regolatorie, i membri apicali delle direzioni europee, ministeriali e regionali, oltre alle direzioni delle singole aziende sanitarie”.
“Curiamo la Corruzione è un progetto che Transparency porta avanti con diversi altri partner per sostenere le organizzazioni e i progetti aventi lo scopo di contrastare la corruzione e le frodi attraverso azioni collettive, attività di formazione e di educazione che abbiano un impatto evidente sul contesto economico, in grado di produrre risultati oggettivi e misurabili che possano essere replicati – ha illustrato Cinzia Carovigno, avvocato e responsabile formatori di Transparency International Italia – È un progetto nato con l’idea di rendere più efficiente il Sistema Sanitario Nazionale: questo perché già nel 2013, secondo il Barometro Globale di percezione della corruzione, metà della popolazione italiana riteneva che i servizi sanitari del nostro Paese ne fossero affetti”.
Percorsi di formazione e conoscenza contro mafia e corruzione prevede la realizzazione dei prossimi 2 eventi formativi a Pavia il prossimo 5-6 giugno, durante i quali si discuterà di “Ecomafie”. Per ulteriori informazioni: tutor@avvisopubblico.it
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IL RESOCONTO DEI PRECEDENTI INCONTRI:
Brescia (15-16 maggio) sul tema delle MAFIE NEL NORD ITALIA
Bergamo (8-9 maggio) sul tema degli APPALTI PUBBLICI
Mantova (15-16 aprile) sul tema dei BENI CONFISCATI
Lodi (9-10 aprile) sul tema del GIOCO D’AZZARDO
Cremona (27-28 marzo) sul tema della TRASPARENZA E DELL’ETICA