Premessa. La Commissione parlamentare sulla contraffazione, al termine di un ciclo di audizioni e missioni, ha approvato il 4 agosto 2015 un documento di analisi della contraffazione nel settore tessile e della moda, a partire dalla situazione del distretto di Prato; qui di seguito sono sintetizzate le conclusioni e le proposte della Commissione.

Contesto generale di riferimento. Il documento prende in esame il caso del distretto di Prato in quanto esemplificativo della rilevanza del fenomeno della contraffazione nel settore  tessile e della moda, in gran parte sotto il controllo delle organizzazioni criminali che riescono a ricavare ampi profitti, grazie all’ampio ricorso al lavoro nero, all’evasione fiscale, contributiva e previdenziale, alla violazione delle norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e dell’inadeguatezza delle azioni di contrasto da parte delle autorità comunitarie.

Il settore tessile. In Toscana la produzione di prodotti contraffatti delle più importanti griffe, in particolare nella zona di Prato, ha assunto dimensioni rilevantissime: le inchieste giudiziarie hanno contribuito ad evidenziare il coinvolgimento non solo della criminalità cinese (con la scoperta di flussi di denaro ingentissimi che venivano fatti confluire verso la Cina con il sistema del money transfer con trasferimenti ordinati da soggetti compiacenti) e di diverse cosche mafiose. Si registra una maggiore capacità di controllo e repressione del fenomeno, grazie ad un approccio coordinato delle amministrazioni pubbliche competenti (polizia municipale, ispettorato del lavoro, asl etc) e all’istituzione di squadre di polizia giudiziaria dedicate, coordinate dalla magistratura inquirente. In particolare, l’inchiesta originata dalla morte di 7 extracomunitari (5 dei quali clandestini) ha portato alla luce la sistematica violazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro da parte delle ditte, molto spesso gestite da prestanome: la procura ha così contestato l’art. 437 c.p. (rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro) e l’art. 451 c.p. (omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro).

Il dibattito in Assemblea. La relazione della Commissione è stata discussa dall’Aula di Montecitorio il 7 marzo 2016 e il 10 marzo 2016: al termine del dibattito è stata approvata a larghissima maggioranza una risoluzione con una serie di misure volte a contrastare in modo più efficace la contraffazione in questo comparto (vedi allegato).

All.to: risoluzione approvata dalla Camera il 10 marzo 2016

La Camera,

esaminata la Relazione sulla contraffazione nel settore tessile: il caso del distretto produttivo di Prato (DOC. XXII-bis, N. 2), approvata all’unanimità dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo nella seduta del 4 agosto 2015;

premesso che:

la Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo ha scelto di approfondire il tema del distretto tessile di Prato come case study di particolare significato per il contrasto della contraffazione, in quanto l’area vasta del tessile e degli accessori personali della Toscana, costituita dai distretti di Prato per la moda, di Firenze e del Valdarno per il cuoio, la pelletteria e le calzature, di Empoli e Pistoia per il tessile, costituisce un polo di eccellenza, vanto del Made in Italy in Italia, in Europa e nel mondo;

sia dalla missione di studio a Prato il 24 novembre 2014, sia nel corso delle audizioni svolte in Commissione è emerso uno stretto legame tra contraffazione e lavoro in nero, come testimoniato anche dalla tragica vicenda dei lavoratori cinesi morti nel rogo di un capannone-dormitorio a Prato nel dicembre 2013; dopo tale vicenda vi è stato un salto di qualità della lotta alla contraffazione, perché è emerso chiaramente il legame tra l’illegalità delle imprese, la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, lo sfruttamento del lavoro in nero e i legami con la criminalità organizzata e le filiere internazionali della contraffazione;

dopo tali fatti è stato significativo constatare come tutte le istituzioni competenti – Prefettura, Forze dell’ordine, Magistratura, Regione Toscana, Comune di Prato, imprese e organizzazioni sindacali – abbiano operato in modo coordinato nell’ambito delle rispettive competenze per contrastare il fenomeno e favorire l’adozione di misure efficaci per il superamento del problema, quali il Patto per il monitoraggio delle attività produttive della provincia di Prato, siglato il 27 ottobre 2014, che ha affiancato agli strumenti ispettivi svolti «a valle» della costituzione delle imprese per controllare le irregolarità, anche controlli effettuati «a monte», al momento della costituzione delle imprese, aventi carattere multidisciplinare; oltre al coordinamento delle forze dell’ordine è stato implementato il coordinamento dei controlli amministrativi per la costituzione delle imprese, con la partecipazione alla Conferenza permanente, presieduta dal Prefetto, non solo delle Forze dell’ordine ma di tutte le istituzioni competenti in materia: Comune, Questura, Comandi provinciali dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e dei Vigili del Fuoco, Camera di commercio provinciale, ASL, Ufficio provinciale del lavoro, Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Dogane, INPS e INAIL;

significativo è stato anche l’impegno della Regione Toscana, che ha promosso il «Patto per il lavoro sicuro» nell’ambito delle province di Firenze, Pistoia e Prato, per la sicurezza nei luoghi di lavoro, con un progetto che ha visto i servizi dell’ASL regionale formare e poi assumere, con finanziamento della regione Toscana, 70 giovani ispettori della sicurezza nei luoghi di lavoro, stipulando un protocollo d’intesa con la Procura della Repubblica di Prato e con le Procure della Repubblica di Firenze e di Pistoia, per far sì che le segnalazioni di violazione di reati penali derivanti dalle Ispezioni e inviate dalla Regione alle Procure potessero avere un’accelerazione nella trattazione in sede giudiziaria;

Prato costituisce un laboratorio sociale di un distretto ove le specificità e le problematicità di un sistema produttivo di eccellenza del Made in Italy, interessato dalle sfide commerciali e produttive dell’economia mondiale che riguardano molti dei settori della manifattura italiana, si sommano alla particolarità di una forte presenza in loco di una imprenditoria estera, quella cinese; l’obiettivo deve essere quello di favorire l’integrazione sociale ed economica delle diverse comunità etniche, riproducendo il modello dell’integrazione realizzata in Italia negli anni ’60 e ’70 a valle dei rilevanti fenomeni di emigrazione internazionale, sulla base anche di un approccio pragmatico della questione, che tenga in considerazione l’apporto economico che tali comunità straniere possono recare all’economia locale, nonché le prospettive derivanti dallo sviluppo di rapporti economici sinergici con le comunità di origine;

con riferimento ai fenomeni di illegalità nel lavoro legati alla realizzazione o commercializzazione di merci contraffatte, occorre segnalare le molteplici iniziative promosse dalla Regione Toscana, per concludere iniziative pattizie finalizzate a rendere più tracciabile, trasparente e sostenibile la filiera della lavorazione delle produzioni tessili e di altri settori collegati; al proposito va ricordato il «Patto in Toscana per la moda etica», riferito al comparto della pelletteria, sottoscritto il 23 dicembre 2014 dalla regione Toscana con CNA, Confindustria e le OO.SS., consistente in un accordo sulla legalità per rendere sempre più tracciabile, trasparente e sostenibile la filiera della lavorazione, attraverso: lo sviluppo di controlli incrociati da parte dei privati aderenti al protocollo e delle istituzioni e la definizione di standard per impedire la concorrenza sleale nelle subforniture;

il valore della certificazione etica delle filiere come strumento essenziale per la lotta alla contraffazione è costituito dal fatto che è necessario controllare tutte le fasi della produzione e non solo quella finale; tale approccio consente non solo di diffondere il controllo a tutte le fasi di lavorazione, comprese le sub-forniture, ma anche di favorire la convergenza degli interessi degli imprenditori con quelli del mondo del lavoro, assicurando tanto la cura della qualità del prodotto e il rispetto dei diritti di proprietà industriale, quanto il rispetto dei diritti dei lavoratori, ad esempio per la sicurezza sul lavoro e la lotta allo sfruttamento del lavoro in nero e del lavoro minorile;

è stato poi approfondito il tema della tracciabilità dei prodotti, esigenza alla quale risponde innanzitutto l’etichetta apposta sui prodotti tessili, che oltre ad attestare la composizione dei prodotti, garantendo il diritto del consumatore ad esserne pienamente informato, come previsto attualmente dalla normativa nazionale e comunitaria, può costituire uno strumento essenziale per individuare l’origine territoriale e la filiera produttiva del prodotto e contrastare le merci contraffatte; altro approccio particolarmente utile al riguardo è quello di dotare le confezioni dei prodotti di strumenti tecnologici (c.d. anti-counterfeiting systems) in grado di fornire la tracciabilità degli stessi, al fine di controllare immediatamente l’origine e la filiera di provenienza delle merci;

con riferimento ai comportamenti illeciti connessi alla contraffazione rilevante è il tema del controllo dei canali finanziari attraverso i quali le organizzazioni internazionali criminali realizzano il trasferimento dei proventi della contraffazione all’estero; il canale principale attraverso il quale tali proventi raggiungono la Cina e gli altri Paesi extraeuropei è quello dei negozi di Money Transfer, che, in quanto sottratti alle regole antiriciclaggio del sistema bancario e finanziario, e attraverso la tecnica del frazionamento dei versamenti da parte di uno stesso cliente, per rimanere sotto la soglia della tracciabilità consentono lo spostamento di ingenti somme di denaro;

va intrapresa un’azione per omogeneizzare i controlli nelle dogane dei diversi Paesi europei, in quanto è stato accertato che l’importazione illegale avviene non attraverso le dogane italiane, che hanno adottato standard e procedure elevate di controllo, con analisi dei rischi in ragione dei soggetti esportatori e della tipologia dei prodotti in ingresso nell’area dell’Unione europea, ma spesso passando i controlli doganali nei porti del Nord Europa, segnatamente i porti di Rotterdam o del Regno Unito, dopo di che le merci possono poi circolare liberamente e legittimamente in tutta l’area intracomunitaria;

fa propria la Relazione sulla contraffazione nel settore tessile: il caso del distretto produttivo di Prato (DOC. XXII-bis, N. 2), approvata il 4 agosto 2015 dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo ed impegna il Governo, per quanto di competenza, a intraprendere ogni iniziativa utile, al fine di risolvere le questioni evidenziate nella relazione, con particolare riferimento alle seguenti azioni:

a) favorire, in sede di coordinamento dei controlli pubblici sulle attività d’impresa, l’applicazione dei modelli di coordinamento e di stretta integrazione tra le diverse istituzioni competenti sperimentati a Prato, quali i Patti per la sicurezza finalizzati al contrasto specifico della contraffazione, con la partecipazione di tutte le istituzioni competenti, in tutti i distretti produttivi interessati da tali fenomeni, atteso lo stretto legame che sussiste tra lavoro illegale, sicurezza sul lavoro e produzione e smercio di merci contraffatte;

b) adottare le opportune misure, anche nella predisposizione di provvedimenti concernenti il lavoro illegale o il caporalato, per contrastare la contraffazione colpendo il lavoro in nero, in quanto l’esperienza dimostra che dove c’è contraffazione c’è sempre lavoro in nero o in violazione della sicurezza del lavoro;

c) promuovere la certificazione etica delle filiere produttive, favorendo, anche con forme di incentivazione ed agevolazioni per le imprese, l’adozione, a partire dalle produzioni del Made in Italy in settori di qualità come quello della moda, delle certificazioni che prevedono l’obbligo del produttore finale di verificare che i propri fornitori si conformino ai principi della responsabilità sociale e che le filiere produttive siano conformi nel complesso a tali principi;

d) garantire la tracciabilità dei prodotti, sia utilizzando lo strumento dell’etichettatura sia attraverso l’impiego degli strumenti tecnologici anticontraffazione (c.d. anti-counterfeiting systems) oggi a disposizione, lavorando parallelamente in sede comunitaria perché siano accresciute le tutele sull’origine dei prodotti e la protezione delle produzioni ricomprese nel concetto del Made In italiano ed europeo, a salvaguardia dalle forme di imitazione servile di prodotti che evocano falsamente la provenienza territoriale;

e) realizzare un efficace contrasto al fenomeno degli illeciti finanziari realizzati attraverso il canale del c.d. «Money Transfer», che ai danni arrecati dalla contraffazione alle aziende, alla tutela della concorrenza e ai consumatori aggiunge i danni del deflusso verso l’estero di rilevanti somme di denaro, causando evasione fiscale e alimentando i profitti delle organizzazioni criminali sovranazionali;

f) prevedere che i proventi derivanti dalle sanzioni irrogate per le irregolarità riscontrate sulla sicurezza del lavoro possano essere destinate ad interventi sul territorio per accrescere la sicurezza nei luoghi di lavoro e il contrasto della contraffazione nei territori interessati.

(6-00213) «Cenni, Catania, Gallinella, Russo, Garofalo, Franco Bordo, Pastorelli, Berretta, Baruffi, Cuperlo, Laforgia».