La Commissione V Bilancio della Camera, nella seduta del 13 Marzo (video), nell’ambito dell’esame del DDL di conversione del DL 19/2024 recante disposizioni in materia di PNRR, ha svolto le audizioni di: CGIL, CISL, UIL, UGL, Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, ANCI e UNCEM.

Di seguito una sintesi delle audizioni di ANCI e UNCEM.

 

ANCI, Decaro

Il Decreto 19/2024 accoglie molte richieste di ANCI. Ad esempio, la copertura integrale di 10 mld delle misure destinate ai Comuni e che erano uscite dal PNRR (vd. comma 8 dell’art. 1, dove si individuano: 4,9 mld dal FSC – non sapendo però da quale quota parte venga attinta –; 1,7 mld da fondi FQUE di sola cassa; 1,8 mld da fondi per i Comuni 2027-2029 per piccole opere; 1,36 mld dal fondo investimento infrastrutturali 2026-2028; 900 mln dal fondo opere indifferibili; 800 mln dalla riduzione del finanziamento dei rimborsi fiscali 2027-2028, a cui si aggiungono altre voci minori). Non abbiamo capito la riprogrammazione del Governo di fine luglio, perché non ne capivamo le motivazioni, però alla fine le risorse sono state ottenute. Dei 6 mld di piccole e medie opere, va detto che 3 mld sono stati spesi.

Abbiamo anche ottenuto la possibilità di utilizzare le semplificazioni della normativa PNRR anche per le opere non più finanziate con fondi PNRR (es. semplificazioni per avvio d’urgenza dei lavori, termini accelerati per procedure negoziate, mantenimento delle assunzioni a tempo determinato per tutti i progetti prima finanziati dal PNRR, il cd. post gara rispetto alla possibilità di procedere con la gara e i lavori anche in caso di ricorsi a TAR e CDS).

Un altro elemento richiesto e ottenuto è quello di ampliare al 30% l’anticipazione dei fondi rispetto al 10% precedentemente previsto. Ora, in ogni caso, servirà che i flussi di pagamento vengano snelliti.

Restano alcune preoccupazioni. Tra queste, quella relativa alle coperture finanziarie visto che alcune di queste coperture sono tratte da contributi ordinari agli investimenti destinati ai Comuni (in particolare 2 mld per il 2027-2029). Viene meno una certezza di continuità negli investimenti, e queste risorse ora andranno ritrovate altrove.

Complessivamente, la situazione dei Comuni è in equilibrio e il debito comunale si è dimezzato.

Sulla spesa, nel 2023 i Comuni hanno speso la cifra record di 16 mld di euro (non solo PNRR); sulle gare, i Comuni ne hanno fatte 230.000.

A fronte dei 35 mld assegnati direttamente ai Comuni (che diventano 40 mld con le Città metropolitane e Unione Comuni) abbiamo fatto gare per 32,5 mld aggiudicando 12,5 mld con le gare. I Comuni, in sintesi, sulla spesa e sulle gare hanno fatto il proprio dovere e ora chiedono di mantenere le risorse 2027-2029 oggi stralciate.

Sul personale, si deve notare che il Decreto rafforza le strutture delle Amministrazioni centrali sul PNRR, mentre c’è disattenzione sui soggetti attuatori, soprattutto per quel che riguarda i Comuni medio-piccoli.

 

UNCEM, Bussone

Il Decreto 19/2024 non affronta il tema di come i Comuni possano lavorare assieme sul PNRR: resta insanata una vicenda non risolta, cioè la capacità dei Comuni di lavorare insieme nel rispondere ai bandi fatti per singoli Comuni e che non permettono di guidare percorsi di territorio che superino le sperequazioni territoriali (es. aree urbane-aree rurali).

Resta irrisolto il tema del definanziamento di componenti del PNRR, con l’individuazione di altre forme di finanziamento attinte da PNC e da FSC. Rimangono componenti (es. investimenti su piccole opere) rispetto ai quali non è chiaro come saranno finanziate e quali saranno le modalità con cui i Comuni useranno e rendiconteranno i finanziamenti.

Sulle piccole opere, va notato che si tratta del 3° cambiamento di cespite finanziario (oggi escono dal PNRR e vengono individuati nuovi finanziamenti, che però non sono chiari).

Si prevede per tutte le componenti una implementazione necessaria di Regis che, tuttavia, continua ad avere problemi gestionali ed operativi mettendo a rischio lo stato degli interventi e gli Enti locali beneficiari. È una complessità che si somma al procedimento di digitalizzazione delle gare di appalto (secondo il Codice Appalti). Il Decreto non risolve le problematiche di Regis.

La Cabina di coordinamento delle Prefetture è poi una misura errata, poiché si tratta quasi di un commissariamento dei Comuni a favore dei Prefetti.

L’accesso al 30% delle anticipazioni non è chiaro come possa avvenire.

Il Decreto non interviene sulla mancanza di personale: le assunzioni a tempo determinato non sono soluzioni, servono assunzioni a tempo indeterminato, ma il Decreto non riconosce questa esigenza.