PREMESSA. Nel corso della seduta del 15 aprile 2021 la Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali ha audito il prefetto Bruno Corda, direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione di beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

L’audizione è stata occasione per fare il punto sulle difficoltà che l’Agenzia riscontra nello svolgimento delle proprie attività.

Il prefetto Corda ha innanzitutto evidenziato la questione relativa al deterioramento dei beni immobili, che necessitano spesso di importanti lavori di ristrutturazione per la loro valorizzazione e il loro riutilizzo. Altra criticità rilevata è che le confische non sempre riguardano l’intero bene e dunque la gestione è ancora più complessa. Vi sono poi quei beni che, per le loro caratteristiche, non risultano “appetibili”, come ad esempio alcuni terreni: il direttore – a questo proposito – ritiene che lo strumento del consorzio di Comuni debba essere valorizzato e incentivato.

Elemento particolarmente critico è la scarsa conoscenza da parte dei Comuni delle procedure di acquisizione e valorizzazione dei beni. Il prefetto Corda tiene a sottolineare che, su circa 1.300 Comuni nei quali insistono dei beni confiscati, solo 800 hanno richiesto la password di accesso al sistema Open Re.G.I.O. L’Agenzia, nel tentativo di ovviare a questo problema, sta mettendo a punto un sistema cosiddetto “di vetrina”, che consente agli Enti locali di avere una visione diretta dei beni sul proprio territorio e dunque di richiederli con maggior celerità. È inoltre in corso un lavoro – effettuato dai Nuclei di supporto – per il coinvolgimento delle Prefetture.

L’attenzione si sposta poi su uno strumento importante per la valorizzazione dei beni confiscati, ovvero la consegna del bene a soggetti del terzo settore tramite appositi bandi. Il direttore sottolinea la rilevanza dell’interlocuzione costante con il terzo settore, affermando anche che questa modalità non ha l’intento di scavalcare gli Enti locali, ma vuole costituirsi come parallela.

Il direttore si dichiara aperto a soluzioni innovative nella gestione dei beni confiscati, soprattutto in considerazione del loro numero sempre più rilevante.

Il prefetto Corda passa poi a parlare dei beni destinati, e dunque quei beni consegnati agli Enti locali o al terzo settore, e rileva l’esigenza di comprenderne lo stato di riutilizzo e valorizzazione: a tal fine risulta ancora più importante una costante interazione con i Nuclei di supporto, con le Regioni e con gli Enti locali stessi. Viene inoltre segnalato che è in corso una campagna di livello nazionale per lo sgombero di quei beni che risultano ancora occupati da parte di soggetti che non ne hanno titolo.

Viene affrontato poi il tema delle aziende, che giungono sotto la gestione dell’Agenzia dopo aver subito il cosiddetto “shock di legalità”. Le imprese in questione basavano infatti la propria vitalità sul ricorso al lavoro nero, alle buste paga non corrispondenti alla effettiva retribuzione, alla mancanza di necessità di ricorso al credito. Il 68% delle aziende in gestione all’Agenzia appartiene alla categorie delle cosiddette “scatole vuote”, ovvero aziende che non sono mai esistite operativamente sul mercato, non hanno mai avuto personale, non hanno mai prodotto, ma hanno svolto un’attività illecita di altra natura. Il 27% delle aziende deve invece essere liquidato. Solo il 5% (e dunque 150 aziende in totale) è attivo sul mercato. Il direttore ritiene che l’attenzione maggiore vada posta alle aziende in liquidazione, per comprendere se esistano strumenti per farle tornare attive; saranno inoltre verificati i bisogni delle aziende sui territori tramite lo strumento dei Tavoli permanenti presso le Prefetture.

L’audizione del direttore Corda si conclude affrontando tre importanti temi. Il primo è relativo alla nuova piattaforma di digitale di cui si sta dotando l’Agenzia, che consentirà di implementare i rapporti con le altre banche dati, a partire dalla banca dati Giustizia. Il secondo tema riguarda i costanti rapporti con gli Enti locali, con l’ANCI e con le Regioni. Con queste ultime l’Agenzia si sta occupando dei beni cosiddetti “esemplari” tramite lo strumento del Tavolo di coesione. L’ultimo tema affrontato è quello dell’organico dell’Agenzia e delle future assunzioni, fermo restando l’importanza di valorizzare tutte e quattro le sedi e di avere collaboratori competenti e formati.

Vengono poi formulate diverse domande da parte di senatori e deputati presenti che sollevano varie questioni. Si sintetizzano i contenuti delle richieste e delle relative risposte fornite dal direttore dell’Agenzia:

  1. Possibilità di riutilizzo immediato dei beni, anche se non è terminato il percorso di confisca, con interventi riparativi per chi eventualmente ne risulta danneggiato (previsti dalla legge): c’è una notevole resistenza da parte degli assegnatari per la possibilità che i propri investimenti per la rimessa in forma del bene vadano persi, anche per l’eventuale necessità di rifusione dei terzi in buona fede. Se non dovesse essere confermata la confisca del bene, l’Ente locale o il soggetto del terzo settore dovrebbe restituire il bene o pagare per il medesimo.
  2. Fondo di rotazione per i Comuni che intendano ripristinare i beni danneggiati e mancanza di informazione: è assolutamente vero che c’è un gap conoscitivo importante, che può essere superato solo con uno sforzo congiunto.
  3. Assunzioni di personale qualificato presso l’Agenzia: c’è bisogno di risorse in più e di un miglioramento delle qualità professionali dei collaboratori.
  4. Continuo problema relativo ai sistemi informativi e alla condivisione delle banche dati: il sistema ha certamente potenzialità di miglioramento, ma l’Agenzia sta dando vita a un nuovo sistema denominato Copernico che sostituirà Open Re.G.I.O. e avrà la caratteristica di migliorare la conoscenza dei beni presenti nel sistema medesimo, ma soprattutto la possibilità di implementare le banche dati sul sistema stesso.
  5. Valutazione dell’appetibilità di un bene e convenienza economica alla ristrutturazione: l’Agenzia lavora anche nel senso di comprendere se un determinato bene è sensatamente destinabile per un uso sociale oppure no.
  6. Possibilità di dare a un soggetto privato i beni in modo che possano essere direttamente valorizzati: il lavoro sulla “appetibilità” del bene individua i beni destinabili alla vendita.
  7. Funzionamento e operatività dei Nuclei di supporto: è la presenza di carattere territoriale dell’Agenzia per interagire con i Comuni.
  8. Potere di controllo dell’Agenzia in caso di mancato riutilizzo del bene destinato: è prevista una relazione annuale da parte dei Sindaci e l’Agenzia ha il dovere di verificare lo stato del bene e il suo riutilizzo, grazie al lavoro dei Nuclei di supporto.
  9. Sistema di comunicazione tra Agenzia ed Enti locali: rendere più efficace il sistema di comunicazione con i territori è la scommessa che si sta ponendo l’Agenzia; tuttavia spetta a tutti uno sforzo di pubblicizzazione.

 

(a cura di Sara Noto, Master APC dell’Università di Pisa)