Premessa. La Commissione di inchiesta parlamentare ha ascoltato il 20 maggio 2015 il direttore della Direzione investigativa antimafia, che ha fornito ulteriori elementi, rispetto a quelli esposti nella presentazione dell’ultima relazione semestrale, sull’evoluzione delle organizzazioni criminali e sull’attività di contrasto svolta dalla Direzione investigativa antimafia, quale struttura volta a realizzare un’attività integrata di investigazione da parte delle tre forze di polizia.

Quadro generale. Gli studi più recenti indicano in 15,5 miliardi di euro l’incidenza del sistema criminale sul prodotto interno lordo, pari all’1 per cento complessivo. Ed è preoccupante anche la stima dell’impatto negativo della presenza delle organizzazioni criminali, che scoraggia investimenti stranieri nella misura di 16 miliardi di euro nel periodo 2006-2012.

Si assiste ad un’accentuata espansione della criminalità organizzata nelle aree maggiormente sviluppate, come confermato anche dai dati sui provvedimenti interdittivi antimafia che interessano quasi totalmente imprese delle regioni del nord Italia (Lombardia, Emilia, Piemonte e Veneto), i cui titolari sono legati per vincoli parentali e relazioni d’affare con persone e imprese del meridione; spesso il mafioso si associa ad un altro imprenditore (con quest’ultimo che cerca l’appoggio della mafia), attraverso l’interposizione di un prestanome oppure realizzando  accordi verbali (ciò che complica l’accertamento in sede giudiziaria). In parallelo, c’è una continua evoluzione dell’”impresa mafiosa”, che si caratterizza come una vera e propria holding, in grado di gestire i più disparati target economici.

Come evidenziato anche dalle indagini giudiziarie, la criminalità organizzata utilizza la corruzione, in taluni casi sommando tale strumento a quelli classici della intimidazione e della violenza.

i singoli fenomeni mafiosi. Cosa nostra continua a mantenere un forte carattere unitario, a carattere rigidamente verticistico (la figura più rappresentativa continua ad essere quella di Messina Denaro), mentre  ’ndrangheta e soprattutto camorra si presentano con una struttura orizzontale, ove vengono in evidenza soprattutto i rapporti familiari, con frequenti guerre tra i diversi clan.

Più in particolare, le consorterie siciliane privilegiano la strategia della cosiddetta “sommersione”, mentre c’è una frangia di Cosa nostra che punta ad una saldatura tra mafia, politica e imprenditoria al fine di incidere sui processi decisionali. Le attività più redditizie sono ancora quelle del narcotraffico e del racket delle estorsioni. Il riciclaggio avviene con complesse operazioni di ingegneria contabile, interposizioni di prestanome, trasferimento di disponibilità all’estero, triangolazioni bancarie etc.: proprio per questo lo Stato deve dotarsi di strumenti di indagine sempre più sofisticati, anche attraverso il pieno utilizzo delle nuove tecnologie, e di personale sempre più qualificato.

Per quanto riguarda l’ndrangheta, essa si dimostra capace di controllare interi settori merceologici (ed anche il gioco clandestino) e di incidere in profondità sulle istituzioni pubbliche, come evidenziato anche dai numerosi casi di scioglimento delle amministrazioni locali: le organizzazioni criminali sono in grado di condizionare le gare di appalto.

La camorra continua ad imporre un prelievo di tangenti presso esercizi commerciali e imprese ed è anch’essa in grado di infiltrarsi nei comuni (in particolare nella provincia di Caserta). Tra le attività illegali riveste una particolare importanza quelle del traffico dei rifiuti e dei prodotti contraffatti.

Strategie di contrasto. Come detto, le organizzazioni criminali utilizzano la strategia della “sommersione” al fine di camuffare la propria presenza. Proprio per questo è essenziale convogliare gli sforzi sul momento nel quale esse sono costrette ad “emergere” per reinvestire i proventi delle attività illecite anche nell’economia legale e sull’aggressione dei patrimoni illeciti.

Un aspetto importante è quello dell’attività di prevenzione e repressione dei tentativi di infiltrazione negli appalti pubblici, a partire dal settore delle costruzioni. Nel 2014 sono stati svolti 232 accessi ispettivi ai cantieri, controllate 6.449 persone, 3.756 mezzi e 1.766 persone giuridiche; le imprese monitorate sono state 3.477, per un totale di 28.096 persone. L’attività di accesso si rivelamolto importante, anche con riguardo all’Expo, perché consente di  individuare i casi di subappalto e capire chi effettivamente sta eseguendo i lavori. Parallelamente si è perfezionata l’attività di rilascio della documentazione antimafia e quella relativa alla definizione delle c.d. white list prefettizie: solo da parte della prefettura di Milano sono state emanate 104 misure interdittive antimafia (nel 60 per cento riguardanti imprese interessate al movimento terra).  Sulle misure interdittive sono peraltro emerse posizioni contrastanti nella giurisprudenza di Tar e Consiglio di Stato che vanno senz’altro risolte.

E’ stata potenziata anche l’attività di prevenzione del riciclaggio: si è passati da 5.000-6.000 segnalazioni all’anno a 98.000 segnalazioni nel 2014, con successiva analisi volta ad individuare i casi più significativi sui quali la Procura nazionale antimafia dovrà svolgere le sue indagini.

Per quanto riguarda l’aggressione dei patrimoni delle organizzazioni criminali (i sequestri ammontano complessivamente a circa 3,5 miliardi di euro), aspetti cruciali sono quelli della velocità di esecuzione del provvedimento e della qualità dell’istruttoria svolta (nel 2014 su 94 proposte di misure di prevenzione solo quattro sono state respinte dai tribunali). L’attenzione si concentra anche sulla c.d “area grigia”, cioè dei soggetti contigui o serventi nei confronti delle organizzazioni criminali, come nel caso dei recenti provvedimenti emessi dai tribunali di Palermo e di Trapani nei confronti di Giuseppe Acanto e di Calcedonio Di Giovanni.

Il Direttore della Dia sottolinea la particolare rilevanza della cooperazione internazionale per contrastare organizzazioni criminali caratterizzate proprio dalla loro transnazionalità. In tale quadro merita una particolare citazione il progetto ON (Antimafia operational network), che consente di sviluppare una rete, non soltanto informatica o informativa, finalizzata a favorire il dialogo tra gli operatori, superando anche le difficoltà poste dai diversi sistemi normativi esistenti a livello europeo.

Il miglioramento della legislazione.  In questa legislatura sono stati approvati provvedimenti molto importanti (sul reato di autoriciclaggio, sulla corruzione, sul falso in bilancio) e ci sono progetti di legge in discussione che contengono disposizioni assai utili per contrastare le organizzazioni criminali (ad esempio in materia di confisca dei beni e di misure di prevenzione, di allungamento dei termini di prescrizione  e di revisione organica del Codice antimafia).  E va continuata l’azione a livello comunitario per evitare l’introduzione di misure che possono in qualche modo agevolare  la criminalità organizzata.

(17 giugno 2015)