Legalità, il Testo Unico della Regione Emilia-Romagna. Intervista all’assessore Massimo Mezzetti: “Leviamo alle mafie il terreno sotto i piedi”

regione_emilia_romagna_sede_er_555Lo scorso mese di ottobre l’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia Romagna ha approvato il nuovo “Testo Unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabile“. Un provvedimento, comprensivo di 49 articoli, di semplificazione e riordino delle normative già esistenti e che perfeziona ed estende misure in materia di usura e racket, appalti, riutilizzo sociale di immobili confiscati e gioco d’azzardo (qui la scheda di sintesi curata da Avviso Pubblico)

Per approfondire i temi del Testo Unico, Avviso Pubblico ha intervistato Massimo Mezzetti, Assessore alla Cultura, alla Legalità e alle Politiche giovanili della Regione Emilia-Romagna, eletto nell’Ufficio di Presidenza di Avviso Pubblico  durante l’Assemblea Nazionale che si è tenuta a Bologna lo scorso 25 novembre.

Assessore Mezzetti, quando e perché nasce la necessità per la Regione di adottare un Testo Unico?

E’ un’esigenza che nasce non appena si forma la nuova giunta regionale, nel gennaio 2015. Due settimane dopo scattano i primi arresti dell’inchiesta Aemilia, che coinvolge numerosi famiglie di ‘ndrangheta in un’area che va da Parma a Bologna, con epicentro a Reggio Emilia. Avendo ricevuto la delega alla Legalità, assegnata per la prima volta dalla Giunta regionale, mi sono trovato subito a misurarmi con questa vicenda che ha squarciato il velo di silenzi e rimozioni, protagonisti degli anni precedenti.

Abbiamo costruito una cabina di regia, coinvolgendo tutti gli assessorati interessati. Il primo punto che ci siamo posti è stato cercare di capire quanto la legislazione regionale fosse adeguata nel contrastare quello che è un vero e proprio radicamento mafioso.

Qual è il grado di adeguatezza delle norme adottate dalla Regione?

L’Emilia-Romagna si era già dotata di strumenti normativi, alcuni dei quali riconosciuti come buone pratiche persino dall’ONU, come ad esempio la legge 3 del 2011 sulla prevenzione del crimine organizzato e la promozione della cittadinanza responsabile per la legalità. O come il Protocollo sulla legalità, scritto per affrontare la ricostruzione post-sisma del 2012 e per arginare le infiltrazioni mafiose. Uno strumento che ha avuto efficacia, se pensiamo che delle 1800 imprese impiegate nella ricostruzione, soltanto lo 0.6% sono risultate in odore di mafia o compromesse con il crimine organizzato ed escluse dai lavori. Nonostante tutto, gli strumenti di cui disponevamo non si erano rivelati sufficienti.

Quali gli obiettivi del nuovo Testo Unico?

La necessità che abbiamo riscontrato era quella di avere una capacità di intervento organica, una regia comune, che riportasse questi strumenti legislativi nell’alveo di un Testo Unico. Non solo, dovevamo introdurre nuove norme che affrontassero materie che fino a quel momento non erano state toccate dalla legislazione regionale: il contrasto al gioco d’azzardo dal punto di vista della struttura urbanistica, l’affiancamento a lavoratori e lavoratrici delle imprese confiscate per evitare che perdano il posto di lavoro,  il contrasto all’usura e il sostegno alle vittime. Ma anche una serie di correttivi e implementazioni alle discipline dei lavori pubblici, dagli appalti ai permessi.

In che modo e misura sono stati coinvolti i corpi intermedi?

E’ stata istituita una Consulta regionale che ha coinvolto  le organizzazioni economiche e sindacali, le rappresentanze sociali e associative sul territorio. Non ne abbiamo fatto una ‘palestra oratoria’, ma è stata messa subito all’opera per costruire un percorso partecipativo alla costruzione del Testo Unico. Tutti sono stati coinvolti nella stesura, proponendo e discutendo eventuali correzioni.

Un passaggio fondamentale è stata l’approvazione nel luglio del 2015 di un Patto del Lavoro e per la Legalità con le organizzazioni economiche e sindacali del territorio. Siamo convinti che sia imprescindibile sconfiggere il fenomeno mafioso sul fronte economico, levando loro il terreno sotto i piedi. E per fare questo non bastano le leggi, ma è necessario un coinvolgimento della società civile e organizzata, in grado di costruire coesione sociale e una cultura alternativa, della cittadinanza responsabile.

Il provvedimento è così in giunto in Assemblea legislativa ed è stata approvato senza voti contrari. Le opposizioni si sono astenute, ma hanno riconosciuto l’importanza del lavoro svolto. Un ottimo risultato che rappresenta un valore aggiunto della legge.

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Il coinvolgimento prosegue anche nella fase applicativa, in particolare nella stesura dei Piani annuali di intervento

Abbiamo pensato che l’affiancamento tra forze istituzionali e corpi intermedi fosse necessario anche nella fase applicativa, per cui la Consulta esprimerà un parere sui Piani regionali di intervento che saranno approvati dalla Giunta. Per redigere questi Piani utilizzeremo il fondamentale contributo che arriverà dalle banche dati dei vari soggetti coinvolti. Sarà poi indispensabile incrociare questi dati per avere un quadro della situazione sul territorio. Spetterà all’Osservatorio regionale fornirne una sintesi, che consenta alla Regione di avere una fotografia in tempo reale della situazione, una conoscenza puntuale e organizzata.

Cosa prevede il Testo sulla gestione dei beni confiscati?

Verrà istituito un tavolo attorno al quale si siederanno, oltre alle organizzazioni economiche, i rappresentanti istituzionali prefettizi delle Procure e dei Tribunali e le organizzazioni sociali. L’obiettivo è quello di giungere a Protocolli di intesa che dovranno trovare attuazione in sede legislativa.

In cosa consiste l’elenco di merito delle imprese?

Imprese certificate, che rispondono a tutti i requisiti di legalità e trasparenza, possono accedere a questi elenchi ed essere esonerate dal presentare tutta la documentazione ogniqualvolta partecipano alla gara per l’assegnazione di un appalto pubblico. Lo scopo è il superamento della “burocrazia della legalità” che rischia di aggiungersi alla burocrazia ordinaria.

Quali sono gli interventi del Testo unico sul tema del gioco d’azzardo?

Abbiamo rafforzato la normativa, offrendo più strumenti a sindaci e amministratori locali per poter intervenire sul territorio senza andare incontro a ricorsi al TAR che, in assenza di una normativa regionale, venivano spesso accolti. In primo luogo integra la legge regionale n.5 del 2013 con gli interventi sul fronte socio-sanitario. Inoltre rimanda ad un regolamento, inserito nella medesima legge e in quella sul commercio, che limita e a volte nega le autorizzazioni alle concessioni di nuove sale.

Facciamo un passo indietro. Nonostante gli allarmi, gli studi, le segnalazioni degli ultimi 15 anni, l’Emilia-Romagna come altre regioni del Nord si è scoperta terra di conquista delle organizzazioni criminali. Com’è stato possibile?

E’ una responsabilità condivisa fra istituzioni, amministrazioni locali, procure, prefetture. Nessuno può autoassolversi. Non mi riferisco a silenzi ‘complici’, ma a sottovalutazione e superficialità dovuta anche al fatto che le mafie non si sono presentate in modo ‘classico’,  ma in maniera silente, infiltrandosi nelle pieghe dell’economia. Per lungo tempo la presenza si manifestava con il controllo di imprese che venivano dai territori di nascita delle mafie. Con l’avanzare della crisi economica abbiamo registrato un coinvolgimento diretto di settori dell’economia e delle professioni provenienti dal nostro territorio, sia per convenienza che per ingenua collusione. E’ questo il salto di qualità che ha portato le mafie dall’infiltrazione all’insediamento, ma è stato anche il punto di partenza per la reazione del territorio.

Affrontata la malattia, si tratta di proseguire su un percorso di prevenzione. Come si stimola la cultura della legalità?

Abbiamo un percorso consolidato su questo fronte. Penso agli accordi tra i Comuni e le associazioni come Avviso Pubblico per percorsi formativi rivolti ai dipendenti delle amministrazioni locali, ai percorsi rivolti alle scuole e che coinvolgono attivamente gli studenti attraverso gli incontri con testimoni del movimento antimafia, all’affiancamento di punti di informazione che promuovono la legalità e la cittadinanza responsabile ai centri giovanili, penso inoltre al riutilizzo sociale dei beni confiscati. Dall’esplosione del caso Aemilia le richieste di progetti in tal senso sono praticamente raddoppiate. E con il Testo unico, già dal 2017, abbiamo deciso di moltiplicare le risorse, passando da 400mila ad un milione di euro.

 

(a cura di Claudio Forleo, giornalista)

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