Premessa. Il 20 dicembre 2017 la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ha approvato la relazione sul ciclo dei rifiuti di Roma Capitale e fenomeni illeciti nel territorio del Lazio (Doc XXIII, n. 32).

La complessità della situazione riguardante il ciclo dei rifiuti nella regione Lazio e a Roma si associa a vicende politico-amministrative e giudiziarie che hanno portato alla luce criticità derivanti da scelte compiute/omesse per diversi lustri, riguardanti soprattutto la Capitale. La scelta della Commissione è stata quella di portare all’attenzione del Parlamento, dei cittadini, dei soggetti pubblici e privati coinvolti, un quadro di sintesi, oggetto di questa relazione, che assume quale tema centrale la criticità del ciclo dei rifiuti di Roma.

La Commissione ha svolto una serie di audizioni con amministratori locali, rappresentanti istituzionali, esponenti delle Procure interessate per competenza territoriale e comitati di cittadini nel periodo che va dal luglio 2015 all’ottobre del 2017 (per un quadro generale delle audizioni svolte della Commissione clicca qui).

Il ciclo dei rifiuti di Roma: impiantistica insufficiente. Al centro delle conclusioni della Commissione vi è la situazione di Roma Capitale, in cui risulta essere dirimente la questione deficitaria legata all’impiantistica.

Nonostante la chiusura della discarica di Malagrotta risalga al 2013, non sono state trovate alternative valide in grado di sopperire alla sua assenza, causando la “destinazione itinerante” dei rifiuti della città, verso impianti esterni alla città e alla regione, e ampliando il rischio di condotte illecite. I limiti strutturali dell’impiantistica provocano eventi “ingovernabili” – cicliche emergenze di raccolta rifiuti nella città – a fronte di altri eventi assolutamente prevedibili, come la temporanea chiusura di un impianto per manutenzione. Gli impianti TMB (Trattamento Meccanico Biologico) di Roma presentano infatti “cronici problemi” di funzionalità.

L’aumento dei costi. “Manca un’impiantistica per il compostaggio e anche in questo caso Roma Capitale avvia tuttora rilevanti quantità di materia fuori regione, con aumento esponenziale di costi e impatto ambientale – evidenzia la Commissione – Sino ad oggi il sistema ha retto tra molte difficoltà, con l’aiuto indispensabile di impianti localizzati fuori Roma, con viaggi di centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti verso il resto della regione Lazio, verso altre regioni, verso l’estero. Il ridimensionamento, per ragioni materiali o giuridiche, di uno di questi ausili produrrebbe, di riflesso, l’impossibilità della stessa regolare raccolta dei rifiuti a Roma”.

Questo scenario, strettamente collegato alla mancata attuazione di progetti innovativi, ha causato un aumento dei costi di gestione del ciclo di rifiuti e del trattamento di rifiuti indifferenziati destinati fuori regione, con conseguente aumento dei costi riversati sui cittadini. Non solo: la mancata definizione giuridica dei rapporti con i privati, utilizzati nelle numerose “fasi emergenziali” degli ultimi anni, è causa di ulteriori esborsi.

Cooperazione Roma Capitale – Regione Lazio. Fondamentale secondo la Commissione è la convergenza di interessi tra Roma e la Regione Lazio. Essendo stata raggiunta un’autosufficienza a livello regionale, il problema “si incentra” sulla Capitale, per la quale saranno necessarie azioni comuni per il raggiungimento degli obiettivi di prevenzione. Non solo sul fronte dell’aumento della raccolta differenziata, poichè già oggi la Capitale si colloca “in una fascia elevata” nel confronto su altre esperienze europee, ma soprattutto in un piano condiviso che elimini le fragilità di un ciclo dei rifiuti – quello romano – privo di chiusura impiantistica.

“La questione di una corretta chiusura del ciclo dei rifiuti nella regione Lazio, con particolare riguardo all’impatto della produzione di rifiuti a Roma Capitale rimane dunque centrale, ponendosi la carenza progettuale e la mancata realizzazione di impianti come precondizione per vicende illecite in campo ambientale ma anche per condizionamenti impropri delle politiche pubbliche da parte di soggetti privati”.

Fenomeni illeciti. Nelle “debolezze” del ciclo dei rifiuti si innestano inevitabilmente dei fenomeni illeciti: rovistaggio, roghi di rifiuti, filiere improprie dell’autodemolizione, abbandono di rifiuti di origine edilizia, degrado ambientale che interessa i campi nomadi, incendi di rifiuti.

Impatto ambientale. Sebbene sul territorio di Roma Capitale non vi siano grandi strutture produttive ad alto impatto inquinante, vengono evidenziati alcuni illeciti di natura ambientale, collegati alla gestione dei rifiuti, che impattano soprattutto sul degrado urbano, peggiorando la qualità della vita dei cittadini. La Commissione segnala da questo punto di vista un forte clima di sfiducia da parte dei comitati locali, causati dall’assenza di un quadro programmatico, che sfocia in una diffusa sensazione di inerzia imputata alle autorità pubbliche. Su Malagrotta, ad esempio, le risultanze in ambito giurisdizionale amministrativo e penale “denunciano un inquinamento persistente”.

Sul resto del territorio regionale si sottolinea una “diffusa inefficienza degli impianti di depurazione comunali, spesso connessa all’assenza o alla inadeguatezza delle reti fognarie, alla mancanza di manutenzione e controlli da parte degli enti competenti, nonché la rilevante quantità di discariche abusive tuttora esistenti, connesse con il diffuso fenomeno dell’abbandono illegale di rifiuti, che producono un altrettanto rilevante numero di bonifiche non attuate; laddove poi gli illeciti sversamenti sono di maggiore impatto, la possibilità di bonifica sconta i limiti economico-organizzativi dei comuni”.

La criminalità organizzata. Alcune inchieste della magistratura segnalano “il manifestato interesse di organizzazioni criminali per la gestione di alcuni segmenti del ciclo dei rifiuti a Roma e nel Lazio, nonché la rilevanza di illeciti ambientali che trovano il loro centro nella gestione della discarica di Malagrotta e nella ramificazione di strutture e interessi che da quella realtà si diramano”. In merito alla presenza di illeciti nel Basso Lazio, la Commissione lega tali situazioni alla storica presenza di organizzazioni dedite alla criminalità ambientale, in un territorio in cui è “ipotizzabile” da parte di realtà criminali l’offerta di “servizi ambientali illeciti” relativi al settore dell’edilizia e del movimento terra.

 

(a cura di Claudio Forleo, giornalista)