Si è tenuto oggi, presso la Sala Rossa del Palazzo Civico di Torino, l’evento di apertura delle Giornate della legalità, un progetto ideato dalla città di Torino, realizzato dalla Fondazione per la Cultura, in collaborazione con Avviso Pubblico e Libera, con il partenariato scientifico di Biennale Democrazia.
La manifestazione si inserisce nel calendario delle iniziative promosse dal Comune per ricordare Bruno Caccia, il Procuratore di Torino assassinato nel 1983 dalla criminalità organizzata.
Con i presenti è stato condiviso un documento aperto intitolato “Contro ogni forma di criminalità organizzata, verso la costruzione di una rete di legalità organizzata”. Numerosi e significativi gli interventi dei relatori, moderati dal Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico, Pierpaolo Romani. In apertura c’è stato il saluto del Prefetto di Torino, Donato Giovanni Cafagna, appena insediatosi nel capoluogo piemontese: “Spesso si ritiene che le azioni contro la criminalità organizzata debbano risolversi in un’opera di repressione e contrasto, ma è più importante una prevenzione condotta su più livelli, che veda coinvolte le categorie più a rischio, dagli Enti locali alle associazioni di categoria. Dobbiamo passare dalla lotta degli specialisti alla cultura della lotta alla criminalità organizzata. Un patrimonio di tutti”.
“Oggi abbiamo mafie che agiscono soprattutto in campo economico e finanziario – ricorda Tommaso Pastore, capocentro della Direzione Investigativa Antimafia in Piemonte – Questo è vero anche sul nostro territorio, come dimostrano i dati, ad esempio, delle interdittive antimafia o la propensione della ‘ndrangheta al compimento di reati fiscali, false fatturazioni, a scopo di riciclaggio, mascherando grosse movimentazioni di denaro. Da diversi anni, dall’inchiesta Minotauro del 2011, sappiamo che nella provincia di Torino sono operative almeno 10 locali della criminalità organizzata calabrese. E si stanno registrando delle importanti sinergie con clan di camorra per gestire le attività criminali sul territorio”.
“Ho lavorato per diversi anni a Torino e ho vissuto il passaggio del negazionismo sulla presenza mafiosa al Nord – evidenzia Roberto Maria Sparagna, Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo – Un negazionismo presente anche dopo l’inchiesta Minotauro, che secondo alcuni si sarebbe conclusa nel nulla. Ma c’è anche una seconda forma di negazionismo, non solo sulla presenza mafiosa in sé, ma sulla pericolosità e l’insidia rappresentata da questa presenza. L’essere silente è una caratteristica della mafia al Nord: la violenza disturba gli investimenti, la violenza attira le indagini. Ma il metodo intimidatorio è vivo, presente. Così come la paura che trasmettono. Dal 2010 al 2022 nelle regioni del Nord sono state iscritte nel registro degli indagati oltre 8mila persone per associazione mafiosa”.
“Abbiamo ritenuto importante che questo progetto partisse da qui, dal luogo in cui vengono prese le decisioni del futuro della città – spiega Michela Favaro, vicesindaca del Comune di Torino – Un fenomeno così preoccupante ed esteso come la criminalità organizzata può essere affrontato solo con un lavoro sinergico, che coinvolga tutti a più livelli, a partire dalle scuole, dai futuri cittadini, dalla futura classe dirigente. Conoscere e darci degli strumenti, in grado di contrastare non il picciotto con la lupara, ma strutture organizzate in grado di farsi impresa, di offrire servizi al mondo economico e alla politica”.
“Parlare di questi temi è fondamentale. Il sistema delle imprese, attraverso la conoscenza del fenomeno mafioso, può sviluppare anticorpi – sostiene Enzo Pompilio D’Alicandro, vicepresidente della Camera di Commercio di Torino – In questo contesto svolgiamo un ruolo importante, attraverso la trasparenza dei nostri registri, gli sportelli antiusura, la collaborazione stretta con le forze dell’ordine. Oggi l’obiettivo è certificare le imprese virtuose, che si fanno certificare per i loro standard, per la correttezza del loro operato”. A margine del suo intervento il vicepresidente Pompilio D’Alicandro ha annunciato che presto partirà un nuovo progetto chiamato “Consulta della legalità” in collaborazione con Avviso Pubblico.
“Ventisette anni fa Avviso Pubblico nasceva proprio per costruire una rete di legalità organizzata che partisse dagli Enti locali – ricorda Roberto Montà, Presidente di Avviso Pubblico – All’epoca forse era più facile perché la violenza mafiosa incuteva paura, destava allarme sociale, oggi è diverso. A rischio è la qualità della democrazia, se pensiamo alla capacità mafiosa di votare e far votare durante le elezioni amministrative, mentre l’affluenza crolla. Quanti pochi voti sono sufficienti nei piccoli Comuni per eleggere persone conniventi oppure organiche alle associazioni mafiose? Costruire questa rete di legalità significa coinvolgere e responsabilizzare tutti quei portatori di interesse che sono sotto minaccia delle organizzazioni criminali”.
“Dopo Minotauro ci sono state altre 19 operazioni antimafia in Piemonte – dichiara Maria Josè Fava, referente di Libera Piemonte – In giornate come questa dobbiamo sempre ricordarci che le mafie sono sempre qui. E dobbiamo anche sottolineare che questi criminali non ci hanno colonizzato, ma si sono insediati dove hanno trovato terreno fertile. Per connivenza o per sottovalutazione”.
