Un progetto che mira a favorire la partecipazione delle giovani generazioni alla gestione della ‘cosa pubblica’. Un esperimento nato nel 2013 nel Comune di Zero Branco grazie all’idea dell’allora consigliera comunale con delega alla cultura Maria Grazia Tonon, e successivamente sposata anche da alcuni comuni facenti parte del coordinamento provinciale trevigiano di Avviso Pubblico ed in particolare dai Comuni di Treviso, Carbonera, Casier e Preganziol.
Il messaggio che si vuol trasmettere è proprio quello del senso di appartenenza: il Municipio è la casa di ogni cittadino del Comune e ciò che avviene all’interno di esso non è molto dissimile da ciò che avviene all’interno di una famiglia. Lo scopo è costruire un rapporto trasparente e di collaborazione tra cittadini e amministratori, attraverso la proposta delle visite guidate del Municipio ai ragazzi, perché conoscere la Casa Comunale e sapere come funziona ci aiuta ad essere cittadini più attenti e partecipi. Abbiamo intervistato Maria Grazia Tonon oggi membro della Commissione consultiva di Avviso Pubblico ed Eleonora Florian, consigliera del Comune di Zero Branco e coordinatrice per la provincia di Treviso di Avviso Pubblico, per conoscere nei dettagli il progetto ‘Benvenuti a casa vostra’ e i risultati tangibili di questa esperienza.
Aprire le porte del Municipio ai cittadini, ma soprattutto ai più giovani. Perché questa scelta? Quando e perché nasce l’idea?
L’idea del progetto “Benvenuti a casa vostra” nasce dalla constatazione che, anche nei piccoli comuni, il Municipio è percepito come il “palazzo” del potere. Questo accade perché la gente non è abituata a frequentarlo se non per sbrigare questioni burocratiche, quindi molto spesso l’approccio è di tipo problematico, non positivo. L’idea che sia un luogo dove si custodisce il potere genera solamente distanza tra istituzione e cittadini. Accanto a questa constatazione, negli anni è maturata la convinzione che – per rifondare un rapporto sano tra politica e cittadini – sia necessario ripartire dal concetto di “bene comune”. Da qui il titolo, e l’idea di un percorso che accompagni i ragazzi a conoscere la Casa Comune come se fosse la propria abitazione, ma più in grande. È stato d’ispirazione anche il libro “Camilla che odiava la politica” di Luigi Garlando, soprattutto per la capacità di spiegare concetti difficili con parole semplici.
Far sentire i ragazzi a Casa Loro e fargli conoscere come funziona la macchina amministrativa: qual è il ritorno? Quali sono i principali obiettivi che vi siete posti?
La prima cosa che diciamo quando accogliamo i ragazzi è questa: “Vi do una bella notizia: siete ricchi. Vostra è questa casa, ma anche la piazza, le strade, i parchi, le palestre, le scuole. Tutto il patrimonio pubblico vi appartiene”. Bisogna recuperare l’idea che “pubblico = nostro” soppiantando l’equazione “pubblico = di nessuno”. Questo semplice passaggio ha sempre un grande impatto nei ragazzi, perché rovescia la prospettiva: se tutto questo è mio, allora devo prendermene cura, allora devo difenderlo, proprio come farei con i miei giochi e con le cose a cui tengo.
Quali sono i risultati tangibili di questa esperienza?
Accompagnare i ragazzi a conoscere il funzionamento del Comune offre lo spunto per ragionare con loro di molte cose: a cosa serve la politica, cos’è la democrazia rappresentativa, la differenza tra figura politica e funzionario. Ma si parla anche di risorse, del loro impiego, delle scelte che bisogna fare. Noi cerchiamo di spiegare come funzionano i vari settori partendo dalla famiglia, il “microcosmo istituzionale” che i ragazzi conoscono meglio.
Il ruolo del consiglio comunale e della giunta, i servizi sociali, l’ufficio tributi: ogni cosa che accade in Comune ha un corrispettivo nelle famiglie. Questo aiuta la comprensione e permette di estendere nella dimensione pubblica l’idea che la convivenza ha bisogno di regole, il cui rispetto è a vantaggio di tutti.
Come hanno reagito gli istituti scolastici alla vostra proposta? Quanti ne siete riusciti a coinvolgerne?
In forme diverse la visita al Municipio era già stata fatta negli anni precedenti, perciò gli insegnanti erano ben disposti all’iniziativa. Il nostro Comune ha solo un Istituto Comprensivo, ed abbiamo scelto di coinvolgere in questo progetto tutte le classi quinte della scuola primaria, con le quali completiamo il percorso con un laboratorio di partecipazione democratica. Proponiamo sotto forma di gioco le elezioni amministrative, spiegando così le regole della democrazia rappresentativa e stimolando i ragazzi a costruire un programma elettorale, con proposte concrete da attuare in collaborazione con l’Amministrazione Comunale: una proposta alternativa al Consiglio Comunale dei Ragazzi.
Quali sono state le reazioni dei ragazzi? Ci sono stati degli episodi, delle frasi, che vi hanno particolarmente colpito?
La naturale trasparenza dei ragazzi ci dà modo di sfatare i luoghi comuni che circolano tra gli adulti e di approfondire alcune questioni. Molto spesso la “politica” viene confusa con “i politici”, oppure si pensa che le questioni affrontate in Comune non riguardino i cittadini. Con esempi che coinvolgono le lore vite di tutti i giorni noi possiamo dimostrare che tutto quello che accade dentro il Comune li riguarda. I ragazzi sono generalmente molto affascinati dall’Ufficio Anagrafe, con i vecchi registri scritti a mano e quelli più recenti dove sono custoditi anche i loro dati: li fa sentire importanti. Un altro settore che li interessa molto è quello dei Lavori Pubblici, in cui spieghiamo la necessità della collaborazione da parte dei cittadini a parziale compensazione della scarsità di organico di cui dispone l’Ente.
Abbiamo consegnato alle classi un quadernetto dove scrivere alcune impressioni sulla visita. Eccone qualche stralcio:
“Ho imparato molte cose e ho capito che le tasse sono utili. Con i soldi delle tasse aggiustano le strade, le scuole vengono riscaldate, si possono aiutare i poveri…”
“Ora abbiamo le idee più chiare su cosa succede dentro la casa di Tutti. La nostra guida ci ha detto che vorrebbe vederci un domani con la fascia da Sindaco. Io credo di non accontentarla perché fare il lavoro del Sindaco è impegnativo, credo che mi vedrà però come Assessore”.
“Non credevo che ci fossero tanti uffici con tanti dipendenti che ogni giorno lavorano per soddisfare i bisogni di noi cittadini”.
“La visita al Municipio mi ha fatto riflettere su quanto sia necessario rispettare le regole della convivenza civile per poter vivere in armonia come fossimo una grande famiglia. Inoltre mi ha fatto venir voglia di contribuire personalmente, quando sarò grande, con qualche servizio di volontariato”.
“E’ stato interessante scoprire che il Municipio non è solo un grande edificio in mezzo alla piazza, ma l’insieme di tutte le persone che si danno da fare per il nostro paese”.
I genitori sono stati coinvolti?
È nostra intenzione l’anno prossimo concludere il progetto rovesciando i ruoli, facendo fare ai ragazzi la guida della Casa Comune, accompagnando i genitori. Questo permetterà ai ragazzi di organizzare le informazioni ricevute per estenderle orgogliosamente ai genitori, i quali sicuramente ascolteranno con più interesse i loro figli piuttosto che un adulto.
Avete provato ad “esportare” il progetto, a farlo conoscere ai Comuni limitrofi?
Dopo alcuni anni di rodaggio del progetto nel Comune di Zero Branco, quest’anno l’iniziativa è stata proposta anche in altri Comuni del coordinamento provinciale trevigiano di Avviso Pubblico, presentandola come iniziativa unitaria nell’ambito delle iniziative legate alla legge sulla trasparenza.