La Commissione parlamentare di inchiesta ha dedicato la seduta del 18 novembre 2014 all’audizione del Direttore dell’Agenzia delle entrate, incentrata sugli aspetti dell’evasione fiscale connessa alle attività illecite nel ciclo dei rifiuti.

Si registra da anni il forte interesse della criminalità organizzata in questo settore, in risposta alla domanda di quegli imprenditori che desiderano abbattere i costi dello smaltimento delle scorie prodotte dalle loro imprese o hanno l’interesse a non far emergere lo smaltimento degli scarti, che si accompagna ad una forte evasione fiscale, facilitata anche dalle caratteristiche della filiera di recupero e riciclo dei rottami e del materiale di scarto (con un’estrema frammentazione dei soggetti che vi partecipano a diverso titolo) con soggetti spesso allocati in Paesi esteri a fiscalità privilegiata, dove vengono trasferite ingenti somme di denaro.

Le indagini compiute dall’Agenzia mettono in luce il rilevante meccanismo di emissione di fatture per operazioni inesistenti, finalizzate ad occultare la provenienza dei rifiuti: spesso i soggetti strutturati non riescono avere fatturazioni per la provenienza illecita dei rifiuti e così si rivolgono ad altri soggetti che creano un complesso sistema di emissione di fatture false per coprire costi che non potrebbero essere documentati in quanto provenienti da fonti non tracciate o illecite. La frammentazione del mercato, con tantissime società che chiudono e riaprono con altra denominazione, rendendo più difficile le operazioni di verifica. In taluni casi sono state evidenziate sofisticate strategie con la creazione di fondi neri e la messa in atto di operazioni anche in altri settori (come quello immobiliare) finalizzate all’esportazione di capitali all’estero.

Tra le proposte del Direttore dell’Agenzia per contrastare tali fenomeni, oggetto di discussione da parte della Commissione, si ricordano in particolare quelle di un maggior scambio di informazioni tra tutte le Amministrazioni pubbliche interessate (ad esempio consentendo anche all’Agenzia l’acceso diretto al SISTRI – Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti) ed un più stretto coordinamento con le forze di polizia ed in particolare con l’autorità giudiziaria, le cui indagini – volte ad accertare le responsabilità penali – potrebbero essere utilizzate anche per attività di recupero delle imposte non versate, con un effetto molto rilevante in termini di deterrenza. A tale riguardo appare necessaria una revisione della normativa sul termine massimo per l’esercizio del potere di accertamento, che rischia di vanificare l’azione di recupero crediti in tutti quei casi in cui l’indagine giudiziaria richiede analisi molto approfondite e complesse. Più in generale occorre realizzare un sistema di tracciabilità efficiente, perché l’attuale sistema risulta facilmente aggirabile dalla criminalità organizzata: l’incrocio dei dati di diversa natura permetterebbe di evidenziare anomalie da sottoporre poi ad attenta verifica. Da modificare anche la disposizione che consente solo l’iscrizione di un’ipoteca (ma impedisce invece la vendita) in caso di beni immobili di ridotto valore.

(7 dicembre 2014)