#Nosilenziosullemafie. L’Appello di Avviso Pubblico ai candidati e alle candidate alle Elezioni del 25 settembre

#Nosilenziosullemafie. È questo il titolo dell’Appello, rivolto alle candidate e ai candidati alle Elezioni politiche del 25 settembre, che Avviso Pubblico ha presentato questa mattina, mercoledì 7 settembre, nel corso di una videoconferenza, insieme a Rosy Bindi, già presidente della Commissione parlamentare antimafia, Enzo Ciconte, storico delle organizzazioni criminali e Roberto Montà, Presidente di Avviso Pubblico.

Un Appello che vuole sollecitare i candidati e le candidate alle prossime elezioni a parlare di mafie e corruzione nel corso della campagna elettorale e ad impegnarsi, se eletti o se elette, a portare avanti cinque politiche e cinque proposte di impegno che l’Associazione ha elaborato, recependo le istanze di più di 500 enti locali e 11 Regioni attualmente associate, nonché monitorando costantemente i lavori di Camera e Senato tramite il suo Osservatorio parlamentare.

Ci sono politiche da perseguire e riforme da approvare, lavori che il Parlamento attualmente in carica non ha concluso, leggi che aspettano di essere emanate da tempo.

“Chiediamo un impegno per i candidati e le candidate e, al contempo, come già fatto anche in occasione dell’ultima tornata di Elezioni Amministrative, anche alla cittadinanza tutta, a cui ribadiamo l’importanza di andare a votare”, ha dichiarato Roberto Montà, Presidente di Avviso Pubblico, nel corso del suo intervento.

“A candidati e candidate chiediamo, in primo luogo, di parlare di mafie, coinvolgendo la popolazione e assumendo impegni concreti sul tema. È necessario, inoltre, rinunciare ad ogni singolo voto dei mafiosi che, in certi contesti, possono anche influire pesantemente sul risultato elettorale, condizionando la composizione del futuro Parlamento. Con questo Appello proponiamo una visione sistemica e complessiva su mafie e corruzione. L’appello si compone di dieci punti, cinque proposte di politiche e cinque proposte di impegno che rappresentano un punto di partenza e un promemoria per il futuro Parlamento”.

Queste le 5 Proposte di politiche:

  1. Tenendo fermi i principi della legge Rognoni-La Torre, favorire l’uso sociale dei beni confiscati e garantire il funzionamento delle aziende sottratte definitivamente alla criminalità organizzata ancora in grado di stare sul mercato, rafforzando l’operatività dell’Agenzia nazionale e stanziando fondi a favore degli enti locali e delle realtà del Terzo Settore;
  2. Semplificare la normativa in materia di appalti senza perseguire logiche di deregolamentazione che potrebbero concretamente avere un’incidenza negativa sull’efficacia dei controlli di prevenzione e contrasto alle mafie e alla corruzione;
  3. Sostenere giornalisti/e, amministratrici e amministratori locali minacciati e intimiditi, garantendo loro protezione e la continuità dell’operatività dell’apposito Fondo di ristoro dei danni subiti istituito tramite la legge di bilancio del 2021;
  4. Stanziare adeguate risorse in favore delle forze di polizia e della magistratura per rafforzare il numero delle persone che vi operano, per mettere a loro disposizione gli strumenti necessari a garantire un operato efficace ed efficiente, sia sul lato del contrasto che della prevenzione alle mafie e alla corruzione;
  5. Garantire la massima vigilanza sulla gestione e l’impiego dei fondi del PNRR, affinché queste risorse siano adeguatamente impiegate per garantire lavoro, istruzione, sanità, sviluppo sociale ed economico, equo e sostenibile, a tutte le cittadine e cittadini italiani.

Queste le 5 Proposte di impegno:

  1. La riforma della legge sullo scioglimento degli Enti locali per infiltrazioni mafiose
    (scheda esplicativa)
  2. L’introduzione di una legge-quadro sul gioco d’azzardo
    (scheda esplicativa)
  3. La riforma della legge sui testimoni di giustizia
    (scheda esplicativa)
  4. L’approvazione di una legge organica che regolamenti le relazioni fra esponenti istituzionali e i rappresentanti di interessi (cd. lobby).
    (scheda esplicativa)
  5. La riforma del cd. ergastolo ostativo, da approvare entro l’8 novembre 2022, secondo l’ordinanza emessa nel 2021 dalla Corte Costituzionale.
    (scheda esplicativa).

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A seguire lo storico delle organizzazioni criminali, Enzo Ciconte, ha sottolineato: “La prima considerazione da fare è che se, a quarant’anni di distanza dall’omicidio dalla Chiesa e a trenta dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio, è ancora necessario un Appello per parlare di mafie e criminalità organizzata, vuol dire che ancora qualche problema c’è su questo tema. La mafia, del resto, in questi anni, non è affatto scomparsa dalla società: forse si è eclissata dalla narrazione di grandi mass media. Bisogna chiedersi, innanzitutto, le ragioni di ciò: una possibile risposta può essere che, oggi, ci sono problemi percepiti come più importanti di cui parlare, tra cui la crisi economica in corso”.

“Bisogna però riconoscere che le mafie agiscono nei gangli della società e dei livelli decisionali del Paese e, pertanto, incidono anche su questi problemi, che vengono percepiti come più urgenti e attuali. Un altro motivo risiede nel timore che alcuni candidati e candidate potrebbero avere nel sollevare pubblicamente il tema. Per alcuni di loro, cioè, potrebbe riproporsi la tentazione di non parlare di mafia per non perdere voti e consenso. Si tratta di un grave errore, anche di valutazione: esiste, e va riconosciuta, una maggioranza di persone che vuole essere chiamata a raccolta contro le mafie”.

“I punti dell’appello sono tutti di natura politica, e non solo di ordine pubblico. È a livello politico, dunque, che si deve intervenire: parlare di mafie rafforza, dunque, in primo luogo, la democrazia”, ha concluso il professor Ciconte.

A chiudere la conferenza stampa Rosy Bindi, già presidente della Commissione parlamentare antimafia, la quale ha ribadito come “La lotta alle mafie deve costituire un elemento di unità della politica perché le mafie vanno riconosciute come nemiche della democrazia stessa. Il silenzio su questo tema durante la campagna elettorale, benché non sia una novità, rimane incomprensibile”.

“Il primo invito va, dunque, rivolto, ai Partiti politici che, come recita la Costituzione, concorrono con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Bisogna guardare, in primo luogo, alla sostanza del metodo democratico, a partire dalla selezione della classe dirigente del Paese. Il tema mafie va, dunque, liberato dall’attenzione dei soli gruppi specialistici che se ne occupano. È un argomento che riguarda tutti e le forze politiche dovrebbero esserne consapevoli, proponendo percorsi di formazione, a partire dalle stesse classi dirigenti interne e sul territorio, specialmente in quelle zone dove sono frequenti gli scioglimenti dei comuni per mafia”, ha continuato la Bindi.

“Lo Stato nel corso degli anni ha vinto la battaglia contro la mafia delle stragi. Quella di oggi è, però, se possibile anche più insidiosa. Oggi la mafia ha più complici che vittime. In questo quadro, così difficile e complesso, è necessario che il legislatore sia ancora più avveduto e raffinato. Ci sono tanti settori che sono oggetto degli interessi mafiosi, e vengono citati nell’Appello”.

Proposte che leggendo i programmi di tutte le forze politiche non sembrano però essere al centro dell’agenda politica di nessun partito.

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Guarda il video della conferenza stampa di presentazione:

I PROGRAMMI ELETTORALI DEI PRINCIPALI PARTITI

Il testo dell’Appello

La campagna elettorale che accompagnerà il nostro Paese fino al 25 settembre sta infatti confermando quanto Avviso Pubblico, insieme ad altre realtà, denuncia da tempo: nella dialettica fra partiti il tema mafia non occupa una posizione centrale, manca un costruttivo confronto sul perseguimento di strategie e politiche di prevenzione e contrasto alle mafie, punto nevralgico per lo sviluppo economico e sociale dell’Italia. Manca una visione sistemica circa l’attuale pervasività e pericolosità dell’agire mafioso.

Eppure i report istituzionali – Commissione parlamentare antimafia, Ministero dell’Interno, Direzione nazionale antimafia, Banca d’Italia – raccontano come la pressione mafiosa nell’economia e sui territori si sia particolarmente acuita ormai in tutto il Paese, negando diritti e libertà fondamentali a migliaia di cittadini e operatori economici, rischiando di soffocare sul nascere ogni tentativo di ripartenza del nostro Paese, costretto a risollevarsi dalla pandemia prima e dalla guerra poi, eventi che hanno messo in ginocchio migliaia di famiglie e imprese.

La Banca d’Italia, che attraverso l’Unità di Informazione Finanziaria raccoglie le segnalazioni di operazioni sospette sul riciclaggio di denaro sporco, grimaldello per inquinare l’economia sana, a luglio ha diramato il nuovo report. Nel primo semestre del 2022 le segnalazioni sono state 74.233, il 6% in più rispetto allo stesso periodo del 2021, anno in cui si era già stabilito un nuovo record negativo.

A questi dati si aggiungano quelli relativi alle interdittive antimafia emesse dalla Prefetture. Dall’agosto 2020 a fine luglio 2022 ne sono state emesse quasi 4.000, una media di cinque al giorno (Fonte: Ministero dell’Interno).

Le mafie hanno avuto, e continuano ad avere, rapporti con la politica. In particolare a livello locale. Lo testimoniano i 278 Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa dal 1991 ad oggi, tra cui due capoluoghi di provincia – Foggia e Reggio Calabria – e sei aziende sanitarie. Gli scioglimenti si sono registrati in particolare nel Mezzogiorno, ma anche in alcuni territori del Centro-Nord, tra cui Lazio, Valle d’Aosta, Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna.

Pur avendo sensibilmente ridotto l’uso della violenza, le mafie non cessano di minacciare ed intimidire, in particolare amministratrici e amministratori locali nonché giornaliste e giornalisti, che denunciano e operano per garantire legalità e trasparenza. Sono, rispettivamente, 300 e 64 i politici locali e gli operatori dell’informazione che sono stati minacciati nel primo semestre 2022. Alcuni di loro vivono scortati. (Fonte: Ministero dell’Interno).

Le mafie si evolvono, si adattano ai tempi, colgono le occasioni, sfruttano la complicità e la connivenza di un’area grigia che nel corso del tempo si è estesa nel nostro Paese. In tal senso, gli ingenti stanziamenti del PNRR sono già entrati nel mirino degli interessi criminali.

Di fronte a questo scenario, la politica è chiamata a tenere il passo, a rispondere alle sollecitazioni. Prima ancora che attraverso le leggi, selezionando accuratamente i propri e le proprie rappresentanti, allontanando i collusi e le colluse, rifiutando i pacchetti di voti che la mafia gestisce.

Il 25 settembre costituisce una tappa fondamentale per il futuro del nostro Paese, a cui le cittadine e i cittadini devono prestare la massima attenzione. Il crescente astensionismo degli ultimi anni non solo dimostra una progressiva perdita di fiducia nella politica, ma costituisce un pericoloso alleato per le mafie. Infatti, meno persone si recano alle urne, più facile sarà per le cosche, e per coloro che le spalleggiano, infiltrare imprese ed Enti locali, far eleggere qualcuno in Parlamento.

Per questo l’Appello #Nosilenziosullemafie si rivolge anche alle cittadine e ai cittadini affinché partecipino alla vita pubblica e non si astengano dall’esercizio del diritto/dovere di voto. È fondamentale sottrarre spazi di agibilità, consenso sociale ed elettorale alle mafie.

È necessario che ognuno di noi faccia la sua parte. La repressione da sola non basta. Serve, contemporaneamente, un’azione di prevenzione fondata sulla partecipazione civica ed elettorale nonché sull’esercizio concreto di una politica credibile, competente e responsabile, che garantisca una pratica quotidiana della cultura della trasparenza e della legalità, ancorate ai principi della Costituzione.

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