Gioco d’azzardo: un miliardo al mese perso in Slot machine e Videolottery. Lo studio di Avviso Pubblico sulla Spesa di Province e Comuni capoluogo

Ogni mese in Italia viene perso quasi un miliardo di euro in apparecchi da intrattenimento, la terminologia utilizzata dall’industria dell’azzardo per indicare le slot machine (tecnicamente AWP) e le videolottery (VLT).

È il risultato di uno studio di Avviso Pubblico, pubblicato sul sito de L’Espresso, realizzato a partire dai dati della spesa sul gioco d’azzardo in Italia, pubblicati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli lo scorso 4 gennaio. Tali dati, per la prima volta censiti e resi pubblici per gli oltre 8mila Comuni italiani, grazie alle opportunità offerte dalla nuova disciplina in materia di diritto di accesso, consentono di tracciare una più accurata mappatura territoriale dell’overdose da gioco che ha colpito il nostro Paese negli ultimi anni.

15 miliardi e 800 milioni di euro in 18 mesi.
A tanto ammonta la Spesa complessiva delle due principali tipologie di gioco lecito in Italia dal 1°gennaio 2016 al 30 giugno 2017. La Spesa corrisponde al totale delle somme giocate – indicato con il termine Raccolta – sottratte le vincite. Le due tipologie di gioco rappresentano oltre la metà della Raccolta in Italia (49,4 mld su un totale di 96,1 mld registrati in Italia nel 2016).

420 euro a testa.
La Spesa pro-capite annuale calcolata sulla popolazione attiva nel gioco d’azzardo – si stima che un maggiorenne su due giochi almeno una volta nel singolo anno, per un totale di 25 milioni di persone – per giocatori occasionali, abituali e patologici, arriva a toccare la quota di 419,44 euro.

Uno scenario preoccupante.
Il confronto tra i dati del 2016 (reali) e del 2017 (in proiezione) descrive un aumento della Spesa inferiore all’1%, ma che desta preoccupazione. Non tanto per l’aumento in sé, ma per ciò che ne consegue: le iniziative degli Enti locali, le campagne di sensibilizzazione condotte con le associazioni, la crescente attenzione sul tema registrata negli ultimi anni, pur arginando gli effetti dell’enorme diffusione del gioco d’azzardo, fatica a far passare su tutto il territorio nazionale il messaggio relativo ai pericoli e alle ricadute sociali, sanitarie ed economiche del fenomeno.

(Lo studio non comprende altre importanti voci di gioco legali, quali il comparto online – oltre il 20% delle giocate nel 2016 – per il quale non può essere fornita una ripartizione territoriale, Lotterie istantanee – i cd. Gratta e Vinci – Giochi a totalizzatore come il Superenalotto, Giochi a base sportiva e ippica, Lotto e Bingo)

LE MAGLIE NERE DELLA FEBBRE D’AZZARDO
A partire dai dati forniti dall’Agenzia dei Monopoli, Avviso Pubblico ha stilato alcune classifiche, per provincia e per Comuni capoluogo, della Spesa pro-capite in AWP e VLT.

Le Province
Unendo i dati a disposizione – 2016 e primo semestre del 2017 – la classifica delle Province vede nettamente in testa Prato (749,22 euro pro-capite). Seguita da Rovigo (508,93), Sondrio (481,15) e Olbia-Tempio (479,99).

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I Comuni capoluogo
Tra i Comuni capoluogo si conferma la presenza delle città di Prato e Olbia, ma al terzo posto si issa Bolzano (solo al 53°posto come provincia), seguita da Piacenza, Rovigo, Sondrio, Frosinone e Alessandria. Ad eccezione di Frosinone, il cui territorio provinciale è oltre la 40esima posizione in termini di Spesa pro-capite, sono tutti capoluoghi di province posizionate tra le prime 15 della relativa classifica.

Vanno altresì segnalati i casi di alcuni Comuni che hanno fatto registrare un sensibile calo della Spesa – calcolata in proiezione sull’intero 2017 – nel comparto AWP e VLT. Tra questi Cremona (-23,2%), Verbania (-22%), Aosta (-17,15%), Biella (-15,30%) e Campobasso (-14,75%).

[button size=”medium” link=”https://www.avvisopubblico.it/home/wp-content/uploads/2018/03/Spesa-comuni-capoluogo.pdf” type=”wide” linking=”new-window”]Spesa pro capite per Comune capoluogo – anno 2016 e 1°semestre 2017[/button] [button size=”medium” link=”https://www.avvisopubblico.it/home/wp-content/uploads/2018/03/Spesa-Comuni-capoluogo-2016-complessiva.pdf” type=”wide” linking=”new-window”]Spesa complessiva per Comune capoluogo anno 2016[/button] [button size=”medium” link=”https://www.avvisopubblico.it/home/wp-content/uploads/2018/03/Spesa-Comuni-capoluogo-sem.2017-complessiva.pdf” type=”wide” linking=”new-window”]Spesa complessiva per Comune capoluogo nel 1°semestre 2017[/button]

 

POLITICHE LOCALI SUL GIOCO PATOLOGICO
Avviso Pubblico ha preso in considerazione i primi 8 Comuni di questa classifica al fine di verificare l’esistenza di provvedimenti di contrasto al gioco patologico, adottati dalle singole Amministrazioni proprio sulla base dei dati sul volume del gioco d’azzardo nei rispettivi territori, volti a ridurre sia l’offerta da gioco che la domanda, intervenendo in materia di distanza minime dai luoghi sensibili ovvero limitando l’orario di accensione degli “apparecchi da intrattenimento”.

La provincia di Bolzano ha adottato da tempo una politica di estremo rigore, approvando provvedimenti (leggi n.17 del 2012 e n.13 del 2010), volti a ridurre drasticamente il numero degli esercizi dove si pratica il gioco d’azzardo, ivi inclusi quelli già in possesso di licenza: nei confronti degli esercizi che non si sono adeguati, entro 5 anni, ai requisiti dettati dalla nuova normativa sulle distanze minime dai luoghi sensibili sono perciò scattati i primi provvedimenti di chiusura, generalmente giudicati legittimi da parte del TAR. Sono tuttora in discussione i ricorsi di numerosi esercenti al Consiglio di Stato, che ha richiesto una perizia tecnica prima di assumere una decisione definitiva in merito.

Altre Amministrazioni hanno invece applicato il “distanziometro” al fine di rendere più difficile l’apertura di nuove sale: vanno in tale direzione i regolamenti approvati dal Comune di Rovigo del 2010 e quelli, più recenti dei Comuni di Piacenza e Alessandria (varati rispettivamente a maggio e settembre del 2016) e Prato (marzo 2017).

In materia di orari si segnalano i provvedimenti adottati dal comune di Rovigo, di Piacenza e Alessandria (il regolamento del comune di Prato affida al Sindaco il compito di disciplinare gli orari di apertura) nonché dai comuni di Cremona, Aosta, Biella, Verbania e Campobasso: per questi ultimi, come sopra evidenziato, si registra una notevole riduzione della spesa nel primo semestre 2017, che può essere collegata all’approvazione di una disciplina più restrittiva sui giochi. Tali provvedimenti sono stati di norma giudicati legittimi dal giudice amministrativo (fa eccezione l’ordinanza del gennaio 2017 del sindaco di Campobasso, in quanto il TAR Molise non ha ritenuto adeguata l’istruttoria dell’Amministrazione sulla diffusione del fenomeno nel territorio comunale).

Si segnala infine che in alcuni Comuni capofila della graduatoria – come Olbia, Sondrio, Frosinonenon risultano essere stati adottati regolamenti e/o ordinanze specifiche di limitazione.

Appare opportuno monitorare costantemente, sulla base dell’evoluzione dei dati sulla spesa, gli effetti delle misure approvate dalle singole Amministrazioni anche al fine di apportare eventuali correttivi; va comunque sottolineato che sull’efficacia di tali misure in termini di riduzione della spesa per azzardo incideranno in modo significativo non solo le future decisioni dei giudici amministrativi ma anche l’applicazione concreta dell’Intesa raggiunta in sede di Conferenza unificata Stato autonomie locali del settembre scorso.

IL PESO DEL GIOCO ILLEGALE AL SUD
La predominanza di città e province del Centro-Nord nelle prime posizioni di queste graduatorie non è casuale, ma non va utilizzata come indicatore di una maggiore predisposizione del Settentrione verso il gioco d’azzardo rispetto al Mezzogiorno.

Più realisticamente questi dati confermano un’estesa presenza di gioco sommerso e illegale al Sud, riscontrabile seppur in forma minore anche al Centro-Nord. Laddove le mafie esercitano un capillare controllo del territorio, esse stesse distribuiscono e installano i propri apparecchi, sostituendosi allo Stato e all’ADM, come hanno evidenziato numerose inchieste condotte nel corso degli anni dalla magistratura.

“La criminalità organizzata continua a gestire le bische clandestine, tradizionali o di nuova generazione, caratterizzate non più da sudicie carte da gioco o da consunte cartelle per le estrazioni, bensì da moderni computer connessi ad internet per la fruizione dei casinò on line, a organizzare il toto nero o il lotto clandestino” scrive Giovanni Russo, Procuratore aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia nel libro “Lose For Life, Come salvare un Paese in overdose da gioco d’azzardo” realizzato da Avviso Pubblico ed edito da Altreconomia.

Il Rapporto annuale dell’UIF sull’attività svolta nel 2016 conferma, fra le modalità più frequentemente utilizzate dalle consorterie criminali nel settore dei giochi on line, delle slot machine e delle scommesse sportive, l’infiltrazione attraverso prestanome in seno a società che gestiscono le scommesse e le sale gioco. “A latere del circuito legale – scrive la Banca d’Italia – si rileva una sempre più rilevante attività svolta mediante la gestione su piattaforme illegali delle scommesse sportive e dei videopoker, con l’utilizzo di server ubicati in paesi esteri. D’altro canto il gioco on line è per natura transfrontaliero, i siti di gioco alternativi a quelli autorizzati sono facilmente accessibili attraverso la rete. Ne deriva la possibilità di un’offerta illegale di gioco on line, la cui entità è difficilmente stimabile”.

Lo studio di Avviso Pubblico sarà presentato oggi a Roma, presso la sede della LUISS, alle ore 12 durante la tavola rotonda “Il gioco d’azzardo: i mille volti di un problema”, nella quale interverranno il Procuratore aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia, Giovanni Russo, lo psicologo Mauro Croce, l’assessore del Comune di Modena Andrea Bosii professori Gian Candido De Martin e Antonio La Spina della Luiss Guido Carli, Vincenzo Antonelli dell’Università Cattolica e il giornalista de L’Espresso Giovanni Tizian.

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