Perché è necessario conoscere la storia delle mafie e approfondire gli attuali interessi delle organizzazioni criminali. Un contributo di Enzo Ciconte

Al Collegio Universitario Santa Caterina da Siena a Pavia è ripreso, per il tredicesimo anno consecutivo il Corso universitario di “Storia delle mafie italiane”, curato dal professor Enzo Ciconte in collaborazione con l’ex magistrato Michele Prestipino. Alle lezioni per gli studenti, si affianca un ciclo di incontri serali dedicati al tema delle Mutazioni delle mafie al Nord. I motivi dell’importanza di questi percorsi di studio e di approfondimento nelle parole di chi ha coordinato entrambi.

Siamo arrivati al tredicesimo anno del corso, quando abbiamo iniziato, nel 2012, non era scontato. Invece gli studenti ci hanno dato un riscontro tale che si è potuto proseguire con numeri di partecipazione sempre in crescita.

Gli studenti vengono alle lezioni, si interessano, chiedono, si appassionano anche oltre le 36 ore previste dal corso e dopo l’esame.

Questo è accaduto e accade in una città del nord come Pavia, mi preme sottolinearlo. A Roma, il corso di “Criminalità organizzata: storia e legislazione” presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre, da me avviato, dal 2014 curato dalla professoressa Ilaria Merenda, che riprende ad aprile, compirà ventidue anni.

Studiare le mafie all’Università, sapere da dove vengono, quali siano stati i loro punti di forza offre uno strumento fondamentale per contrastarle. La conoscenza della storia di un fenomeno è la base per capirne l’evoluzione e le attuali caratteristiche.

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La storia delle mafie interroga diversi ambiti per questo abbiamo iscritti che provengono da facoltà differenti, in maggioranza da giurisprudenza, ma nel tempo sono aumentati iscritti di Lettere, Scienze Politiche, Economia. Il corso di Pavia si rivolge ai quattro dipartimenti, per rendere ancora più chiaro come si tratti di un fenomeno che attiene alla cultura generale del nostro paese.

Le conferenze per la cittadinanza – coordinate da Giovanna Torre, rettrice del Collegio – sono un’altra scommessa andata a buon fine. La sala del Collegio può ospitare duecento persone sedute: durante gli incontri serali di approfondimento l’abbiamo sempre riempita, spesso con il pubblico anche in piedi, ma interessato a rimanere ad ascoltare.

È importante ribadire come tale attenzione continui a manifestarsi in una città del nord in cui si vuole studiare e conoscere la storia e l’evoluzione della criminalità organizzata, ancora ben presente in tutta la regione Lombardia, attratta dalle molteplici possibilità di investimento nell’economia del territorio.

Non è casuale la scelta del filo conduttore delle conferenze di quest’anno “Le mutazioni delle mafie nel nord”. È un punto nevralgico per mantenere alta l’attenzione sul fenomeno mafioso di cui sembra essersi persa percezione dell’esistenza. Se le mafie non sparano, non vuol dire che abbiamo smesso di agire, anzi è fondamentale discutere, spiegare e conoscere come si muovano, quali siano i loro interessi, prima che ritornino anche a mostrare il volto più violento.

Abbiamo scelto di focalizzare su alcuni temi in particolare da cui si evince la pervasività della presenza mafiosa nella società. Analizzare come le organizzazioni criminali siano presenti nel mondo del calcio, dal controllo delle tifoserie al marketing all’accesso diretto nella gestione delle grandi squadre cittadine, mette in guardia sui rischi della presenza criminale in quello che non è solo un business indiscusso ma soprattutto uno degli sport e delle attività più seguite nel paese.

Le mafie hanno storicamente investito nelle squadre di calcio, intuendo quanto questo potesse garantire in termini di potere sulla società e di arricchimento economico. Il boss della ‘ndrangheta Franco Muto, prima di investire nel mercato del pesce, aveva acquistato una squadra di calcio per ottenere il consenso del territorio. Giannino Lo Sardo, segretario della Procura di Paola, ucciso il 22 giugno del 1980, aveva mosso attacchi e critiche pesanti ai suoi concittadini che avevano sostenuto il percorso di Muto nell’acquisizione della squadra locale.

Altro tema che affronteremo, su cui poco va l’attenzione pubblica, è l’attacco mafioso alle cave di porfido in Trentino. C’è reticenza a parlarne persino da parte di chi vive in luoghi che sono distanti da quelli che fanno pensare al timore di ritorsioni. Noi analizzeremo e spiegheremo perché entrambi gli aspetti del fenomeno rappresentino un inquietante segnale dell’espansione degli affari mafiosi e della difficoltà a prenderne atto e contrastare.

La serata finale consentirà di sedimentare e confermare le conoscenze acquisite, attraverso la lettura generale della presenza e dell’evoluzione delle dinamiche mafiose nel territorio lombardo, con particolare attenzione ai legami tra le diverse organizzazioni criminali attive nella regione, grazie all’intervento di Alessandra Dolci, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano, da anni in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata.

Un mese di ottobre intenso per conoscere, capire, mantenere alta l’attenzione, partendo dagli studenti, con i quali non smetterò mai di dialogare e confrontarmi su un fenomeno che deve vederli protagonisti nella prevenzione e nel contrasto della cultura mafiosa.

 

*storico, scrittore, docente al Collegio Santa Caterina di Pavia
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