Oltre 50mila persone a Padova e circa un milione in tutta Italia hanno celebrato ieri la XXIV edizione della Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico. Gli enti locali, le realtà del terzo settore, le scuole, la cittadinanza, assieme a centinaia di familiari delle vittime, si sono ritrovate per ricordare, nome per nome, gli oltre mille innocenti morti per mano delle mafie, creando in tutto il Paese un ideale filo di memoria responsabile, che dal ricordo può generare impegno e giustizia nel presente.
Il corteo di Padova, partito da piazzale Boschetti e diramatosi nel centro cittadino per poi confluire nella splendida Prato della Valle, ha visto la partecipazione di migliaia di studenti di ogni età, oltre a personalità istituzionali quali il Procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, il prefetto di Padova, Renato Franceschelli – che sul palco di Prato della Valle ha letto il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – e Bruno Cherchi, Procuratore della Repubblica di Venezia.
Prima della lettura dei 1.011 nomi di vittime innocenti di mafia, è intervenuto sul palco di Padova il Presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà: “Dobbiamo maturare forte la convinzione che la sconfitta delle mafie non passa esclusivamente da un impegno della magistratura e delle forze di polizia, ma si deve nutrire anche e soprattutto di una politica credibile, responsabile e trasparente, capace di respingere e di tagliare qualsiasi legame con ambienti mafiosi e corruttivi, che rifiuti il consenso sociale ed elettorale provenienti dal mondo criminale e illegale. La politica, a tutti i livelli, deve battersi per garantire i diritti chiedendo, contemporaneamente, l’adempimento dei doveri. Deve opporsi e contrastare la cultura del privilegio, dell’interesse particolare, ed impegnarsi per garantire a tutti il bene comune e la giustizia sociale”.
Chiusura della Giornata dedicata al discorso di don Luigi Ciotti, fondatore e Presidente di Libera contro le mafie: “Il primo obiettivo è la vicinanza alle famiglie di chi ha perso la vita. Non si tratta di una celebrazione, ma di memoria viva che si traduce in impegno e responsabilità concreta. Le tante inchieste giudiziarie sul Nord-Est stanno a dimostrare che la criminalità organizzata ha attecchito e prosperato con lo spaccio di droga, nel traffico di rifiuti, nelle finanze, nel riciclaggio di denaro sporco con l’acquisto di immobili, fino alle redditizie sale scommesse. In un territorio come quello del Nord-Est non è scontato che i giovani siano consapevoli dell’importanza della lotta alle mafie, spesso non si è consapevoli neanche della loro presenza in queste regioni. Oggi abbiamo dimostrato che gli studenti credono nella legalità e nella possibilità di cambiare le cose”.
Nel pomeriggio, in otto sale della città di Padova, si sono svolti i seminari tematici. Avviso Pubblico ha organizzato presso la Sala Anziani di Palazzo Moroni il seminario dal titolo Il ruolo degli amministratori locali nella lotta a mafie e corruzione. Dopo i saluti istituzionali di Diego Bonavina, Assessore alla legalità del Comune di Padova, Renato Franceschelli, Prefetto di Padova, Bruno Pigozzo, Vicepresidente del Consiglio regionale del Vento, Riccardo Fantin, Coordinatore di Avviso Pubblico per la provincia di Padova e Maria Rosa Pavanello, referente ANCI Veneto, sono intervenuti i relatori.
“Il fenomeno mafioso in Veneto è stato molto sottovalutato dalle Istituzioni, dalla politica, dal mondo dell’informazione – ha dichiarato Giovanni Viafora, caporedattore de Il Corriere del Veneto – Una certa consapevolezza è stata acquisita solo negli ultimi anni, anche grazie al prezioso lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine”. Al termine del suo intervento Viafora ha consegnato le 2mila firme raccolte dall’Appello lanciato dal Corriere del Veneto e da Avviso Pubblico mani del prefetto Franceschelli, in qualità di rappresentante di tutte le istituzioni. Un segno per dire che il Veneto c’è: ed è disposto a tenere alta la guardia, dopo l’inchiesta “At last” sul radicamento camorristico nella regione.
“L’obiettivo delle organizzazioni criminali al Nord è il medesimo di quello perseguito al Sud, a cambiare sono le manifestazioni della loro presenza – ha evidenziato Carlo Pieroni, Capocentro Direzione investigativa antimafia di Padova – La collaborazione e il dialogo tra amministrazioni locali e forze dell’ordine diventa fondamentale, attraverso le segnalazioni e lo scambio di informazioni. In questo modo si condividono oneri e onori e si crea un sistema virtuoso”.
Antonio Parbonetti, Docente dell’Università di Padova, ha illustrato i risultati di una ricerca sugli effetti economici della presenza di imprese mafiose nei mercati non-criminali, analizzando casi di studio relativi all’operazione Gambling, inchiesta condotta alcuni anni fa dalla Direzione Distrettuale Antimafia, sugli interessi criminali nel settore del gioco d’azzardo, e sulla già citata operazione At Last.
“Dobbiamo liberarci dal racconto che divide il Paese in ‘noi’ e ‘voi’, soprattutto quando si parla di mafie – ha sottolineato Renato Natale, Sindaco di Casal di Principe e Vice Presidente di Avviso Pubblico – E’ un problema della collettività, dell’intero tessuto sociale italiano. Lo era già nei decenni passati, oggi il Settentrione se ne rende finalmente conto”.
“Anche nel mio territorio abbiamo fatto fatica a realizzare di avere un problema di radicamento mafioso – ha concluso Andrea Bosi, Assessore alla Legalità del Comune di Modena e coordinatore provinciale di Avviso Pubblico – Le inchieste Black Monkey ed Aemilia hanno dimostrato che la politica non si era fatta trovare pronta, che la storia degli anticorpi non era poi così vera e che le organizzazioni criminali miravano ad entrare in contatto con il mondo dei professionisti”.
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