Premessa. Il 14 gennaio 2016 la Commissione di inchiesta antimafia ha ascoltato il sindaco di Catania, Enzo Bianco, in merito alle vicende riportate da alcuni organi di informazione, relative a conversazioni telefoniche intercorse nel 2013 tra il Sindaco e il direttore-editore del quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio. Ciancio all’epoca era sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa, indagine conclusa con il proscioglimento dell’editore, decretato dal GUP di Catania lo scorso 21 dicembre. L’audizione era stata richiesta dallo stesso Bianco con una lettera indirizzata alla Commissione Antimafia il 30 novembre, a seguito della divulgazione sugli organi di stampa delle intercettazioni telefoniche sopra citate. Successivamente (seduta dell’11 ottobre 2016) è stato ascoltato il Prefetto di Catania (seduta in parte segretata).

Il Piano Urbanistico di Catania Sud. Il Sindaco si è soffermato sulla questione legata al PUA (Piano Urbanistico Attuativo) della variante di Catania Sud, oggetto di parte della conversazione dell’aprile 2013 tra Bianco, all’epoca in campagna elettorale per le Comunali, e Ciancio.

Il Sindaco ricorda che durante uno dei suoi 4 mandati alla guida di Catania, precisamente nel periodo 1997-1999, venne approvato un Patto territoriale europeo allo scopo di valorizzare la zona sud della città. Successivamente, nel 1998, l’Amministrazione ideò un PUA relativo ad una zona ancora più a sud, dalla Playa all’oasi del Simeto, che il Sindaco definisce di rispetto urbanistico e di grande valore ambientale, allo scopo di valorizzarla dal punto di vista turistico. L’Amministrazione Bianco realizzò le linee guida, ma il progetto venne completato dall’amministrazione Scapagnini, dopo che il Sindaco lasciò la guida della città chiamato a Roma per incarichi di governo come Ministro dell’Interno.

Il Sindaco sostiene che il PUA approvato nel 2002 fosse “significativamente diverso” da quanto pensato dalla sua Amministrazione, interessando un’area di 170mila metri cubi, 40mila in più rispetto alla sua idea originale. Il Piano, una volta superati alcuni problemi dovuti a vincoli aeronautici (nelle vicinanze sorge l’aeroporto), venne ripreso dall’amministrazione Stancanelli, che lo ha approvato prima di concludere il suo mandato nel 2013.

Il Sindaco rivendica un atteggiamento coerente di fronte al PUA, di averlo sempre sostenuto ma di essersi opposto a varianti che andavano a incidere sull’impatto ambientale delle opere, tanto che i consiglieri comunali della sua area politica si erano astenuti al momento del voto finale in Consiglio Comunale. L’iter amministrativo è stato completato con la nuova amministrazione guidata da Bianco, che ha raccolto le osservazioni delle associazioni ambientali (Legambiente e Comitato No Pua) girandole al CRU, Comitato Regionale per l’Urbanistica, cui spetta un parere definitivo per dare il via all’attuazione del Piano. Osservazioni che sono state parzialmente accolte dal CRU. Alcuni proprietari di aree interessate al PUA hanno presentato ricorso amministrativo a seguito delle modifiche, chiedendone l’annullamento.

I rapporti con l’editore Ciancio. Il Sindaco ha accennato alla telefonata con Ciancio del 18 aprile 2013, il giorno prima il Consiglio Comunale aveva approvato il PUA, sostenendo di averlo chiamato per sincerarsi del fatto che il quotidiano La Sicilia seguisse l’apertura ufficiale della sua campagna elettorale in vista delle Comunali. Durante la conversazione il direttore – editore si è espresso con soddisfazione in merito all’approvazione del PUA. E ha citato il nome del consigliere D’Agata, astenutosi durante il voto sul PUA, che sarà poi nominato assessore da Bianco dopo la vittoria delle Comunali.

Sollecitato dalle domande, Bianco ha affrontato la questione legata a Stella Polare srl, società che ha presentato il progetto per la realizzazione del PUA, fondata da soggetti che hanno avuto in passato rapporti con imprenditori condannati per reati di mafia. La Stella Polare ha inoltre acquistato alcuni dei terreni su cui si attuerà il PUA proprio da Ciancio, sulla cui indagine per concorso esterno (diffusa dalla stampa nel 2010) il Sindaco si è detto ignaro all’epoca della telefonata del 2013. Bianco ammette di non avere idea da dove arrivino i fondi di investimento necessari per la realizzazione del Piano e di avere allertato sulla questione, in più di un’occasione, la Prefettura di Catania, chiedendole di stilare un Protocollo di Legalità sui soggetti coinvolti nell’attuazione del PUA e sulla provenienza dei fondi. In merito agli interessi dell’editore Ciancio e di Stella Polare, il Sindaco sottolinea che sono gli stessi che hanno presentato ricorso amministrativo alle modifiche accolte dal CRU e sostenute dalla sua Amministrazione.

La situazione generale della provincia di Catania. Il Prefetto ha fornito un quadro complessivo delle principali cosche mafiose presenti nella provincia di Catania: in particolare desta preoccupazione la situazione dei comuni di Paternò, Palagonia e Biancavilla, tutti nelle vicinanze del Cara di Mineo, la cui gestione è “normalizzata” grazie all’assunzione diretta di responsabilità da parte del Ministero e l’amministrazione giudiziaria cui sono soggette alcune cooperative che prima gestivano il Centro, anche se permangono i problemi legati al flusso continuo di immigrati, con particolare riferimento ai minori non accompagnati.

Il Prefetto riferisce inoltre dell’intensa attività per la prevenzione dei fenomeni di infiltrazioni nell’economia svolta dalla prefettura, che ha condotto tra l’altro all’interdittiva antimafia nei confronti della Tecnis, importantissima impresa di costruzioni – ora soggetta ad amministrazione controllata – e di una trentina di società ad essa collegate. Altri commissariamenti riguardano aziende che gestiscono appalti nel settore dei rifiuti, come per il comune di Catania e la discarica di Motta Sant’Anastasia, la più grande della Sicilia.

Il tema delle infiltrazioni mafiose. Nel corso della prima audizione era stato affrontato anche il delicatissimo tema delle possibili infiltrazioni mafiose nel consiglio comunale di Catania, oggetto di una relazione della Commissione antimafia della regione Sicilia, che ha chiesto alla Commissione parlamentare di indagare sui rapporti tra alcuni consiglieri comunali (ed un Presidente di circoscrizione) con esponenti della criminalità organizzata al fine di raccogliere voti di preferenza. Su questo argomento ha presentato ulteriori elementi il Prefetto di Catania, in base ai quali per numerosi consiglieri comunali e circoscrizionali (tra cui il Presidente del consiglio comunale) sono emersi rapporti di parentela e di frequentazione con esponenti della criminalità organizzata.

Il Prefetto precisa che tutti i consiglieri interessati dalle indagini – appartenenti sia alla maggioranza che all’opposizione – non fanno parte della giunta e che non sono emersi elementi ulteriori atti a giustificare l’istituzione di una commissione di accesso ex art. 143 del testo unico sugli enti locali: in tal senso si è espresso anche il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Nel corso del successivo dibattito, alcuni membri della Commissione antimafia hanno invece sottolineato che gli elementi forniti dal Prefetto e le risultanze di una serie di altre indagini che hanno riguardato appalti, concessioni ed autorizzazioni ben potrebbero legittimare l’istituzione di una commissione di accesso, che non è finalizzata allo scioglimento dell’ente ma è appunto volta ad effettuare un’analisi approfondita delle delibere assunte dall’Amministrazione per verificare l’esistenza di possibili e concreti condizionamenti da parte della criminalità organizzata, a partire ad esempio dalla definizione del Piano urbanistico; in particolare la commissione dovrebbe indagare sulla circoscrizione di Librino, dove le cosche mafiose risultano molto radicate. Analoga verifica potrebbe essere utilmente effettuata per appurare le responsabilità delle Amministrazioni locali coinvolte nella precedente gestione del Cara di Mineo.

 

(ultimo aggiornamento: 24 ottobre 2016)

(a cura di Claudio Forleo, giornalista)