La Commissione V Bilancio della Camera, nella seduta del 12 Marzo (video), nell’ambito dell’esame del DDL di conversione del DL 19/2024 recante disposizioni in materia di PNRR, ha svolto le audizioni di: Alleanza Clima Lavoro, Libera, Associazione Comma2 – Lavoro è Dignità, Associazione residenze universitarie italiane (RE.UNI), ANAC, Assonime, Confindustria.

Di seguito una sintesi delle audizioni di Libera e di ANAC.

 

Tatiana Giannone, Libera

In relazione alla misura definanziata concernente i beni confiscati, si parla di oltre 600 proposte progettuali arrivate, 254 progetti approvati (di cui 12 in procedura negoziale) su 166 Enti comunali, nelle 6 regioni del Sud (Molise e Sardegna non hanno superato, invece, la fase della approvazione dei progetti). Il definanziamento totale ci ha lasciati senza parole. Da tempo chiediamo il rifinanziamento. Rispetto al DL 19/2024, ci siamo concentrati su alcuni temi: risorse, tempi, struttura commissariale.

Risorse: dal DL si evince che il rifinanziamento è totale, ma i 300 mln di euro saranno erogati in 6 anni (fino al 2029) e non più fino al 2026, con una rateizzazione. Sull’individuazione delle risorse (troppo spacchettate rispetto ai fondi e ai termini di finanziamento), si deve fare una riflessione sul loro reperimento attraverso il taglio di fondi già attivi che già sostenevano progetti di questo tipo (es. Fondo sviluppo e coesione). Si tagliano risorse che già sarebbero arrivate ai Comuni. Questo vale anche per altri fondi, a cui attinge il DL 19/2024, che riguardavano sempre il sostegno agli Enti locali e a percorsi di rigenerazione urbana a largo raggio. Bisognerebbe garantire certezze ai Comuni, in primis per capire quali progetti saranno confermati e quali no.

L’altra perplessità si lega all’allungamento dei tempi: oggi si arriva al 2029, rispetto a misure progettuali iniziate già nel ’22 e nel ’23. Ai Comuni sono dunque assegnati più oneri progettuali e sul piano delle risorse, fino al 2029. Gli stessi Comuni che non hanno ricevuto certezze sull’erogazione dei fondi e sul blocco delle eventuali procedure di appalto relativi ai beni. Si avvicina il momento in cui i Comuni dovranno coprire i costi vivi di questi progetti, prima di procedere. Oggi i piccoli Comuni hanno più difficoltà a gestire i beni. Se il PNRR diventa un ulteriore ostacolo, il rischio è che questo incida sulle richieste dei beni da parte dei Comuni. Veder crollare le richieste in Agenzia da parte dei Comuni sarebbe una sconfitta.

Si prevede, inoltre, nel DL 19/2024 un Commissario per la misura relativa ai beni confiscati. La struttura sarebbe quella di un Commissario più 12 unità con retribuzione interna che supera il milione fino al 2029. Una struttura così non viene ritenuta la migliore per gestire una misura di questo tipo. È un tassello che si aggiunge ad altri, ma è anche uno spreco di risorse rispetto a una misura totalmente de-finanziata. Su 254 progetti approvati, la proporzione sarebbe di 1 funzionario ogni 18 Comuni. L’ANBSC ha risorse profondamente sottodimensionate. Strutture commissariali rendono la trasparenza difficilmente rendicontabile: Libera è, da anni, molto attenta su questo.

Il definanziamento di questa misura e la mancata indicazione, nel Decreto Legge 19/2024, di quale sarà il futuro di questi 254 progetti approvati ci lascia perplessi. Oggi ci sono oltre 1.000 gestori di beni confiscati che forniscono azioni sussidiarie rispetto allo Stato (welfare, ecc). Si chiede più chiarezza, più sostegno immediato ai Comuni che hanno già sostenuto spese (stringendo i tempi rispetto al 2029), e si chiede di rivedere la struttura del Commissario, anche facendo sì che l’ANBSC e la struttura della Coesione territoriale presso la Presidenza possano diventare soggetti inclusi nel percorso senza immaginare strutture ulteriori e nuove.

 

Giuseppe Busia, ANAC

Stiamo entrando nella fase più delicata: quella dell’avvio dei cantieri. Occorre estrema attenzione.

ANAC esprime alcuni spunti nel dettaglio degli articoli più interessanti rispetto alla propria attività.

Art. 3 DL 19/2024: rischio di frodi rispetto a risorse PNRR. La Commissione UE ha avanzato alcune richieste in questo senso, anzitutto perché l’Italia ha il record di danni legati al PNRR secondo il report della Procura Europea. L’ampliamento del Comitato contro le frodi è un elemento utile, condivisibile, anche con l’inserimento di ANAC. Si fa riferimento a protocolli d’intesa con la GDF: si segnala che ne esistono anche altri e potrebbe essere utili inserirne un cenno nel testo. Si prevede, inoltre, di mettere a disposizione le informazioni della Banca dati nazionale dei contratti pubblici.

Bisogna però allargare lo sguardo alla prevenzione. La Commissione chiede un impegno, ad esempio, sul conflitto d’interessi. ANAC propone di ampliare la Piattaforma unica della trasparenza costituita presso ANAC che semplifica la vita degli amministratori e accrescere la capacità di controllare. Si passa alla pubblicazione centralizzata, si dà più trasparenza e soprattutto si fornisce uno strumento di governo per tutti. Con la richiesta di ampliare la Piattaforma unica della trasparenza si chiede di dare, anche al Comitato, uno strumento operativo, che semplifica, garantisce più efficienza e previene le frodi.

Art. 8 DL 19/2024. Rafforzamento attività di supporto agli EELL. Si può usare il modello della qualificazione delle stazioni appaltanti per le funzioni di acquisto e gestione delle gare. Vuol dire creare una rete per misurare la capacità delle stazioni appaltanti di realizzare le gare. Sembra quasi paradossale aver scelto di escludere dalla qualificazione delle stazioni appaltanti proprio le opere del PNRR (che hanno più bisogno di qualificazione per conseguire e garantire maggiore efficienza e rapidità). La proposta è di implementare alcune misure (es. qualificazione con riserva, che spinga le amministrazioni a misurare la propria capacità senza introdurre vincoli).

Alcune misure di semplificazione amministrativa previste nel DL 19/2024. Si estende anche ai progetti non più finanziati dal PNRR le procedure derogatorie previste per il PNRR: non è una scelta felice. Forse può essere giustificata per i progetti già iniziati, ma si tenga conto che è una sorta di fuga dal Codice dei contratti pubblici. Questo crea un sistema di sovrapposizioni che le stesse stazioni appaltanti devono gestire in parallelo, con confusioni e rallentamenti. Quanto più possibile, secondo ANAC, si dovrebbe evitare la fuga dal Codice o limitarla solo ai lavori già iniziati.

La proposta più ampia è quella di potenziare il Fascicolo virtuale dell’operatore economico: si tratta di uno strumento di semplificazione, controllo e velocizzazione. Tramite il Fascicolo, infatti, sia le stazioni appaltanti che gli operatori economici possono controllare i requisiti delle imprese che partecipano alle gare (con interconnessione con altre banche dati; es. si verifica la regolarità dei contributi). Il problema odierno è che le amministrazioni spesso non mettono in interoperabilità i dati, e questo rallenta il sistema. Il salto in avanti si fa rendendo realmente funzionante il Fascicolo virtuale dell’operatore economico.

Altre misure a tutela dei lavoratori previste dal DL 19/2024. È condivisibile l’approccio, ma dovrebbero essere disposizioni aggiuntive, non sostitutive (e senza modifiche implicite di norme del Codice dei contratti pubblici). La proposta più ampia presentata da ANAC è di utilizzare strumenti più raffinati, come il Fascicolo virtuale dell’operatore economico e il Casellario di ANAC (che rileva già le sospensioni fatte), e riconducendo tutto al rating di impresa (previsto già dal Codice).

Esiste inoltre uno strumento molto efficace, cioè i Commissariamenti che ANAC può proporre in caso di una gara con episodi corruttivi e con cause di esclusione per le imprese: in questo caso spesso sorge un contrasto con l’interesse pubblico al proseguimento dell’opera. Il modello è quello di nominare Commissari per proseguire l’opera, in modo che si prosegua il contratto, si congelino gli utili (per eventuali sequestri al termine del processo, qualora siano accertate le responsabilità) e però al contempo non si leda la concorrenza, evitando anche l’attivazione di contenziosi più ampi. Questo strumento interviene oggi solo sul privato, ma non sul pubblico.

Abrogazione dell’abuso d’ufficio: comporta una riduzione della tutela penalistica rispetto a un comportamento molto delicato. L’abrogazione aumenta i rischi per il conflitto d’interessi e lascia dei vuoti (questo lo dice anche la Cassazione, es. rispetto al rapporto con i confini della fattispecie di turbativa d’asta). Può portare anche a un danno reputazionale per il Paese, che può essere persino più ingente di quello economico. Quindi l’abrogazione è un indebolimento complessivo.