Premessa. Il 3 agosto 2017 la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ha approvato all’unanimità la relazione intermedia sull’attività svolta nel periodo 9 settembre 2014 – 30 giugno 2017 (Doc XXIII, n. 27).

Tale relazione si pone in linea con la sempre più marcata esigenza di valutazione retroattiva dell’operato delle istituzioni pubbliche, e costituisce, perciò, un tentativo di rendere più chiaro il significato della missione pubblica e più evidenti i suoi risultati concreti. Stante tuttavia la natura precipua dell’organo in questione, il regime di riservatezza a cui sono sottoposti molti suoi atti e la delicatezza intrinseca delle principali indagini condotte – si sottolinea nella stessa relazione – questo modello di analisi ha assunto un carattere inedito e necessariamente sperimentale.

I principali filoni di indagine della Commissione. All’inizio della XVII legislatura, seguendo un collaudato metodo di lavoro, l’Ufficio di presidenza ha stabilito di ripartire l’inchiesta tra approfondimenti a carattere territoriale, articolando e concentrando le indagini su specifiche regioni, e approfondimenti a carattere tematico (per un quadro generale dell’attività della Commissione clicca qui).

Approfondimenti a carattere tematico. Una larga parte del lavoro svolto è stato dedicato al tema particolarmente complesso delle bonifiche nei principali siti di interesse nazionale (SIN), soprattutto alla luce del fatto che gli elevati stanziamenti economici per ciascun singolo progetto di bonifica hanno talora attratto l’interesse della criminalità. Il lavoro della Commissione sui SIN ha interessato, tra gli altri, quelli di Bussi sul Tirino (Abruzzo), Casale Monferrato (Piemonte), Cengio-Saliceto e Cogoleto (Liguria), Porto Marghera (Veneto), Trieste e Grado e Marano (Friuli-Venezia Giulia), della Valle del Sacco (Lazio), Taranto, Brindisi, Manfredonia e Bari (Puglia), Piombino, Orbetello, Livorno e Massa (Toscana), Bagnoli e Napoli orientale (Campania), Crotone (Reggio Calabria) nonché Sesto San Giovanni, Pioltello e Rodano e Broni (Lombardia), presso i quali sono stati effettuati sopralluoghi e incontri con rappresentanti delle comunità locali e soggetti attuatori delle bonifiche.

Un ulteriore contributo molto importante e dettagliato è stato fornito per una vicenda tutt’ora aperta, che ha riguardato l’inquinamento delle acque di falda in una zona ampia del Veneto a causa della presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS).

Va poi senz’altro segnalata la desecretazione di alcuni documenti dei servizi segreti, che hanno consentito di rilevare traffici di rifiuti nucleari con il coinvolgimento di Taiwan e della Corea del Nord; vicende dalle quali è risultato che fosse italiano uno dei soggetti protagonisti di tali traffici. A partire da tale contesto sono stati avviati, in raccordo con la rappresentanza in Italia di Taiwan, una serie di contatti che hanno portato la Commissione a svolgere una missione di studio a Taipei (rel., pag. 100).

Una menzione particolare merita, infine, la recente iniziativa di svolgere un approfondimento sullo stato di attuazione della legge 22 maggio 2015, n. 68, in materia di delitti contro l’ambiente. Si è trattato, in sostanza, di una iniziativa a carattere sperimentale con la quale la Commissione, in raccordo con la competente struttura amministrativa della Camera dei deputati, ha dato corso alla verifica dell’attuazione di una legge, attività di cui si registrano pochissimi precedenti nelle attività parlamentari (rel., pag. 103).

Approfondimenti territoriali. Su tale fronte l’attività di inchiesta della Commissione si è svolta individuando una serie di regioni che, in considerazione della loro pregressa storia industriale, della particolare orografia, della carenza di iniziative volte alla risoluzione di situazione emergenziali o di criticità collegate alla gestione del ciclo dei rifiuti, nonché per la presenza sul territorio di interessi da parte della criminalità organizzata rispetto a tale businnes, sono state oggetto di particolare attenzione mediante lo svolgimento di missioni in loco, di audizioni di rappresentanti delle comunità locali presso le sedi prefettizie, di incontri informali con soggetti portatori di interessi o più semplicemente informati sui fatti oggetto di inchiesta. Le regioni oggetto di tale lavoro di approfondimento sono state: Basilicata, Campania, Lazio, Liguria, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto.

I riflessi sull’attività parlamentare e sul territorio. L’aspetto più qualificante dell’attività della Commissione, tuttavia, è rappresentato dalle iniziative assunte per la risoluzione di problematiche riscontrate nel corso dell’inchiesta, prevalentemente nel corso delle missioni. Se è vero infatti che la funzione istituzionale, stabilita dalla legge istitutiva, è quella di riferire al Parlamento l’esito delle inchieste mediante apposite relazioni, alla prova dei fatti è risultato che il mero interessamento della Commissione a una problematica, anche mediante semplici audizioni nel corso di una missione, generi quanto meno l’effetto di stimolare un’azione di controllo da parte degli organi a ciò preposti, con la conseguenza, in molti casi, di produrre una serie di effetti “a catena” che possono portare alla risoluzione del problema (rel., pag. 88).

Per dare un riscontro di questa funzione sono stati analizzati due tipi di risultati: l’impatto indiretto dell’azione svolta dalla Commissione sulle attività parlamentari; l’impatto indiretto sul territorio in termini di “moral suasion”, mediante riscontro indiretto con i soggetti destinatari dei provvedimenti intervenuti a seguito della missione parlamentare. Nella relazione si fa, in proposito, riferimento ad alcune specifiche vicende che appaiono particolarmente significative per la complessità e delicatezza delle tematiche trattate, nonché indicative degli effetti positivi che il lavoro svolto può avere in termini di risoluzione delle problematiche oggetto di indagine.

Con riguardo, infine, agli effetti prodotti sull’attività delle Camere, possono citarsi, tra i casi più rilevanti: una numerosa serie di risoluzioni, riguardanti, ad esempio, i lavori di bonifica del SIN di Venezia-Porto Marghera, e la gestione dei rifiuti radioattivi in Italia; lo stanziamento di 10 milioni di euro “per la messa in sicurezza e gestione dei rifiuti radioattivi in deposito nell’area ex Cemerad comune di Statte, provincia di Taranto”; l’attribuzione di 10 milioni di euro dei fondi destinati alla Terra dei fuochi per la bonifica dello stabilimento industriale Isochimica di Avellino, nonché il diritto agli ex lavoratori di questa al trattamento pensionistico; alcune interrogazioni a risposta immediata in Assemblea; e alcune interpellanze urgenti.

 

(a cura di Luca Fiordelmondo, Master APC dell’Università di Pisa)