Premessa. La Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie ha approvato, nella seduta del 21 febbraio 2018, una relazione concernente l’uccisione del sindacalista Domenico Geraci, detto Mico, avvenuta la sera dell’8 ottobre 1998 nel comune di Caccamo (PA) (doc. XXIII, n. 43).

L’archiviazione del procedimento. Le indagini vennero inizialmente svolte dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Termini Imerese, territorialmente competente, che procedette contro ignoti, dubitando della matrice mafiosa del delitto. In seguito si fece strada l’ipotesi di un delitto riconducibile a Cosa nostra, e gli atti vennero dunque trasmessi alla direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Palermo che, in una prima fase, procedette anch’essa contro soggetti ignoti. Le sopraggiunte dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè, che era stato il capo del mandamento mafioso di Caccamo, consentirono di compiere un passo in avanti e di iscrivere il procedimento a carico di taluni indagati identificati. Nonostante siano state oggetto di intense indagini, le ipotesi avanzate da Giuffrè rimasero tuttavia prive di riscontri dirimenti. Il procedimento penale n. 11089/02 RGNR venne, perciò, definito con un provvedimento di archiviazione il 3 giugno 2005 e l’omicidio di Mico Geraci rimase privo di colpevoli.

L’azione di impulso della Commissione. Come ribadito nella stessa relazione, non spetta alla Commissione accertare direttamente le responsabilità penali. Scopo dell’inchiesta parlamentare, però, può esser quello di contribuire alla raccolta di informazioni utili per concorrere alla ricerca della verità e della giustizia, per riportare l’attenzione su vicende di elevato valore simbolico, per rendere onore alle vittime di mafia e dar voce ai loro familiari. A partire dalla seduta del 16 luglio 2014, perciò, la Commissione di inchiesta sulle mafie ha convenuto sull’opportunità di procedere ad un proprio esame del delitto come fatto storico, come mero accadimento, potendo esso rivelare, nelle sue sfaccettature, particolari significativi. All’esito di un complesso studio, si è rilevato che il suddetto fatto storico, seppur a distanza di anni, è ancora in grado di fornire, su più versanti, alcune importanti indicazioni, ulteriori rispetto a quelle già vagliate. Tutte le riflessioni e i nuovi spunti investigativi individuati dalla Commissione sono stati trasfusi in un documento che contiene la rielaborazione dei fatti, la segnalazione di eventuali incongruenze e un elenco di specifiche attività che è ancora possibile compiere con il necessario ausilio di importanti strumenti investigativi a cui l’organo parlamentare non può fare ricorso in virtù della propria legge istitutiva. Tale documento verrà trasmesso alla direzione distrettuale antimafia di Palermo, con l’auspicio che possa costituire il quid novi che dia luogo alla riapertura delle indagini giudiziarie che possano finalmente far luce sulla morte del sindacalista e perseguire i responsabili.

 

(a cura di Luca Fiordelmondo, Master APC dell’Università di Pisa)