La Commissione Antimafia, nell’ambito degli approfondimenti sulle problematiche relative alla verifica sulle liste elettorali per le prossime elezioni amministrative, oggetto di una specifica relazione della Commissione, ha svolto il 25 maggio 2016 un’audizione con i componenti della commissione elettorale circondariale di Roma e con il prefetto di Caserta per esaminare l’attività svolta con riguardo alle province di Roma e Caserta. L’11 ottobre 2017 sono stati ascoltati (seduta segretata) il Prefetto di Vibo Valentia Guido Nicolò Longo (con riferimento al comune di Nardodipace) e il Presidente della Commissione elettorale circondariale di Roma, Enza Caporale (con riguardo al Municipio di Ostia). Qui di seguito sono sintetizzati i contenuti principali delle audizioni con riferimento agli stenografici disponibili.
Le operazioni di verifica sono risultate molto complesse; in particolare, per quanto riguarda Roma, va considerato l’elevatissimo numero di candidati, essendo previste le elezioni anche dei Municipi di Roma capitale; per Caserta, in ragione del fatto che le elezioni riguardano diversi comuni “monitorati” da commissioni di accesso per possibili infiltrazioni della criminalità organizzata (come Roccamonfina, Orta di Atella, Villa di Briano; nel caso di Trentola Ducenta è stato decretato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose) e da altre Amministrazioni attualmente commissariate ai sensi del testo unico sugli enti locali. Per quanto riguarda Villa di Briano l’audizione si è svolta in seduta segreta.
Grazie ad un notevole sforzo organizzativo (e alla collaborazione fornita dalle procure della repubblica di Roma, Santa Maria Capua Vetere e Aversa-Napoli nord, i cui uffici sono stati appositamente aperti anche nei giorni prefestivi e festivi), è stato possibile effettuare una verifica di una quota consistente delle autocertificazioni, permettendo di accertare 3 casi di incandidabilità a Roma e 19 casi a Caserta, con conseguente trasmissione degli atti alla procura della repubblica per il reato di falsa attestazione.
L’esperienza concreta ha evidenziato la necessità di ampliare i tempi di verifica, attualmente troppo limitati (solo 36 ore, in pratica), anche attraverso una distinzione tra i comuni di maggiori dimensioni e quelli più piccoli (nei quali l’attività di verifica è ovviamente molto più semplice); non risulta invece utile prevedere l’obbligo di presentazione del certificato penale, in quanto la richiesta al casellario giudiziario andrebbe comunque effettuata, poiché anche nei casi di non menzione scatterebbe comunque l’incandidabilità.
E’ stato altresì affrontata il tema dell’interpretazione della legge per quanto riguarda l’applicabilità della disciplina sulla incandidabilità anche per i reati con una pena pari “non inferiore” a due anni.