L’ARRESTO DI MATTEO MESSINA DENARO TRA CONSENSO POPOLARE E SEGRETI DI STATO

L’ARRESTO DEL BOSS STA GIÀ ANIMANDO DIBATTITI E ANALISI PER SUPPORRE I MOTIVI DEL RITARDO DELLA CATTURA E PREVEDERE GLI SCENARI FUTURI. CHI HA SOSTENUTO LA LATITANZA DI MATTEO MESSINA DENARO E SOPRATTUTTO COSA POTREBBE ACCADERE ORA, NON SOLO ALL’INTERNO DEGLI EQUILIBRI DI POTERE DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA? LA STORIA DELLE MAFIE OFFRE UNA RISPOSTA E UNO STIMOLO A NON RIPETERE ERRORI DEL PASSATO.
Il contributo di Enzo Ciconte *

Le mafie, da sempre, hanno potuto contare sul consenso popolare e sulle coperture politiche. Lo dimostrano le storie comuni di Totò Riina e Bernardo Provenzano, ma non solo, anche i boss delle organizzazioni calabresi e campane rappresentano personaggi amati, rispettati e temuti da una parte della società civile. Allo stesso tempo beneficiano della protezione di una fetta del mondo politico e delle istituzioni, perché conviene averli dalla propria parte.

Vedere che nelle strade dove è stato preso Matteo Messina Denaro, le persone comuni siano scese ad applaudire al suo arresto costituisce sicuramente un bel segnale di partecipazione e di speranza, ma non bisogna credere che sia sufficiente nella sfida che le mafie pongono ormai in altri settori e sfere di potere.

La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha fatto bene, dopo aver espresso congratulazioni a magistrati e forze di polizia, a dichiarare che il contrasto alle mafie sarà senza tregua. Adesso, però, si deve passare dalle parole ai fatti. Faccio degli esempi pratici. Penso alla revisione della legge sugli appalti. È nelle maglie larghe previste che possono crescere gli affari delle mafie. Il secondo provvedimento concreto da difendere riguarda le intercettazioni, fondamentali per scoprire e contrastare i reati di mafia. In ultimo: non si può più ritardare l’istituzione della Commissione parlamentare Antimafia!

Sono strumenti centrali, lo sono stati per arrestare latitanti, lo sono per intercettare quei i filoni di interesse delle mafie. Si devono seguire i flussi finanziari criminali che vanno a finire nell’economia sana del nord, prima che si infetti. Le recenti operazioni della magistratura dimostrano come i reati contestati ad imputati di rilievo nella società attengano a diverse fattispecie che hanno a che fare con la gestione di risorse pubbliche in accordo o non, con società private del territorio. Se non si prende atto della necessità di contrastare in ogni modo l’economia mafiosa, la festa di ieri finirà presto. La stessa società civile deve essere coinvolta in questo processo, ricompattando il fronte dell’antimafia.

La cattura di Messina Denaro costituisce un risultato importante, ottenuto grazie all’impegno costante della magistratura e delle forze di polizia. Lo stesso Procuratore De Lucia ha iniziato a rivelare come siano riusciti a chiudere il cerchio intorno al boss.  Nei prossimi giorni si creeranno due schieramenti: c’è chi sosterrà la vittoria dello stato senza trattative e coloro che invece rimarcheranno l’esistenza di una trattativa mai interrotta.

L’importante è che ora non si ripetano errori del passato.

Almeno che non si verifichino miracoli, è difficile che un capo mafia decida di collaborare, ma se è vero che è in possesso di carte importanti, lasciate in eredità da Riina, non si deve perdere tempo. Subito bisogna cercare in ogni luogo in cui Messina Denaro possa averle custodite per comprendere passaggi che renderebbero ancora più storica l’importanza del suo arresto.

 

*professore di Storia delle Mafie al Collegio Santa Caterina dell’Università di Pavia   

 

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