Uno tsunami democratico contro la camorra. Renato Natale racconta “Io, casalese che non sono altro” su #Contagiamocidicultura

Questa nuova puntata di #Contagiamocidicultura prosegue con un viaggio nella storia recente di Casal di Principe che si intreccia inevitabilmente con uno dei periodi più bui della storia del nostro Paese. A raccontarcela è Renato Franco Natale, medico, sindaco della città fino alla primavera del 2024 e autore di “Io, casalese che non sono altro – Storia di resistenza e di riscatto” (Rubbettino editore).

È la testimonianza appassionata di chi ha percorso un pezzo di strada dentro e fuori le istituzioni, nel segno della resistenza civile alla camorra. La storia di Renato Natale, che è stato Vicepresidente di Avviso Pubblico, e quella di Casal di Principe sono legate a doppio filo. Le vicende drammatiche della città, sottoposta per un lungo periodo ad una vera e propria oppressione mafioso-militare, si sovrappongono a quelle di resistenza e di riscatto. Prima dei pochi (fra cui Natale) che hanno mantenuto aperto uno spiraglio di libertà, di fiducia e di democrazia. Poi quelle di una intera comunità.

Dopo l’omicidio di don Peppe Diana nel 1994 ha preso il via un movimento collettivo. «È stato un vero e proprio tsunami di associazioni, cooperative, beni liberati e restituiti alla collettività, iniziative, attività, una nuova economia solidale e partecipazione democratica – spiega Renato Natale – Tutto questo ha determinato un po’ alla volta il riscatto di questa nostra libertà, per poi finire con un processo di ricostruzione, che non solo è stata logistica (non solo i luoghi liberati), ma soprattutto quella degli uomini, delle persone, delle donne, dei bambini, dei ragazzi.

Un riscatto che arriva a essere riconosciuto anche simbolicamente dalle parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quando afferma che a Casal di Principe la mafia è stata sconfitta.

La prefazione del giornalista Raffaele Sardo e lo scritto dello storico Isaia Sales collocano questa vicenda in una dimensione più ampia, ricordandoci che quella narrata non è solo una storia locale, ma un pezzo fondamentale della storia nazionale. Un libro che serve a fare memoria, perché – come avverte lo stesso autore – senza memoria le nuove generazioni rischiano di dimenticare e di lasciare spazio al ritorno delle stesse dinamiche di oppressione.

“Io, Casalese che non sono altro” è soprattutto un libro che vuole restituire fiducia. La fiducia che la liberazione è possibile, che la resistenza paga, che l’impegno ostinato e collettivo può cambiare il destino di un territorio. Se è stato possibile a Casal di Principe, ci dice Renato Natale, allora può esserlo ovunque. Basta non smettere di credere nella giustizia, nella dignità e nella forza della comunità.

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