Premessa. La Commissione, nell’ambito degli approfondimenti della situazione dell’ordine pubblico e della presenza della criminalità organizzata in Calabria, svolti attraverso numerose missioni nel territorio calabro, ha approvato il 27 aprile 2016 una relazione sulla situazione degli uffici giudiziari (Doc. XXIII, n. 14).

La criminalità organizzata in Calabria. La relazione, sulla base delle risultanze delle indagini e dei procedimenti penali in corso, delinea un quadro preoccupante del forte radicamento dei gruppi criminali nella regione, e soprattutto della ‘ndrangheta, e della sua progressiva espansione in altre aree del Paese (in particolare Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto, Liguria) e anche all’estero, con una grandissima penetrazione in diversi settori economici, in aggiunta al controllo del traffico di stupefacenti. L’ndrangheta dimostra un grande capacità di infiltrazione nelle pubbliche amministrazioni al fine di ottenere in modo illecito appalti, come confermato dai numerosi decreti di scioglimento delle amministrazioni locali decisi dal Governo. E molto grave è anche il fenomeno degli atti di intimidazione ai danni degli amministratori locali.

Le proposte della Commissione antimafia. La relazione illustra in dettaglio gli ingenti carichi di lavoro degli uffici giudiziari di Reggio Calabria, Locri e Catanzaro, evidenziando le gravi carenze di organico sia dei magistrati che del personale amministrativo, ciò che impedisce strutturalmente un’efficace azione di contrasto della criminalità organizzata. Vanno inoltre considerati anche i problemi di ordine logistico di cui soffrono alcune strutture.

Le proposte della Commissione sono volte a garantire la presenza di un numero congruo di magistrati in forma stabile, in grado perciò di affinare le proprie capacità ed esperienze nella conoscenza dei fenomeni criminali del territorio calabrese, ed adeguatamente motivati. In questo quadro assumono rilevo non solo le procedure per la tempestiva copertura degli organici delle diverse sedi (debitamente ampliati anche al fine di riequilibrare il rapporto con i pubblici ministeri della procura distrettuale in linea con i tribunali di Roma, Milano, Napoli e Lecce) ma anche il ripristino di quegli incentivi ai magistrati che accettino il trasferimento in Calabria per un periodo di almeno 5 anni, con successivo canale preferenziale per il trasferimento ad altra sede.

La relazione critica infine fortemente l’ipotesi di soppressione della corte di appello di Reggio Calabria, dove risulta concentrata metà degli affiliati alle organizzazioni criminali e che avrebbe come conseguenza la soppressione della procura distrettuale di Reggio Calabria, della sezione Gip-Gup, della sezione distrettuale per il riesame del tribunale di Reggio Calabria e del tribunale per i minorenni, con conseguente assorbimento delle competenze da parte della procura della Repubblica e del tribunale di Catanzaro, uffici già in grave affanno per la gestione dei provvedimenti del proprio territorio.