“La mafia è dappertutto. Falso!”. Presentato in Senato il libro di Costantino Visconti

Giovedì 10 novembre si è tenuta in Senato la presentazione del libro “La mafia è dappertutto. Falso!” di Costantino Visconti, professore di Diritto penale all’Università di Palermo, già autore di numerose pubblicazioni sul tema della criminalità organizzata.

La presentazione ha visto gli interventi dell’autore, del Presidente del Senato, Piero Grasso, della Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, e del Procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone. A moderare l’incontro Giovanni Bianconi, giornalista de Il Corriere della Sera.

Il libro di Visconti tratta numerosi argomenti: dallo stato della lotta antimafia alla qualificazione giuridica delle organizzazioni criminali del nord Italia. Dalle infiltrazioni mafiose nell’imprenditoria alla cosiddetta “area grigia”, passando per il concorso esterno nell’associazione mafiosa.

dsc_0018“Visconti ha ragione quando dice che la mafia è divenuta un marchio di successo – sostiene Piero Grasso – Al punto tale che a volte si vede la mafia dappertutto, anche dove non c’è. Ma credo sia importante essere consapevoli che il modello mafioso è divenuto un marchio geopolitico, oggetto di ispirazione e imitazione in altre parti del globo, per una ragione specifica: la capacità di questo modello criminale di influenzare la società, la politica, la cultura e l’economia di un territorio e il suo carattere espansivo che giunge a farne un soggetto geopolitico che può controllare interi territori, spostare confini, determinare conflitti, dominare circuiti economici, infiltrare istituzioni locali e globali”.

“La mafia che conoscevamo 30 anni fa, quella dei Corleonesi, è stata sconfitta. Ma non significa aver risolto il problema – evidenzia Giuseppe Pignatone – Cosa nostra oggi non è più il modello di riferimento, infatti parliamo di mafie e non più di mafia. Come si coglie una presenza mafiosa in un determinato territorio? E’ sufficiente provare l’esistenza di un metodo. E come si identifica questo metodo? Con l’esistenza di una riserva di violenza, la capacità e possibilità di utilizzarla, la conoscenza da parte degli interlocutori della sussistenza di questa capacità. Ma oggi le mafie utilizzano meno la violenza per non innescare la reazione dello Stato e si affidano maggiormente all’arma della corruzione”.

dsc_0091“La sede giudiziaria non è l’unica in cui possiamo colpire la criminalità organizzata – dichiara Rosy Bindi – Lo può fare la politica, lo possono fare gli ordini professionali. Le interdittive antimafia, le confische, gli scioglimenti delle amministrazioni locali sono le misure più adeguate? Interrogandoci e rispondendo a questi interrogativi possiamo mettere dei punti fermi nel contrasto alle mafie di oggi. Se la politica non vuole finire sulla gogna deve agire diversamente, trovando gli strumenti più idonei per colpire quella che impropriamente viene definita ‘zona grigia’: è lì che risiede oggi la forza delle mafie, al di fuori di esse. Sono d’accordo con Visconti quando dice che bisogna ‘laicizzare l’antimafia’. Non c’è bisogno di eroi e martiri, ma dell’impegno quotidiano dei cittadini”.

“Dal 1982 ad oggi lo Stato non ha più dato tregua alla criminalità organizzata – chiosa Costantino Visconti – Contro quel tipo di mafia abbiamo vinto. Ed è giusto raccontarlo alle nuove generazioni, ai nostri figli, perché la mafia è un fatto sociale che si nutre di paura”.

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