Premessa. La Commissione antimafia ha dedicato la seduta del 16 settembre 2015 all’audizione del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti. Qui di seguito sono sintetizzati gli aspetti più rilevanti. Per i contenuti della successiva audizione del 2 marzo 2016 clicca qui. La Commissione ha audito il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo anche il 9 novembre 2016, con riferimento alle risultanze delle missioni svolte in Canada dalla Commissione e dal Procuratore nazionale antimafia.
Quadro generale sulla presenza delle organizzazioni criminali. Il procuratore antimafia sottolinea che la camorra e le altre mafie sono ancor oggi profondamente radicate nelle regioni meridionali e anzi hanno via via esteso la loro capacità di influenza nelle regioni centro settentrionali ed anche all’estero. E’ pertanto corretto parlare di tali organizzazioni criminali come “parte integrante” e di “elemento costitutivo” della società che li circonda: gli importanti risultati ottenuti con le indagini giudiziarie ed il sequestro di beni alla criminalità organizzata (pur con tutte le carenze riscontrate nell’attività di riutilizzo sociale di tali beni) non sono infatti stati sufficienti a limitare la straordinaria capacità delle mafie di infiltrarsi nelle amministrazioni pubbliche e realizzare “affari”: le mafie rappresentano tuttora un grande problema sociale (la manovalanza è sempre più reclutata nelle sacche di disperazione e di emarginazione: è molto significativo il ricorso sistematico ai minorenni da parte della camorra a Napoli, in sostituzione dei maggiorenni oggetto di provvedimenti giudiziari), oltre che un problema politico, economico e, naturalmente, criminale, che perciò va affrontato non con logiche emergenziali ma con un approccio integrato che affianchi al controllo del territorio delle forze di polizia e investigative e alle misure di prevenzione patrimoniale un serio contrasto delle diverse forme di illegalità, dalla corruzione, all’evasione fiscale ai reati ambientali (per questi ultimi appare molto positiva l’approvazione della nuova normativa in materia) ed interventi atti a promuovere lo sviluppo economico nelle aree più depresse e a fornire alle istituzioni locali le risorse necessarie.
Le mafie “silenti”. La corruzione è divenuta lo strumento principe per l’infiltrazione delle organizzazioni criminali nelle istituzioni e nelle imprese, affiancandosi all’intimidazione mafiosa. Le più recenti pronunce della Cassazione (“l’integrazione della fattispecie di associazione di tipo mafioso implica che un sodalizio criminale sia in grado di sprigionare, per il solo fatto della sua esistenza, una capacità di intimidazione non soltanto potenziale, ma attuale, effettiva e obiettivamente riscontrabile, capace di piegare ai propri fini la volontà di quanti vengano a contatto con i suoi componenti”) confermano l’applicabilità dell’articolo 416-bis alle organizzazioni mafiose silenti, in territori diversi da quelli di origine: le cosche utilizzano la capacità di intimidazione derivante dalla loro presenza nel territorio per ricavarne vantaggi economici e radicarsi nella società.
L’azione della procura nazionale antimafia. La procura sta svolgendo un importantissimo lavoro anche di contrasto del terrorismo, dei traffici illegali di migranti e del riciclaggio, in coordinamento con i responsabili degli organismi che operano negli altri Paesi. Uno strumento essenziale per l’attività della procura è rappresentato dal nuovo sistema informativo della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, che garantisce un quadro aggiornato di informazioni utili per il coordinamento delle indagini.
Le proposte di intervento legislativo. Il procuratore sottolinea l’esigenza di una revisione del quadro normativo, a partire dall’adozione di misure volte ad affermare la centralità al giudizio di primo grado e a limitare il ricorso in Cassazione, ciò che determinerebbe anche un incremento del ricorso ai procedimenti speciali, oggi poco utilizzati.
Per quanto riguarda il provvedimento di riforma del processo penale (AC 2798), attualmente all’esame delle Camere, si dichiara decisamente contrario alle disposizioni volte a rendere meno rigorosa la disciplina sui benefici penitenziari per i soggetti mafiosi responsabili di gravi reati.
Un altro aspetto su cui è urgente intervenire è quello delle informazioni antimafia; l’attuale sistema (art. 85 del Codice antimafia e art. 36 del codice degli appalti) permette infatti alle imprese che partecipano a consorzi con una quota ridotta di sfuggire all’obbligo di presentare documentazione antimafia in caso di appalto.
Altre modifiche sono state sollecitate con riferimento ai collaboratori di giustizia (che tuttora svolgono un ruolo essenziale, come avvenuto recentemente anche nelle indagini sulla tratta di esseri umani), ai testimoni di giustizia (già oggetto di un documento della commissione antimafia), alla cancellazioni delle iscrizioni nel casellario giudiziario per le persone che hanno compiuto ottant’anni ed ai poteri del procuratore nazionale antimafia in ordine sia alle proposte di misure di prevenzione patrimoniale sia all’autorizzazione dei colloqui investigativi dei servizi di intelligence con i presunti terroristi detenuti.
(ultimo aggiornamento 10 novembre 2016)