“MAFIE, CORRUZIONE E PANDEMIA”: NEL RAPPORTO PUBBLICATO DA LIBERA IL CONTRIBUTO DEL PRESIDENTE DI AVVISO PUBBLICO

Mafia, corruzione e pandemia, ovvero “Il triangolo pericoloso” che dà il titolo al rapporto di Libera appena pubblicato sulla percezione delle mafie e della corruzione nell’anno del Covid. È una tempesta perfetta, quella scatenata da criminalità organizzata ed emergenza sanitaria, che accentua il pericolo delle infiltrazioni mafiose nell’economia legale e della diffusione della corruzione nella politica.

Il Rapporto vanta molti altri autorevoli contributi, tra i quali anche quello del Presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà, Sindaco di Grugliasco. Tra gli altri quello del giornalista e scrittore Roberto Saviano, dell’economista Carlo Cottarelli, della ex presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi, del segretario Cgil Maurizio Landini, del politologo Alberto Vannucci, di Romani Prodi, Vincenza Rando, Giancarlo Castelli, Marcello Ravveduto.

C’è il serio rischio che le mafie possano aumentare il proprio business in questa situazione di emergenza”, scrive nel suo contributo Federico Cafiero De Raho, Procuratore nazionale antimafia – che insieme alla Dia e alla Guardia di Finanza monitora la situazione. “Penso all’offerta che hanno dato in alcuni territori alle famiglie in difficoltà, ma anche ai settori economici funzionanti come quello ortofrutticolo, della grande distribuzione agroalimentare o dei rifiuti speciali, in cui investono e che sono ora ancora più strategici”, continua De Raho.

E sulla crisi di liquidità di imprese e singoli punta l’intervento di  Roberto Montà, Presidente di Avviso Pubblico, che avverte: “i mafiosi in questo momento di crisi dispongono di molto denaro frutto, soprattutto, del traffico di sostanze stupefacenti. Grazie ai capitali di cui dispongono, le mafie operano come un sistema bancario parallelo. Da una parte finanziano imprenditori e famiglie in difficoltà – sia a tassi usurai che a tassi concorrenziali con quelli bancari – dall’altra investono, acquistando “sottocosto” le imprese i cui titolari temono di non essere in grado di reggere per il futuro”.

Lo studio commissionato a Demos da Libera fotografa “una mafia meno incline alla violenza rispetto al passato ma sempre maggiormente legata ai professionisti/colletti bianchi (45%)”. Inoltre gli intervistati bocciano l’impegno della politica nel contrastare la criminalità organizzata e una crescente “sfiducia soprattutto nei confronti di membri del governo, del Parlamento e dei partiti”: una preoccupante visione della politica come grimaldello per le consorterie criminali in grado di determinare le scelte della cosa pubblica.

La nostra – secondo il rapporto – è “un’Italia dove la corruzione politica si conferma un fenomeno profondamente radicato, nelle percezioni e nelle esperienze dei cittadini. Il 30% degli intervistati ritiene che i fenomeni di corruzione siano più diffusi rispetto all’epoca di Tangentopoli”. Il che è tutto dire, visto che quella di Tangentopoli è una stagione che non ha avuto precedenti nella storia di una democrazia occidentale.

Nel 2020, l’anno del Covid – registra lo studio – c’è stata un’impennata record di interdittive antimafia. Sono state 2130, 177 al mese, sei al giorno con un incremento del 38% rispetto il 2019. E ad aumentare sono anche le segnalazioni di operazioni sospette (SOS) ricevute dalla UIF, che nell’ultimo anno ne ha registrate 113.187, con un aumento del 7,0% rispetto all’anno precedente.

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