Premessa. Dopo una prima audizione del 10 novembre 2015, il 18 maggio 2017 la Commissione di inchiesta sul sistema di accoglienza ha nuovamente ascoltato il dott. Raffaele Cantone, che ha illustrato gli interventi effettuati dall’Autorità anticorruzione nel corso degli ultimi due anni con riferimento alle procedure di affidamento della gestione dei centri di accoglienza.
L’attività di verifica delle procedure adottate per alcuni centri di accoglienza. L’analisi concreta dei meccanismi di affidamento adottati per alcune strutture (sia esempi negativi, come il Cara di Mineo e il centro di Castelnuovo di Porto, ovvero best practice come il bando gestito dalla prefettura di Treviso) è servita ad individuare gli aspetti maggiormente critici riguardanti questo settore, facilitati talora dall’esigenza di dare una risposta immediata a situazioni emergenziali.
Per quanto riguarda la formulazione dei bandi di gara l’aspetto più rilevante è rappresentato dalla mancata divisione dell’appalto in più lotti, pur in presenza di una pluralità di attività eterogenee (lavori, servizi e forniture) che – unito al fatto che le strutture fanno talora capo al medesimo soggetto privato – riduce sensibilmente la concorrenza e favorisce la definizione di bandi “su misura”.
Un altro aspetto essenziale riguarda la mancanza o carenza dei controlli, a partire dall’assenza di verifiche puntuali, anche con ispezioni a sorpresa, sul fatto che le prestazioni siano effettivamente prestate (tipico è il caso del mancato controllo sul numero reale dei pasti erogati alle persone ospitate nelle strutture di accoglienza, dovuto all’assenza di un valido sistema di identificazione e rilevazione degli ingressi e delle uscite dei migranti). Il problema si pone sin dalla fase della verifica dei requisiti dei diversi soggetti, come nel caso dell’impiego dichiarato di soggetti disabili per lo svolgimento di alcune prestazioni: perciò le Linee Guida per l’affidamento di servizi a enti del terzo settore e alle cooperative sociali (gennaio 2016), nel ribadire la necessità di ricorrere a procedure ad evidenza pubblica per garantire il rispetto dei principi di parità di trattamento e trasparenza, prevedono l’obbligo per le stazioni appaltanti anche di far certificare alle imprese lo svolgimento effettivo di tali attività da parte di quelle determinate categorie di soggetti. Gli organismi del terzo settore svolgono una funzione essenziale anche nel comparto dell’accoglienza: ma occorre verificare l’esistenza di fenomeni di infiltrazione da parte della criminalità organizzata.
Il nuovo decreto del Governo. Il decreto ministeriale del 7 marzo 2017 (che va a sostituire lo schema di capitolato d’appalto approvato con decreto del 21 novembre 2008) dà indicazioni importanti per la fornitura di beni e servizi relativi alla gestione e al finanziamento delle strutture di accoglienza dei migranti.
Uno dei punti qualificanti è rappresentato dalla divisione in lotti per gli appalti più grandi: per i centri con più di 300 posti è prevista la possibilità di individuare quattro lotti, con differenze in relazione alle tipologie di attività (servizi; pasti; servizi di pulizia e igiene ambientale e beni). Anche per i centri di minore dimensione l’appalto si può suddividere per lotti dimensionali, individuati sulla base del numero massimo di migranti per struttura.
Il principale criterio di aggiudicazione dell’appalto è quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, (su cui vedi le Linee guida ANAC n. 2/2016) utile a valorizzare la componente qualitativa dell’offerta tecnica, nell’ambito di gare caratterizzate da servizi ad alta intensità di manodopera.
Numerose disposizioni riguardano le fasi del monitoraggio e della vigilanza e controllo, per le quali il dott. Cantone sottolinea l’importanza del ruolo delle prefetture, adeguatamente potenziate.
Considerazioni finali. Lo svolgimento di gare assume una particolare rilevanza al fine di evitare fenomeni di corruzione o di spreco di risorse, anche nel caso di centri di dimensioni ridotte: in tali casi si può far ricorso a contratti-quadro in base ai quali i vincitori dell’appalto potrebbero ricorrere ad operatori qualificati in specifici settori (ad esempio fornitura dei pasti, attività di pulizia e le attività di mediazione sociale). Molto importante sarebbe in ogni caso quello di mettere a disposizione immobili di proprietà dell’Amministrazione o del demanio, per attuare una separazione tra la struttura e la gestione del servizio, ed anche per evitare che la situazione in futuro sia difficilmente modificabile.
Essenziale è l’effettuazione di controlli antimafia, per i quali andrebbero adottati opportuni accorgimenti perché alcune prefetture non sono attrezzate per tali adempimenti, particolarmente complessi nel caso delle cooperative; estremamente utile sarebbe l’estensione del meccanismo delle white list, che consentono una verifica preventiva; ed opportuna appare anche l’introduzione nei patti di legalità di una clausola che consenta la rescissione anche nel caso di provvedimenti cautelari riguardanti fatti corruttivi e reati analoghi.
Per ulteriori approfondimenti vedi anche il testo pubblicato sul sito dell’Autorità anticorruzione