Premessa. La Commissione parlamentare sulla contraffazione ha svolto una serie di audizioni al fine di approfondire le misure di contrasto del fenomeno della contraffazione degli oli di oliva. Il 16 febbraio 2015 sono stati ascoltati i magistrati della Procura di Siena e di Trani, nonché i rappresentanti di Guardia di finanza, Carabinieri e Corpo forestale dello Stato. Il 26 marzo 2015 si sono svolte le audizioni del Comandante dei NAS (Arma dei Carabinieri), e dei rappresentanti dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare e del Ministero dell’agricoltura (Ispettorato Centrale della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari). Il 23 aprile 2015 sono stati ascoltati esponenti delle associazioni dei consumatori e dell’Associazione Italiana dell’Industria Olearia (ASSITOL) ed 24 giugno 2015 quelli della Federolio. Nella seduta del 10 settembre 2015 è stata ascoltata la Procura di Bari. Qui di seguito sono sintetizzati alcuni dei temi trattati.
Contesto generale di riferimento. La produzione nazionale è stata sempre inferiore rispetto alla richiesta, e questo obbliga a importare in Italia prodotti provenienti non solo da Spagna e Grecia, ma anche dal Nord africana e dal Medioriente (circa 600.000 tonnellate l’anno), ancor più in caso di annate particolarmente sfavorevoli come quella del 2014-2015: quindi molte aziende lavorano nella miscelazione di prodotti di diversa origine. Esiste un fortissimo rischio che siano commercializzati prodotti fortemente adulterati e manipolati attraverso l’aggiunta di additivi o imbottigliati in maniera fraudolenta. Ci sono varie forme di truffe possibili: in particolare, nella parte alta della filiera, sono messe in atto dai frantoi attraverso la lavorazione di olive provenienti dall’estero che vengono commercializzate come prodotto italiano (anche se il fenomeno è stato ridimensionato con l’introduzione del registro SIAN – Sistema informativo agricolo nazionale – da rafforzare ulteriormente e da estendere anche a livello europeo); ovvero avvengono nella fase industriale, con la commercializzazione come olio extravergine di olio deodorato (proveniente in particolare dalla Spagna) oppure di olio di soia. C’è poi anche il fenomeno della miscelazione impropria fra l’olio extravergine e olio di categoria diversa (quindi olio di oliva vergine e di sansa di oliva) con successiva commercializzazione come olio extraavergine. Accanto ai profili sanitari, per i rischi sulla salute del consumatore (come nel caso delle inchieste The Good of Italy e Aliud pro olio), ci sono gli aspetti di natura commerciale, che danneggiano economicamente il consumatore ed il produttore onesto.
Le inchieste giudiziarie. I controlli a tappeto effettuati dalle diverse forze di polizia evidenziano il forte interesse della criminalità organizzata (ed anche dei piccoli frodatori) a mettere in atto attività illecite in un settore così importante come quello degli olii di oliva, al fine di ricavare facili ed ingenti guadagni. Le inchieste giudiziarie (come quelle denominate Arbequino e Fuente) hanno dato risultati molto rilevanti, in particolare nel campo della contraffazione dell’olio di oliva, con miscelazione di olive di diversa categoria merceologica e provenienza ed aggiunte di “deodorato”, una materia prima di scarsa qualità utilizzata sia per “addolcire” il prodotto finale che per aumentarne la quantità di volume e, quindi, abbassare il prezzo finale: sono state messe in atto processi di adulterazione molto sofisticati, rendendo le indagini particolarmente complesse e difficile l’accertamento delle frodi, in presenza di analisi “ufficiali” che non evidenziavano irregolarità. Sulla base delle risultanze di queste inchieste è stato contestato l’associazione per delinquere, ai sensi dell’art. 416 c.p., finalizzata alla frode in commercio.
Numerosi sono i casi di applicazione di misure preventive antimafia nei confronti di aziende agricole, come ad esempio, nell’operazione Eden (che ha portato al sequestro di beni appartenenti a Matteo Messina Denaro) e all’operazione Matrioska (nei confronti di soggetti appartenenti alla cosca ’ndranghetista Alvaro).
Le iniziative delle associazioni dei produttori. E’ amentata la consapevolezza degli operatori sull’importanza di contrastare le diverse forme di contraffazione. A tale riguardo Federolio ha riferito delle sollecitazioni rivolte ai propri associati di adottare, da un lato, un sistema di tracciabilità molto avanzato acquisendo la documentazione fino allo stato del frantoio (essendo molto onerosi arrivare fino allo stadio delle olive) che deve mettere a disposizione l’attestazione sulla provenienza delle olive; dall’altro un sistema di denominazione dei marchi che preservi da possibili fraintendimenti sulla origine del prodotto. Sono state dettate disposizioni restrittive anche per quanto riguarda la miscelazione degli olii e le analisi di conformità.
Le proposte di intervento. La legge n. 9 del 2013 rappresenta un momento importante nella lotta alle frodi e alla contraffazione ed i risultati lo dimostrano; però nel corso delle audizioni sono state avanzate critiche sulla mancata o inadeguata attuazione di alcune delle misure previste (ad esempio la pubblicazione periodica delle risultanze delle analisi, il diritto di accesso da parte delle pubbliche amministrazioni ai dati sull’origine dei prodotti utilizzati, i controlli delle amministrazioni comunali sulle vendite sottocosto etc.). Così come dovrebbe essere finalmente istituito il Registro unico dei controlli e della vigilanza sulle produzioni agroalimentari vigilate, per evitare inutili sovrapposizioni dei controlli effettuati dalle diverse amministrazioni, e potenziare così la tracciabilità ed il sistema dei controlli, in particolare durante il trasporto della merce, nel corso del quale può avvenire facilmente l’alterazione del prodotto.
Più in generale, nel corso delle audizioni è stata sottolineata l’esigenza di una riscrittura complessiva delle disposizioni in materia di contraffazione e frode in commercio (sintetizzate in questa scheda). Aldilà dell’inasprimento delle pene, servirebbero comunque misure interdittive con esecutività immediata, che costituiscono un deterrente molto efficace in questo settore, più della stessa sanzione penale; inoltre sarebbe utile aggredire il patrimonio delle imprese legate alla criminalità organizzata, utilizzando a tal fine le misure dettate dal decreto legislativo 231 del 2001. Sarebbe infine utile diffondere una maggior cultura all’interno della magistratura, attraverso specifiche attività formative, e realizzare una migliore organizzazione della giustizia su questo versante.
Relazione finale. Il 17 settembre 2015 la Commissione ha approvato un documento sulla contraffazione dell’olio di oliva (leggi questa scheda). L’Aula di Montecitorio ha avviato la discussione della relazione nella seduta del 29 marzo 2016; al termine sono state presentate alcune risoluzioni.
(ultimo aggiornamento 30 marzo 2016)