STRAGI DEL ’92, “UN PESSIMO AFFARE” PER LA MAFIA. CE LO RACCONTA GIOVANNI BIANCONI SU #CONTAGIAMOCIDICULTURA

Stavolta #CONTAGIAMOCIDICULTURA prova a districarsi tra le nebbie di misteri e depistaggi che avvolgono il delitto Borsellino e le altre stragi di mafia, per capire se siano state davvero un buon affare per Cosa nostra. Tra le molte pagine oscure che disegnano la storia del nostro Paese, queste sono tra quelle che meglio possono raccontare gli intrecci di interessi che si nascondono dietro quei delitti efferati.

Andiamo a scoprire la nuova pillola della rubrica di Avviso Pubblico nata per conoscere, analizzare e approfondire il sottobosco criminale, per prevenire e contrastare le infiltrazioni mafiose e i fenomeni corruttivi, per tentare di impedire che mafiosi e corrotti possano ancora continuare a danneggiarci.

Questa settimana è la volta di “Un pessimo affare – Il delitto Borsellino e le stragi di mafia tra misteri e depistaggi”( Solferino 2022), scritto da Giovanni Bianconi, giornalista investigativo di lungo corso, scrive per il Corriere della Sera ed è esperto di criminalità organizzata e terrorismo.

«Ho scritto questo libro per raccontare che cosa ha significato la morte di Paolo Borsellino e il modo in cui è stato ammazzato a così breve distanza dalla morte di Giovanni Falcone – spiega Giovanni Bianconi – e cercare di capire perché la mafia ha fatto un pessimo affare: con la strage di Via D’Amelio, ad esempio, ha dato via libera a una legislazione antimafia, varata subito dopo la strage di Capaci e che altrimenti non si sarebbe avuta».

Il libro ricostruisce accuratamente le circostanza di quell’episodio e non solo, racconta i misteri, fornisce dettagli e spiega i depistaggi seguiti alla bomba che ha ucciso Borsellino e gli agenti della scorta. Ma scava anche indietro nel tempo, fino agli intrighi e le coperture sull’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e si ricollega alle false piste e alle stranezze che accompagnano le indagini sulla strage neofascista di Brescia.

«Se le stragi sono un cattivo affare per la mafia – spiega ancora l’autore – allora vuol dire che questa risponde ad altri interessi. E quello che si è scoperto in questi trent’anni intorno alla strage di via D’Amelio, anche per via del depistaggio che c’è stato, e che è stato scoperto soltanto dopo 16 anni, lascia intendere che c’era quella convergenza di interessi tra la mafia e altre entità, che peraltro era quella stessa convergenza, che dieci anni prima, cioè nel 1982, ha portato ad esempio all’uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa e subito prima all’uccisione di Pio La Torre.

Anche in quel caso la mafia fece un pessimo fare e c’è da chiedersi perché lo fece. Se lo chiedono gli stessi mafiosi», dei quali Bianconi riporta alcune intercettazioni in cui si chiedono “chi ce l’ha fatto fare di ammazzare Dalla Chiesa?”. Fatti “che l’autore ricompone come tasselli di un ampio affresco di crimini e complicità che ha segnato indelebilmente il Paese e chiede ancora verità e giustizia.

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